13 aprile 2017

Gli astrologi che si fanno pagare


Che differenza c'è tra un medico e uno studioso di medicina? Il primo si fa pagare, mentre il secondo no. E nessuno mai si sognerebbe di dire che tutto ciò non è etico. Sarebbe diverso se lo studioso privo di un titolo e di esperienza si facesse pagare. Ma quando si parla di astrologia e di astrologi, invece, sembra che non sia più così facile capire cosa sia etico e cosa no. Diciamo chiaramente ed esplicitamente che l'astrologia non è una scienza esatta. Tra l'altro, se tanto della sua efficacia sta nel metodo, moltissimo sta pure in chi la usa. Perciò, a parità di conoscenze, le attitudini di ognuno possono fare la differenza tra una buona e una pessima consulenza astrologica. Perciò risulta difficile stabilire chi è veramente competente; e se non fosse competente e si facesse pagare per la sua prestazione, allora non vi sarebbero dubbi: non è etico.

Alcuni studiosi di astrologia storcono il naso all'idea di prendere un compenso e non vedono di buon occhio chi invece lo fa. A sentir loro, l'astrologia dovrebbe essere applicata gratuitamente, sempre e comunque. Per esempio c'è chi addirittura si era fissato con l'idea di copiare sul web interi brani di alcuni libri, alla faccia del copyright. Sembra essere una visione troppo idealizzata della realtà, come se si potesse vivere di aria. Insomma, chiedere un compenso non sarebbe etico, ed è visto un po' come approfittarsi della gente. 

Ma potremmo dire altrettanto dello psicologo quando chiede che la sua parcella sia pagata? Si potrebbe obiettare che la psicologia è una scienza mentre l'astrologia no. Relativamente giusto. Non intendo qui affrontare argomenti a carattere epistemologico per stabilire cosa è scienza e cosa no; ma partiamo però dal semplice presupposto che a prescindere dal valore di verità di certe asserzioni o dalla loro falsificabilità (in termini Popperiani), ciò che conta è che l'astrologia è un sapere come mille altri. Ogni sapere consta di studi, e soprattutto questo necessita di una elasticità mentale notevole nonché di una cultura straordinaria. Non si tratta certamente dell'oroscopo dei giornali e della TV che invece richiede anche un bassissimo livello culturale e intellettivo per essere stilato. Perciò, se persino per imparare a ballare il liscio bisogna pagare, non vedo per quale ragione non si dovrebbe pagare l'astrologo che offre un altro tipo di conoscenza. Certo, l'insegnante di liscio potrebbe offrire lezioni gratuite, ma questo non farebbe di lui una persona più etica di chi, invece, richiede un compenso.

A parte ciò, c'è questa idea generalizzata che quando l'astrologo si fa pagare in realtà sia un truffatore. Un binomio sin troppo semplicistico, superficiale, nato pure a causa di chi si avvale del ruolo di astrologo per truffare la gente, spesso vendendo talismani a base di sale da sciogliere in acqua o borotalco spacciato per polvere magica, etc. etc. La cronaca insegna: maghi e cartomanti che pretendono di curare il cancro o di levare il malocchio, purtroppo continuano a mietere vittime estorcendo grosse somme di denaro ai poveri malcapitati che, mossi dalla loro sofferenza, si affidano a questi ciarlatani. Perciò nell'immaginario collettivo diviene assai facile pensare anche all'astrologo come al ciarlatano che abusa della credulità della gente. Del medico non si pensa una cosa del genere; eppure anche in questa categoria possiamo trovare persone che svolgono il proprio lavoro in maniera eticamente scorretta applicando procedure e comportamenti deplorevoli. 

A pochi viene in mente che il compenso possa mettere in moto un meccanismo psicologico che spinge a fare le cose al meglio che si può. Tutto dipende dai propri valori: se il valore attribuito al denaro è al di sopra di tutto, allora è chiaro che si cercherà di possederne in gran quantità a prescindere dal grado di professionalità investito nella pratica. Se il valore più importante è invece quello di offrire una conoscenza efficace, attendibile, allora il compenso funge da stimolo: responsabilizza l'astrologo che si sente in dovere di offrire un prodotto professionale. Chi non chiede un compenso, difficilmente potrebbe sentrisi veramente e fino in fondo cosciente del valore del proprio operato. Perciò potrebbe offire un prodotto poco efficace proprio perché non è condizionato da alcun vincolo nei confronti del consultante: male che vada avrebbe la coscienza apposto, proprio perché non ha chiesto nulla in cambio. Chi invece è mosso da etica professionale e chiede un compenso è quasi sempre impaurito dall'idea di vendere un prodotto scadente. Perciò si mobiliterà in direzione di una formazione professionale e culturale sempre più importante. 

Secondo il mio punto di vista l'astrologo non sarà mai capace di mettere in discussione il proprio metodo interpretativo sino a quando non chiederà un compenso. Ma, sempre secondo la mia idea, bisognerebbe cominciare a chiederlo solo dopo moltissimi anni di pratica. Mi è capitato, infatti, di assistere a casi di studiosi di astrologia che dopo due o tre anni di studi si sentissero già pronti a richiedere il pagamento della loro prestazione. La cosa diviene ancor più grave quando a ciò si aggiunge pure il fatto di essere autodidatti: in tal caso alla presunzione di aver appreso veramente quel che c'è da sapere si aggiungerebbe anche l'incoscienza di aver capito quel poco che si sa. Io per esempio, nonostante i miei 20 anni di pratica mi sento ogni volta sempre più ignorante: più studio, più apprendo, più scopro cose nuove e più mi rendo conto che chiedere un compenso mi fa sentire in difetto.

Per tutti quelli che non chiedono un compenso, aggiungo che si può praticare l'astrologia per hobby senza farla diventare un mestiere, mettendoci sempre impegno e dedizione. Ma non credo che esista al mondo astrologo che possa ritenersi davvero tale se non lo fa per mestiere.  Perciò io userei la distinzione tra astrologo e studioso di astrologia, un po' come Barbault che usava gli stessi termini per definire chi pratica in concreto come lui, da chi fa semplice teoria come faceva Rudhyar per esempio.

Tempo fa ho ascoltato la registrazione di una puntata di Border Night, programma radiofonico del web dove si trattano temi legati al mistero. Fu intervistato un sedicente astrologo, uno di quelli che praticano l'astrologia karmica. Un certo Narayana se non sbaglio, ma in ogni caso uno sconosciuto che non ha mai scritto un libro né è divenuto famoso per aver scoperto qualcosa. Insomma, uno qualasiasi. A un certo punto del suo intervento lasciò a intendere che l'astrologo Ciro Discepolo praticava astrologia solo per denaro. Non so per quale motivo disse una cosa del genere, ma certo con quella uscita dimostrò che per esaltare sé stesso aveva bisogno di sminuire gli altri. Lo fece dimostrando di essere superficiale e banale come molti di quelli, che appunto, vedono qualcosa di losco in chi  pratica l'astrologia per mestiere e chiede un compenso ritenuto proporzionale ai propri sforzi. E siccome la demagogia serve a persuadere la gente che non sa ragionare, è possibile che quell'intervento abbia contribuito ulteriormente ad alimentare il binomio denaro=truffa.

Allora il problema non è il denaro. Il problema è l'etica. E quella c'è o non c'è sia che si chieda un compenso e sia che non lo si chieda. Quell'astrologo che forse non richiede compensi, in quel momento, attraverso quella clamorosa caduta di stile, ha dimostrato di essere eticamente scorretto. E questi sono i fatti.  Altrocché karma, spiritualità e compagnia bella. Meditate gente...