05 ottobre 2014

Psicobiologia e astrologia. 8^ Parte

Quello di oggi è un argomento davvero molto tecnico ed è rivolto a un pubblico di soli astrologi ma va bene anche per quei lettori audaci ed avidi di informazioni. Questo nasce sempre in maniera estemporanea e rappresenta una prima bozza circa delle intuizioni che poi prenderanno una forma più concreta in articoli che scriverò in futuro. Qui sarò breve e cercherò di formulare nella maniera quanto più semplice possibile i concetti base che voglio esprimere. Oggi mi occupo di stabilire come le percezioni sensoriali e il livello di attenzione possono influire sulla valutazione dei fatti e quindi pure sulle analisi dei fatti astrologici. 

Il processo di attenzione può essere rivolto all'interno di se o all'esterno e per questa operazione ci avvaliamo di pattern di attivazioni neurali specifiche. Noi astrologi abbiamo il compito di valutare i fatti esterni ma pure di valutare quel che accade dentro di noi e dentro alla mente dei nostri consultanti. Uno stimolo di una certa salienza viene processato dal cervello e poi esso stesso produce una risposta attraverso altri pattern di attivazione neurale che coinvolgono precisi moduli del cervello integrati tra loro. Queste risposte sono stimoli elettrochimici che significano qualcosa e che inducono ad altri processi che significano qualcos'altro. 

Detto questo, resta da capire come il cervello processa le informazioni. L'astrologo che deve analizzare un caso, ha una serie di informazioni ma deve porre l'attenzione su diversi elementi per non perdere le informazioni di cui ha bisogno. Il problema è bello grosso sia a causa della natura degli stimoli stessi e sia a causa delle caratteristiche psichiche di ogni individuo. Cerchiamo di scendere nel dettaglio.
Partiamo dal presupposto che l'attenzione a una data cosa dipende da quanto impatto assume a livello emotivo. Però la nostra vita non è costellata solo di stimoli dal forte impatto emotivo: esistono eventi che rappresentano qualcosa di importante ma sempre relativo. Parliamo anche del fatto che un dato stimolo deve essere riconosciuto prima di tutto: tanto più siamo abituati a riconoscere un certo stimolo e tanto è più facile estrapolarlo dal resto di altri stimoli. L'astrologo fa proprio questo: cerca di ordinare i fatti e le cose che accadono badando alla loro sostanza, a quel che rappresentano in profondità e non solo quel che sono sulla superficie.

Il nostro livello di attenzione cala in funzione dell'energia che occorre per analizzare il fatto stesso, da quanto è ambiguo e facilmente riconoscibile e dal contesto in cui si opera. Un consultante che non è abituato a ragionare per mezzo dei simboli astrologici farà molta più fatica a rendersi conto del come e dove è avvenuta una data cosa perché è organizzato a valutare le cose in forma più essenziale badando ai fatti e non alla loro essenza. Quindi molto dipende dalla familiarità che abbiamo con lo stimolo stesso e con quel che rappresenta. Ma se lo stimolo astrologico si manifesta ogni volta in modi e forme diverse, l'unica cosa che possiamo fare è cercare un analogia, ossia un filo conduttore tra i diversi tipi di esperienza. 

Detto questo, risulta evidente quanto sia difficile l'analisi astrologica e che essa deve essere fatta solo da persone con un'esperienza enorme. Parliamo per esempio di rivoluzioni solari mirate. La pretesa di alcuni astrologi è quella di farsi dire dal consultante cosa è accaduto in un dato anno, ma non tengono conto del fatto che i consultanti non sono abili a riconoscere gli effetti dei pianeti e non sono abituati a dare importanza ad alcuni aspetti della loro vita. Diciamo che siamo noi astrologi che impariamo a prestare attenzione a certe cose e a certe sfumature della nostra esistenza. E' anche vero che qualcuno esagera e presta attenzione a cose che assolutamente non hanno alcuna attinenza col mondo terreno e dunque con le richieste dei consultanti: parliamo di un livello di attenzione prestato a qualcosa che è ancora più ambiguo e difficile da identificare e che io definirei non identificabile a priori, a causa della sua stessa natura.