16 ottobre 2015

Come valutare una ricerca astrologica


Oggi più che mai alcuni astrologi, me compreso, sentono la necessità di un'astrologia più concreta e verificabile mentre altri preferiscono avere un'approccio più religioso e ancorarsi alla parte mistica e più "filosofica" della materia. Io mi rivolgo oggi ai primi. Alcuni di questi usano i vocaboli di altre scienze quando parlano di astrologia; ma a conti fatti in pochi sono quelli che lo fanno con cognizione di causa. Allora, ritengo sia necessario dare un mio contributo personale a tutti quegli studiosi che desiderano un'astrologia che possa avvicinarsi quanto più possibile a una scienza. Con ciò non voglio dire che l'astrologia sia una scienza; ma voglio dire che è possibile approcciare alla mia materia con uno spirito critico e scientifico se si pensa che l'astrologia nasce come disciplina empirica. Rimando alla lettura di QUESTO testo per approfondire sulla storia dell'astrologia. 

Concepisco le ricerche astrologiche alla stessa maniera delle ricerche nel campo delle scienze umane e per questo la valutazione è simile.

I punti a cui dare rilievo per una corretta valutazione di una ricerca astrologica sono:
  1. La solidità empirica: quali sono le tecniche usate per la raccolta dei dati (osservazione partecipante o non partecipante, intervista strutturata o semi strutturata, colloquio libero); in base al tempo impiegato per la raccolta, tutti elementi che devono essere chiariti in fase di presentazione della ricerca, al fine di dare la possibilità ad altri ricercatori di individuare eventuali errori e quindi correggere la ricerca. 
  2. La sensibilità riflessiva: resoconto completo del genere di relazione instaurato con gli osservati, considerando il fatto che: da un lato osservare pochi casi consente un maggiore approfondimento del linguaggio non verbale del consultante, e dall'altro lato la necessità di un alto numero di casi per meglio generalizzare le informazioni ottenute, sebbene si presuma che i comportamenti osservati possano appartenere alla media della distribuzione del campione osservato. Cioè, si presume che ciò che si osserva possa essere rappresentativo di quel che si intende stimare. 
  3. Coerenza interna: vi deve essere coerenza tra ciò che si osserva e la sua interpretazione. Solitamente, in astrologia si procede al contrario: da una teorizzazione sul possibile funzionamento dell'astrologia si procede all'osservazione. Però spesso e volentieri ciò porta a vedere proprio quel che ci si aspetta di trovare, sottovalutando e non considerando i casi che non rientrano in quel che si vuole dimostrare. Il processo deduttivo non è sbagliato purché il ricercatore sia disposto a modificare la propria teoria sulla base di tutte le informazioni ottenute; il che richiede una grande obiettività e criticità che non sempre è possibile ottenere giacché si tende a conservare sempre il proprio punto di vista. 
  4. Coerenza esterna: le conclusioni devono essere in linea con quanto è accettato dalla comunità scientifica; o perlomeno è necessario che vi sia un'adeguata documentazione empirica per ribaltare o correggere quanto sostenuto dalla scienza. 
  5. Back Talk: occorre che il ricercatore, in fase di raccolta dei dati possa chiedere al diretto interessato conferma della corretta interpretazione delle azioni o dei fatti compiuti dal consultante stesso.
  6. Stesura del resoconto e riflessione critica: bisogna che il ricercatore sia imparziale e che riferisca quali sono i punti di forza e quali quelli di debolezza della propria ricerca. La criticità del ricercatore, l'autocritica è necessaria al fine di presentare una ricerca che sia quanto più onesta possibile. Questo anche al fine di ridurre al minimo le possibilità di ottenere cattive critiche da parte degli altri studiosi che desiderassero replicare la ricerca.
  7. Replicabilità: sebbene sia difficile ricreare le stesse condizioni in cui vengono raccolti i dati, è sempre utile usare mezzi standardizzati (tipo questionari) o comunque più affidabili possibile per evitare ambiguità. Una ricerca chiara è anche replicabile in tempi diversi e da ricercatori diversi, sia sullo stesso gruppo e sia su altri gruppi. 
  8. Conoscenze disciplinari: è ovvio che il ricercatore che si accinge a fare una ricerca deve essere preparato. Cioè, se non ha alle spalle una solida formazione scientifica non può pretendere di raccogliere dati nella maniera corretta. Ovviamente ciò non è detto perché è possibile compiere ricerche anche senza un'attestazione delle competenze, se si è in gamba nello studio. Però, avere attestazioni delle competenze raggiunte è una credenziale in più. La mia personale esperienza, però, è che non ho mai conosciuto un autodidatta davvero competente (per esempio, un "astrologo" voleva convincermi del fatto che per un'analisi statistica bastassero pochi casi, quando in maniera del tutto evidente non sapeva assolutamente nulla di statistica).
  9. Capacità tecniche: il ricercatore deve essere esperto anche nell'uso delle tecniche di rilevazione dei dati. Cioè è necessario che sia capace di interloquire con il consultante, capace di usare la statistica se lo desidera, capace di saper schedare i risultati. Interloquire è forse il punto cruciale della ricerca astrologica: spesso si prende per buono quel che dice il consultante quando invece potrebbe rilasciare informazioni false. Infatti il soggetto intervistato difficilmente è autocritico e sa riconoscere appieno i propri pregi e difetti.
  10. Il ricercatore dovrebbe presentare il lavoro premettendo quali sono le sue basi teoriche, qual è la sua ontologia di riferimento; ossia se pensa che la realtà esista indipendentemente dall'osservatore o è una pura costruzione umana; inoltre è necessario che il ricercatore affronti anche una parte dedicata all'epistemologia, ossia a cosa pensa possa essere conoscibile di quella realtà.