08 dicembre 2015

Domande psicologiche. 2^ parte.

Ciao Al. Ho subito un trauma tanti anni fa e non so se riuscirò mai a superarlo. Possiamo davvero guarire dal passato?

Negli anni '60 ci fu una vera e propria esplosione della corrente comportamentista con tutte le sue tecniche legate all'idea che fosse possibile modificare il proprio comportamento adottandone uno migliore per la propria esistenza. I comportamentisti affermano il determinismo psichico: se hai un problema questo è stato determinato da una esperienza dal forte impatto emotivo. Diciamo che è come un disco masterizzato. Ma è possibile riscrivere su questo disco? Ci vuole un lavoro lungo chiamato de-condizionamento. Esistono diverse tecniche tra cui le più famose sono quelle di vivere fisicamente il problema e a furia di riviverlo piano piano la carica emotiva diminuisce sino a scomparire. Ma qualcuno pensa sia troppo doloroso. Allora hanno pensato bene di immaginare solo il problema che attanaglia la propria esistenza, mentre si è in una condizione di massimo relax, in maniera tale da ridurre in questo modo la carica emotiva. La rappresentazione mentale del problema si fa più flebile; ma a quel punto bisogna attuare il condizionamento: assegnando un premio ogni volta che si affronta il problema in maniera diversa. Insomma, bisogna gratificarsi dei successi ottenuti. 

Ciao Al, nell'articolo precedente ho visto che usi il termine "pulsione". Scusa se ti può sembrare una domanda stupida ma mi puoi spiegare meglio cosa succede se non soddisfiamo le nostre pulsioni?

Bellissima domanda! Partiamo dal presupposto che la pulsione è qualcosa che si struttura nei primissimi mesi della nostra esistenza. Il bambino si sente angosciato dalla paura di morire o di essere abbandonato. Per questo c'è la madre che lo accudisce e lo nutre. Però non sempre essa potrà soddisfare le richieste del bambino nel momento in cui egli ne sentirà la necessità. Allora la pulsione del neonato, la necessità di trovare un sostegno, viene meno anche se momentaneamente. Per la sua mente il conflitto è troppo grave e allora decide di separare l'immagine della madre in due oggetti distinti: uno buono e uno cattivo. Se la cosa dura troppo a lungo allora quando diverrà adulto il soggetto reagirà sempre allo stesso modo: vedrà nel prossimo quello che non riesce ad accettare di se stesso. Quando era piccolo per lui era inaccettabile che non venissero soddisfatti i suoi desideri ed è per questo che attua una separazione dei due oggetti. Così per esempio abbiamo soggetti che perseguitano, che sono paranoici. Però potrebbe pure avvenire che nella stessa fase infantile avvenga il riconoscimento che l'immagine buona e cattiva coincidono con la stessa persona. Allora assumerà la posizione depressiva in cui il soggetto teme di distruggere, a causa del pensiero cattivo, anche la parte buona. E allora oscilla perennemente in due direzioni opposte. Nella realtà queste due soluzioni non necessariamente portano a gravi problemi: tutto dipende dalla fragilità della mente del bambino e da quanto la madre è stata capace di stargli vicino.

Ciao Astrologooo!!! Ho una domanda fresca fresca di psicologia per te. Ho sentito parlare di identificazione proiettiva. Che cos'è?
Sai quando pensi che l'altra persona incarna certe caratteristiche positive o negative? In realtà potrebbero essere aspetti che ti riguardano ma che vedi nell'altro. Non ti rendiconto che un po' sono cose che ti rappresentano. Per esempio, il soggetto che punta il dita all'altro è quello che molto probabilmente truffa più di tutti. La questione è che in questo modo, puntando il dito sul prossimo si sperimenta un lato di se stessi, ma senza il pericolo di darsi colpe. Sarebbe come se io addito te per non additare me stesso, e punendo te insegno a me stesso come comportarmi. A questo punto c'è un secondo concetto importantissimo che si affianca a quello citato da te: l'identificazione introiettiva! Nel momento in cui il terapeuta o un'altra persona fa notare a chi proietta che in effetti sta proiettando, fa vedere la realtà, allora si può negare oppure accettare quanto messo in luce. Se si accetta allora ci si identifica fortemente con la nuova immagine di se stessi che ci è stata offerta dal terapeuta, amico, genitore, etc. etc. 

Caro AlRami, ho letto con interesse dei tuoi studi in psicologia. So che sei molto impegnato e non vorrei disturbarti. Se vuoi rispondere alla mia domanda sono contenta. Mi è piaciuto quando hai parlato della pulsione. Puoi spiegare ancora meglio? Complimenti ancora!!!

