28 ottobre 2011

cultura e istinto: logica e analogia in astrologia (3^ parte)

leggi la prima e la seconda parte:
1)http://alramiastrologo.blogspot.com/2011/10/pensiero-logico-e-analogico-in.html
2)http://alramiastrologo.blogspot.com/2011/10/logica-e-analogia-in-astrologia-2-parte.html

domanda: Quanta importanza attribuire al pensiero analogico in astrologia?
Possiamo attraverso il pensiero analogico fare alcune scoperte astrologiche?
Oppure dopo aver fatto una scoperta possiamo trovare una spiegazione con l'analogia?





Ariel: Il punto è esattamente lo stesso. (si riferisce all'articolo precedente NDA)
Io non parlo di mito in senso culturale. Che il mito o racconto sia diverso a seconda delle coordinate spazio-temporali è assodato e l'antropologia non esisterebbe.In questo senso certamente che il mito è rivalutazione in chiave culturale dell'archetipo. In antropologia di solito si parla di concetto contenitore come ad esempio quello classico della madre/origine.Il Mito di cui parlo io in cui risiede il concetto analogico è la materia primordiale, l'iperuranio di Platone, l'assoluto che si è diviso nelle mille varianti in cui l'uomo è stato in grado di manifestarsi.Qui nasce il simbolo come giustamente hai detto anche prima.Io cerco di andare ancora più indietro usando l'analogia per arrivare al gradino da cui tutto inizia.Perchè le simbologie sono molto diverse per tutti quanti ma ci sono istinti irrazionali simili per tutti e tramite le analogie si può comprendere molto del sostrato e dell'inconscio.La logica varia da cultura a cultura perchè la logica appartiene al tempo che la vive. Ogni azione ha valore solo se ristretta nel suo campo culturale.Ecco perchè non è applicabile all'inconscio che assurge dal Mito.Perchè la logica ha senso solo quando parliamo di quella data persona che agisce e si muove in quella data cultura e in quel momento spazio temporale.Ti faccio un esempio per rendere chiaro il mio concetto:Una persona al semaforo rosso si ferma e attende il suo turno.E' una regola logica che fa parte del buon vivere cittadino. E' una regola che nel 600 non avrebbe avuto nessuna valenza dato che le auto non esistevano (anche se il traffico cittadino c'era comunque).Oggi giorno invece tutti sanno che con il rosso ti devi fermare con il verde puoi passare tanto che se io voglio ad esempio creare una locandina per dire contro la droga, potrei usare come simbolo il semaforo rosso per indicare ai giovani: Stop.Razionalmente sto facendo uso di simboli logici che nella mia vita quotidiana hanno una gamma di significati accettati e condivisi.Ma mettiamo che io con il mio bel cartello possa tornare indietro nel tempo fino agli indios che per motivi terapeutici e non facevano largo uso di sostanze stupefacenti.Al di la del fatto che per loro la droga non era un male ma un bene, di certo non capirebbero la mia locandina con il semaforo rosso.Il mio simbolo logico è privo di senso perchè le coordinate spazio-temporali sono diverse. Senza contare che mi trovo davanti al problema che per me la droga è il male della mia generazione, per uno sciamano indios è un aiuto prezioso per il rapporto addirittura con gli dei.La mia logica mi dice di gettare la droga, la logica dell'indios gli dice di usarla perchè dio gli parla.Ma io voglio fare un'analisi più forte e andare oltre le dimensioni simboliche di cultura cercando il nesso che unisce me, donna italiana del 2011 col mio bel cartello anti droga e lui, uomo del 600, indios che mastica foglie che chiama divine.E lo faccio andando al mito, all'iperuranio dove risiedono i modelli primordiali che hanno plasmato me e quell'uomo che siamo uniti nonostante il tempo e lo spazio.E lo farò navigando nell'inconscio e tramite l'analogia.Il semaforo infatti essendo rosso spaventerà comunque l'indios perchè il colore rosso (discorso analogico) è correlato al sangue.Il sangue a sua volta è connesso sia alla morte che alla vita. Ma qui siamo ancora sul piano sensoriale perchè il sangue che esce dal corpo viene dall'esperienza materiale e si sa che il bimbo che nasce è coperto di sangue, che la donna ha periodicamente le mestruazioni e che se esce molto sangue dal corpo sei spacciato.Però già questo serve a farci capire perchè l'indios si potrebbe spaventare come anche noi stessi ci spaventiamo e ci fermiamo quando vediamo una luce rossa (ambulanza).Ma siamo solo all'inizio del lavoro perchè il nostro compito è andare direttamente alla fonte del problema, di questo colore rosso e delle libere associazioni che l'uomo fa dalla notte dei tempi.Un pò come una piramide in cui in cima c'è scritto rosso e poi la catena associativa diventa enorme.Di conseguenza il mito, il modello primario è semplicemente rosso, poi ci sono le associazioni inconscie, consce e logiche e quindi le differenziazioni ma alla base c'è solo il rosso.Ecco perchè se io analizzo psicologicamente qualcuno devo eliminare la mia logica e entrare in una sorta di logica universale che non funziona con lo spazio e il tempo ma con le libere associazioni e quindi il discorso di tipo analogico.

Giuseppe Al Rami Galeota: L'analogia a cui fai riferimento è determinata da un processo spontaneo indipendente dall'elaborazione del mito, del simbolo e dell'archetipo. Appunto, l'associazione avviene naturalmente, spontaneamente ed è comune a tutta la razza umana a differenza della logica che invece è un processo culturale oltre che evolutivo. Se le associazioni sono spontanee vuol dire che non sempre elaborandole, ragionandoci sopra, possiamo ottenere delle informazioni veritiere. Questo perchè aggiungeremmo il raziocinio, l'elaborazione che come ho dimostrato nei post precedenti, alcune volte porta verso direzioni completamente sbagliate. Dunque non è detto che conoscere l'archetipo, la fonte del mito, possa aiutarci a trovare i giusti collegamenti. Evidentemente l'analogia funziona bene solamente per quei pensieri semplici ma perde la sua efficacia quando si cerca di ottenere informazioni sulle complessità dei simboli astrologici. Il Rosso del semaforo che citi ha un significato ben preciso a livello istintivo; ma esso è una delle manifestazioni di quello che c'è a monte di quel colore. Non è detto che tutte le altre manifestazioni possano essere carpite universalmente, se esse si riferiscono a qualcosa di più complesso come la vita di tutti i giorni. Inoltre non ha un significato ben preciso a livello analogico: la sua manifestazione pratica nel comportamento delle persone, di per se non spiega il nesso esistente tra esso e ciò che c'è a monte: un conto è il comportamento istintivo a causa del rosso e un conto e l'elaborazione di ciò.