19 novembre 2016

Etica sul web, questa sconosciuta...


Un interrogativo:
Se qualcuno parlasse male di voi, se qualcuno insinuasse cose spiacevoli e false sul vostro conto, voi fareste pubblicamente il nome e il cognome di questa persona per denunciare l'accaduto e per farla desistere dal continuare a  ledere? 

C'è chi ci passerebbe sopra a questo fatto e farebbe finta di nulla dandoci poco peso. Ma c'è chi invece non ci riesce perché è più sensibile. Di sicuro, dare poco peso a certe situazioni risolve un sacco di sofferenza; ma c'è chi per esempio è talmente ancorato a valori come la giustizia e la correttezza che non riesce a soprassedere. 

Da studioso di psicologia cosa direi a me stesso se mi accadesse qualcosa di analogo? Non cadrei certamente nella ridicola affermazione di chi sostiene che siamo noi stessi ad attirarci le cose negative che ci accadono. Alle volte è così, ma non sempre: se una donna fosse stuprata sarebbe vile, stupido e controproducente dire che la colpa è anche sua (o solo sua). E nemmeno mi permetterei mai di dirle che è per colpa di un'esistenza passata che oggi questa donna ha subito lo stupro. 

C'è sempre la cocciuta convinzione, da parte di finti astrologi che giocano a fare gli psicologi, che sia sempre la vittima a dover correggere qualcosa di sé per evitare che possa ripetersi sempre la solita situazione. Il che, come detto prima è vero sino a un certo punto perché non bisogna deresponsabilizzare i criminali, gli stolti, i farabutti circa il loro modo spregevole di comportarsi. Quindi il processo di comprensione dovrebbe passare per due strade: per la strada della vittima e per quella del carnefice. Voglio dire che sarebbe troppo semplice e riduttivo dare tutta la responsabilità dell'accaduto alla vittima e che invece è necessario che anche il carnefice si assuma le sue responsabilità e paghi. 

Esiste un processo psicologico tale che l'individuo che offende si sente legittimato a farlo e percepisce la reazione di replica sempre come sproporzionata rispetto all'offesa che ha arrecato. 

Per esempio a me è capitato di ricevere alcune provocazioni. Queste persone si sentono legittimate a farlo ma ritengono poi esagerato che io replichi. Per questo, non avendo alcun appiglio per giustificare la loro azione deplorevole preferiscono concentrarsi sulla mia reazione che, stando a questi poveracci non sarebbe eticamente corretta. E per questo si appellano a improbabili interpretazioni del codice penale e civile che tradotto in soldoni equivale a dire: "noi possiamo dire quel che ci pare e piace sul tuo conto e tu non ti devi permettere a nominarci o a divulgare materiale in cui viene evidenziato quel che ti abbiamo detto o insinuato". 

Non vi sembra forse un modo di fare MAFIOSO?
Doppia violenza: non solo il danno, pure la beffa. Questo è accaduto a me, ma accade dappertutto. 

Mi viene in mente il caso di quei tizi che hanno diffuso il video pornografico di una ragazza e questa dopo l'accaduto si è suicidata. Sarebbe stato poco etico se la ragazza avesse denunciato pubblicamente il comportamento di questo individui spregevoli? Io non le avrei detto mai che ha fatto qualcosa per attirarsi certe cose; e anche se lo avesse fatto per davvero, ciò non giustifica l'azione di quelli che l'hanno umiliata. Io averei consigliato a questa persona di denunciare l'accaduto. Ma ritengo sia giusto non condannare chi si fa giustizia da solo se può aiutare a ridurre la tensione; ma ovviamente sempre senza esagerare perché la difesa deve essere sempre proporzionale all'offesa.

 Mettere alla pubblica gogna chi ci fa del male, secondo il mio parere non risolve il problema e anzi conduce all'escalation di insulti e quindi alla degenerazione. Ma tutto sta alle capacità di autoregolarsi che spesso è inversamente proporzionale alla gravità dell'offesa: tanto più l'offesa è percepita grave e tanto più è difficile controllarsi. 

Occhio per occhio e dente per dente non è l'insegnamento di nessuna religione; ma noi viviamo nel mondo reale e sappiamo che ognuno di noi usa ciò che ritiene valido per poter gestire la tensione. Quindi io sostengo che qualsiasi azione sia valida per ridurre la tensione a patto che sia proporzionale all'offesa. Non ho la presunzione di cambiare chi ha trovato il proprio modo per ridurre la tensione. 

