10 febbraio 2017

Il segreto dei grandi Dei


                                    Ishtar-Venere, Dea dell'amore e della guerra


Gli antichi babilonesi di 2500 anni fa non ammettevano scuse: la conoscenza del cielo e delle stelle doveva essere divulgata in maniera verticale, cioè da padre a figlio e non poteva assolutamente essere divulgata a schiavi o a persone ritenute incompetenti. Si trattava di una scienza che meritava molta attenzione, tant'è che persino nel più famoso testo astrologico della storia (l'Enuma Anu Enlil), vi è scritto che bisogna stare attenti alle osservazioni, che non bisogna essere superficiali. E un tempo, così come oggi, vi erano anche duri scontri tra gli astrologi che abusavano di tale sapere e che non erano abbastanza accorti nelle loro osservazioni a proposito della levata di stelle e pianeti. Tant'è che non era strano che qualche astrologo dell'epoca potesse confondere Venere con Mercurio e perciò presentare al sovrano responsi errati. 

Ad ogni modo, i babilonesi erano fermamente convinti che la loro scienza fosse divina, che fosse un dono degli Dei. Solo in questo modo poteva essere trattata con rispetto e i sovrani potevano considerare gli astrologi con il massimo dell'attenzione. Ovviamente le conoscenze caldee e quindi babilonesi, non erano state affatto divulgate da alcuna divinità perché erano state sempre il frutto di aggiustamenti e revisioni: un sapere rivelato da una reale entità divina o sovrannaturale si sarebbe dimostrato perfetto in ogni sua parte. In ogni caso, la scienza delle stelle era tenuta segreta: non si poteva temere che incompetenti potessero accedere a un sapere così complesso. Prima di tutto perché era fonte di sostentamento, anche se in realtà era sempre un secondo lavoro. 

In alcune tavolette si racconta persino di astrologi che chiedono di esser dispensati dal lavoro, che era anche obbligato dalla comunità in cui si viveva, e si chiedeva al sovrano il permesso per occuparsi di astrologia a tempo pieno. Infatti questo significava avere la possibilità di ricevere più doni dal sovrano stesso, che spesso ricompensava gli astrologi con pecore, muli e vacche. 

L'astrologia di oggi è naturalmente molto diversa da quella che fu un tempo, ma è interessante studiarne le origini perché ciò ci può illuminare circa l'ingegno di questi uomini antichi. 

Abbiamo visto che il riferimento primario per le osservazioni era il tempo (non quello meteorologico) prima ancora che i pianeti e le stelle. Questo significa che già all'epoca vi erano i primi rudimenti delle Case astrologiche oggi usati nell'astrologia (e non negli oroscopi, che sono in realtà un semplice intrattenimento). Difatti il tempo era suddiviso in tre "veglie" notturne (dal tramonto all'alba), e il pianeta o la stella assumeva un significato diverso a seconda del momento della notte in cui sorgeva o tramontava. Il tutto aveva ancora un significato diverso a seconda del mese in cui si faceva l'osservazione e anche il giorno. 

Questo significa che importanza cruciale era data prima di tutto ai mesi e ai giorni e ai momenti della notte, e secondariamente a stelle, costellazioni e pianeti. Il famoso testo citato più su' raccomanda di datare i mesi con attenzione e di calcolare la durata dell'anno a partire dall'opposizione tra la Luna e le Pleiadi (in tal caso la Luna si trovava nella costellazione dello Scorpione visto che le Pleiadi sono nel Toro). 

Il mese cominciava sempre con la Luna nuova e le osservazioni e i responsi venivano eseguiti prevalentemente durante la fase di Luna piena dove si eseguivano anche altri tipi di riti. Infatti l'astrologo poteva anche spaziare in altre ambiti e praticare esorcismi e alcune altre forme di divinazione come per esempio la lettura delle interiora degli agnelli o dei capretti. Ciò poteva, a mio parere, essere un'ulteriore possibilità per ottenere compensi. Ma questo non significa che "vendessero fumo" per arricchire le loro tasche dato che ogni disciplina richiedeva anni di studi, soprattutto l'astrologia.

Ciò che è degno di attenzione è soprattutto il fatto che il mese cominciasse proprio alla congiunzione della Luna col Sole (la Luna nuova), e questo era garanzia che i due "astri" fossero contemporaneamente nella stessa costellazione zodiacale. Da quel momento si cominciava a tenere il conto dei giorni con i relativi fenomeni celesti corrispondenti: soprattutto si dava molto spazio alle eclissi di Sole e di Luna, considerando sempre sia il mese, sia il giorno e sia il momento della giornata in cui si realizzava il fenomeno. 

Evidentemente al mese era attribuito un significato a prescindere dal significato delle stelle che vi erano sotto, anche se le costellazioni erano prese in considerazione solo per onorare certe festività. Il che lascia presupporre che vi era già una prima distinzione tra costellazioni e segni zodiacali anche se non ancora sviluppata in maniera del tutto evidente. 

I mesi dell'anno avevano un loro significato così come le costellazioni sullo sfondo. Perciò più tardi (in periodo ellenistico) fu tenuto come riferimento ancora una volta il tempo e non lo spazio, attribuendo ai mesi una valenza zodiacale che prescindeva dalle costellazioni. In breve, ogni mese corrispondeva a un segno zodiacale con lo stesso nome delle costellazioni, ma che con le costellazioni non c'entrava più nulla.  La mia ricerca ci condurrà a comprendere come è avvenuto definitivamente questo passaggio; ma già abbiamo visto che il seme era stato piantato sin dal periodo babilonese: ci fu un tempo in cui la dea Ishtar che riguardava l'amore e la guerra, divenne Venere, che oggi non è più la guerra ma è solo amore, edonismo e abbondanza. È chiaro che per gli antichi babilonesi il segreto degli Dei era la conoscenza astrologica. 
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