Un oggetto che ci piace (anche la mamma è definibile con il termine oggetto in psicologia) è causa di una tensione se non possiamo possederlo. Ci piace mangiare? Ebbene, se non soddisfiamo questo desiderio allora viviamo in tensione sino a quando non soddisfiamo questo bisogno. Ecco la pulsione. Ma qual è l'oggetto delle nostre pulsioni? Beh, esistono mille cose su cui indirizzare la nostra attenzione, ma l'astrologia ci dice in quale direzione manifestiamo maggiormente questa tensione. Per esempio, io che ho il Sole in IV Casa, sento irrefrenabilmente voglia di starmene rintanato tra le mura domestiche nonostante appartenga al segno del Sagittario. E questa mia pulsione libidica è più forte di tutte le altre presenti in me. Ognuno sceglie un oggetto diverso come richiesta pulsionale; ma questa scelta non è casuale. Astrologicamente è determinata. Per la psicoanalisi invece è un'idea non casuale, ma comunque molto vaga. Il bambino scarica la sua tensione per mezzo della sua pulsione nei confronti di un oggetto; e l'oggetto stesso è parte integrante della pulsione. Possiamo dire che la pulsione è legata alla scelta dell'oggetto e all'oggetto stesso. Chi non riesce a scaricare la propria pulsione viene pervaso da angoscia e questo nel bambino corrisponde a un gravissimo conflitto interno che se non sanato può portare a una posizione depressiva in cui lo stesso oggetto diviene il contenitore del nostro amore e del nostro odio. Ma si può amare e odiare la stessa cosa? Pensare che l'oggetto buono sia anche cattivo crea certo molti problemi nella mente di un infante: in qualche modo dispiace associare caratteristiche negative a qualcosa (o qualcuno) che ci è tanto utile e di cui non possiamo fare a meno. Per questo si cade nella posizione depressiva perché si viene pervasi dall'angoscia di aver distrutto anche la parte buona che rimaneva. Come viviamo le nostre pulsioni e come vengono soddisfatte ci informa del modo di strutturarsi del pensiero in condizioni analoghe, nella mente dell'adulto. Diciamo che l'Es vorrebbe distruggere la parte positiva; ma poi subentra il Super-io del bambino a far venire i sensi di colpa. In ogni caso l'oggetto della pulsione è il mezzo che usiamo per sperimentare una parte della nostra personalità: soltanto attraverso un legame di dipendenza con l'oggetto, con la fissazione verso di esso possiamo sperimentare i nostri valori, i nostri ideali. Chi perseguita, per esempio, lo fa solo per manifestare se stesso, per ricordare a se stessi come si è; ed è per questo che occorre l'altro, l'oggetto.

Potresti chiarire cosa è il transfert? Non sapevo fossi esperto di psicologia! Ti faccio i miei complimenti per la chiarezza espositiva!!!

Ti ringrazio, ma non sono ancora un vero esperto. Mi sento un principiante se penso al fatto che non è da molto che studio psicologia a livello universitario. Certo, ho sempre letto libri a tal riguardo; ma la formazione da autodidatta non può essere paragonata a una formazione universitaria. La stessa cosa per l'astrologia: tantissimi studiano per conto loro; ma avere un punto di riferimento che possa aiutare a chiarire i dubbi è assolutamente necessario. Cosa è il transfert? Quando interagiamo con persone con cui c'è un certo coinvolgimento affettivo, allora mettiamo in atto dei meccanismi ripetitivi che si "accendono" ogni volta che si instaura un rapporto simile. Diciamo che si tratta del modo abituale con cui interagiamo. L'interazione consiste nel sentirsi coinvolti nel rapporto, ma riversando sull'interlocutore affetto, ostilità, sentimenti vari. Quindi parliamo di modelli di relazioni, schemi tipici di comportamento in situazioni simili. Quando il consultante interagisce con l'astrologo e si crea un rapporto di stima e di affetto, allora si comporterà come si comporta con il padre per esempio, cioè con quella figura che in qualche modo rassicura. L'astrologo quindi coglie il modo con cui si relaziona il soggetto e quindi si fa un'idea delle sue caratteristiche affettive, emotive. Se l'astrologo (o lo psicologo) si interfaccia al consultante con empatia, allora avviene il contro-transfert: l'astrologo si comporterà come un padre o come un amico, insomma anche lui porterà nel rapporto il suo specifico modo di interagire nelle condizioni di coinvolgimento emotivo, per ricreare quel clima di fiducia e di tranquillità che occorre al consultante per aprirsi ancora di più e per farsi disponibile ad ascoltare i consigli dell'astrologo.