Il vero psicologo non dovrebbe parteggiare per il cambiamento, ma dovrebbe rimanere sempre neutrale, usando l'empatia, perché è presuntuoso consigliare qualcosa senza prendere in considerazione il fatto che ognuno vede il mondo secondo la sua singolare lente prospettica che è determinata da pregiudizi ed esperienze. Guai a quello psicologo che si ritiene essere al di là dell'esperienza che vive col suo paziente. Guai a quell'astrologo che crede di poter consigliare qualcosa sulla base di quello che legge del TN. Quanta presunzione e arroganza! La visione dello psicologo che aiuta le persone a cambiare è una leggenda metropolitana; è una cosa non sempre valida. Una frase di Gesù può spiegare meglio il punto:  


Non possiamo pretendere che gli altri imparino o abbiano una morale; ma nessuno ci vieta di sperarlo. Per questo non giudico chi ha il coraggio di ribellarsi al male. 

Altra cosa importante di cui parlare è il supporto di aiuto dopo aver vissuto un brutto episodio. 

C'è molta scorrettezza nel mondo dell'astrologia e troppi si intromettono nei fatti degli altri. La peggiore categoria è quella di certi esperti di astrologia spirituale che aderendo rigidamente a una interpretazione soggettiva delle leggi karmiche, spirituali, mistiche, si permette il lusso di suggerire alle persone che hanno subito un abuso come comportarsi sulla base di come leggono il suo TN. Questo è di una violenza e scorrettezza inaudita. 

Per esempio è accaduto che mi venissero dati consigli e suggerimenti non richiesti perché avere Marte nei Gemelli significa essere così o pomì, avere il Sole ne Sagittario significa essere così o cosà etc etc. Questi soggetti che si permettono di prescrivere comportamenti, e non sono nemmeno laureati in psicologia, non sanno come in effetti ci si dovrebbe interfacciare con una persona che richiede aiuto, se lo richiede. Altrimenti è solo una violenza e un abuso. 

Io sono vent'anni che studio astrologia e nonostante ciò non ho la presunzione di dire a qualcuno come dovrebbe comportarsi sulla base del suo oroscopo, perché, data la complessità del simbolo non è possibile giungere a una verità assoluta circa le caratteristiche del soggetto; ma è possibile soltanto seguire delle piste che ci avvicinino il più possibile alla verità. Questi incapaci, ma convinti di avere la chiave di lettura definitiva per legger i fatti e le cose della vita, forse non sanno che ogni lettura è densa di pregiudizi, di presupposti teorici legati al proprio orientamento e la procedura più corretta dovrebbe essere quella del possibilismo, del dubbio.

Sul mio TN sono state dette le castronerie più incredibili. Questo perché certi astrologi megalomani credono che il loro metodo sia infallibile al punto da poter sapere chi io sono e quello che dovrei essere per essere migliore. Nella pratica, nessuno psicologo si permetterebbe mai tutto questo potere; ma certi astrologi spirituali lo fanno. 

Sia chiaro che non ce l'ho con l'astrologia spirituale ma con certe persone che ne fanno uso. Come detto prima io non punto il dito. Io sono un tipo reattivo che si scatena solo se viene toccato. Non avrei alcun motivo di denunciare certi atteggiamenti scorretti se non fossi stato vittima di essi. 

Ognuno può seguire l'astrologia e l'astrologo che vuole ma deve prima imparare a vedere che non vede affatto, che la sua visione è offuscata e non sarà mai totalmente obbiettiva. E il primo passo per essere obbiettivi è appunto prendere consapevolezza di ciò. Nel momento in cui si prende coscienza dei propri limiti e del proprio sistema di giudizi (e pregiudizi) ci si ferma a riflettere e si scende dal piedistallo di arroganza e presunzione per mettersi su quel piano che si chiama umiltà. Io ho sempre denunciato i finti umili e forse io so scorgerli con più facilità; e non è sempre facile perché ingannano bene quando parlano di leggi spirituali che nemmeno loro sono in grado di capire o rispettare.

E allora, dico che non solo bisogna saper reagire ai soprusi, ma che bisogna anche evitare di elargire consigli non richiesti imparando l'umiltà.