23 settembre 2014

Psicobiologia e astrologia. 1^ parte.

Con quello di oggi comincia un quarto lungo viaggio nel sapere e nella ricerca: qui entriamo nel vivo della mente e spero rimarrete affascinati da questa disciplina tanto quanto lo sono io. Alcuni concetti nuovi mi hanno permesso di ampliare la mia conoscenza astrologica, e sono sicuro che anche questo percorso sarà altrettanto ricco di nuovi spunti di riflessione e nuove scoperte. Io sono elettrizzato per quello che sto riuscendo a intuire per mezzo di queste nuovi studi e sono altrettanto sicuro che chi mi segue abbia capito che qui stiamo facendo l'astrologia nuova. 

Uno dei miei più grandi sogni infatti era quello di contribuire allo sviluppo di nuovi concetti per la crescita dell'astrologia e a piccoli passi ci sto riuscendo. Ribadisco che tutto ciò sarà poi sintetizzato in un libro teorico pratico.

Per cominciare a parlare della mente è necessario fare un salto indietro a circa quattro miliardi di anni fa. In quel tempo sulla terra galleggiava quello che si potrebbe definire un "brodo primordiale" fatto di azoto, ossigeno, idrogeno e carbonio. La mescolanza di questi elementi portava a delle reazioni che via via sono divenute sempre più complesse: si sono create le prime molecole di aminoacidi e nucleotidi che, divenendo sempre più complesse si sono sviluppate in proteine. Il passo successivo è stato la comparsa dei lipidi, dei grassi che sono come una specie di vestito di queste molecole e che possono essere viste come una membrana che separa la cellula dal mondo esterno. Questi lipidi sono una specie di tramite tra la parte interna e la parte esterna della cellula stessa. Così, la cellula "sceglie" cosa far entrare per poter sostenere la propria sopravvivenza e si nutre degli elementi che trova al di fuori di essa, scartando quelli che non producono la sua crescita. Interessante aggiungere che esiste una differenza di potenziale elettrico tra l'interno della cellula che è negativo, e il mondo esterno che è positivo. 

In questo modo e con miliardi di anni, l'evoluzione ha portato a una sommatoria di diversi elementi, acquisiti sulla base di una semplice regola: adattarsi meglio all'ambiente. In questi termini, il concetto di evoluzione acquisisce tutt'altra valenza: l'uomo non è il più evoluto, ma il meglio adattato all'ambiente, o l'adattato diversamente all'ambiente. Egli semplicemente, casualmente, ha sviluppato capacità diverse rispetto ad altri animali: vi sono alcuni che hanno per esempio sviluppato la loro muscolatura per difendersi dall'ambiente esterno, altri che hanno sviluppato la vista per la caccia e altri come l'uomo che hanno sviluppato il cervello per pensare. 

Tutto si basa sul fatto che il risultato in termini di efficacia di un elemento acquisito, deve valere più dell'energia che viene impiegata per essere messa in pratica. Il nostro cervello impiega circa il 20% della nostra energia mentre ci sono animali che impiegano la la maggior parte della loro energia nello sfruttamento della muscolatura.
L'evoluzione dunque è adattamento all'ambiente per poter sopravvivere. La serenità di ogni individuo, dunque, dipende dalla sua capacità di adattamento. Se l'essere umano è tale perché ha sviluppato il cervello, allora il tipo di adattamento è certamente legato alla facoltà di pensiero e di discernimento e a come l'uomo interagisce con gli altri uomini. Possiamo affermare a questo punto, che dal TN potrebbe essere stabilito come l'individuo si adatta alle circostanze. Secondo il mio parere, quadrati, opposizioni, semiquadrati, sesquiquadrati e alcune congiunzioni possono certamente descrivere i tentativi (falliti o meno) di adattarsi a circostanze difficili. 

Il cervello permette di elaborare informazioni: esse hanno l'utilità di consentirci di sopravvivere e poi di essere scambiate con altri individui senza tuttavia perderle. Questo mette in evidenza il discorso che la comunicazione è senza dubbio uno dei mezzi più importanti per la nostra sopravvivenza e quindi per il nostro adattamento. Già negli articoli di antropologia avevo accennato a come la neocorteccia, che è la parte più evoluta del cervello, sia strettamente connessa alla comunicazione e al linguaggio, ma connessa anche al sistema limbico. Dunque, informazione significa anche emozione. Ne parleremo ancora e in maniera più approfondita nei prossimi articoli. 

Sono sicuro che queste nozioni stiano già solleticando la vostra curiosità per capire cosa arriveremo a scoprire.