12 luglio 2017

Osservazioni ai lavori di Biglino, Sitchin, Malanga


Penso sia ragionevole supporre o credere che l'universo sia popolato da forme di vita, intelligente e non. Su questo, penso, siamo quasi tutti d'accordo. Ma i disaccordi nascono quando bisogna decidere se queste forme di vita intelligente siano già venute qui sulla Terra, o addirittura se siano loro ad averci "creato". Tra l'altro qualcuno giurerebbe che sono qui, che ci spiano, o che alle volte vorrebbero rubare la nostra anima così come sostiene Malanga. 

A dire il vero di ufficiale c'è pochissimo e non sempre le informazioni che ci provengono dal web sono affidabili. Anzi, i siti che promuovono bufale sono all'ordine del giorno tanto che anche quando verrà fuori una notizia veramente affidabile, nessuno più ci crederà. 

Ovviamente ci sono anche gli irriducibili, ossia quelli che credono a qualsiasi cosa leggano sul web, quelli che sono convinti che ci sia una cospirazione. Ma come affermava Umberto Eco, la COSPIRAZIONE è tale solo se viene scoperta. Altrimenti è solo ipotesi di cospirazione. E tra una cospirazione vera, rivelata, e una ipotetica, c'è una grande differenza. Non c'è limite alla fantasia umana, alle capacità di creare collegamenti e trovare persino indizi a favore. Perciò non c'è limite alle possibili cospirazioni che possiamo immaginare e credere vere.

Anche su questo punto i vari siti web ci marciano moltissimo e diffondono notizie completamente errate, giusto per creare ancor di più un sentimento di impotenza rispetto a chi si dice stia tramando nell'ombra. Ma a questo sentimento c'è pure un suo contrario che invece crea una sensazione di potere: conoscere quel che gli altri non sanno, avere l'impressione di aver capito quello che tutti gli altri ignorano, è gratificante. Ma appunto bisogna vedere se le conoscenze offerte siano veramente valide o no; e spesso non lo sono: su 100 cose scritte, forse mezza è vera. Quindi tutto si gioca sulle capacità di persuadere.

Perciò, a mio parere, sarebbe idoneo rimanere sempre scettici, ma possibilisti. 
Un possibilista è Biglino che apre ogni suo libro con "facciamo finta che"...
Significa: "noi non siamo sicuri di quel che stiamo dicendo; ma se facessimo finta, allora...".

Far finta significa fare un'ipotesi, una supposizione, significa immaginare, fantasticare. Questa immagine che ci siamo fatti in mente sarà giusta o sbagliata a seconda delle prove che riusciamo a cogliere a supporto di essa?

Tesi: la Bibbia parla degli alieni. Strumenti: facendo finta che la Bibbia debba essere presa alla lettera. Se la prendiamo alla lettera ci parla di alieni. 
Possiamo fare lo stesso gioco con l'odissea di Omero o con i racconti mitici della tradizione ellenica: se prendiamo tutto alla lettera, allora sono esistiti davvero i centauri, le sirene, i minotauri, i fauni, le ninfe. 

A questo punto ci domanderemmo: che fine farebbe il mito? Se tutto fosse lineare e non il frutto di elaborazione psicologica, che fine farebbe la naturale capacità umana di essere creativi e di partorire i simboli, le idee, gli archetipi? Di colpo perderemmo la nostra capacità di concepire il numinoso e finiremmo per essere vuoti contenitori a cui è stata messa in testa la religione da chissà quali divinità aliene. Di colpo cancellate nel nulla tutte le scoperte antropologiche ed etnologiche. E allora potremmo dire lo stesso anche della nostra psiche: i contenuti inconsci che affiorano alla mente, ma che sono una deformazione di un fatto passato, se fossero presi alla lettera, cosa ci direbbero di noi? Che veramente abbiamo visto un drago? Che veramente vogliamo uccidere qualcuno? 

Ciò che è chiaro, almeno per me, è che le cose variano a seconda dei punti di vista. Se vogliamo prendere la Bibbia alla lettera, allora troveremo tutte le prove e gli indizi che confermeranno quel che dice la Bibbia così letta. Se non vogliamo prendere la Bibbia alla lettera, troveremo comunque delle prove, indizi, che in maniera altrettanto convincente ci faranno trovare cose completamente diverse. A questo punto, gli indizi e le prove non servirebbero a scoprire la verità, ma solo ad accumulare informazioni che diano ragione alla nostra convinzione. Serve la falsificazione popperiana per conoscere un po' di più i fatti, ossia sforzarsi il più possibile di dimostrare il contrario di quel in cui crediamo!

Se divenissimo consapevoli che i nostri presupposti teorici possono influenzare fortemente quello che vediamo e come lo vediamo, allora smetteremmo di essere troppo rigidi sulle nostre posizioni. Le prove lasciano il tempo che trovano, se sono lette e interpretare come vogliamo noi.

Facciamo un esempio. Qualcuno dirà: ci sono talmente tante di quelle prove dell'esistenza di una progenie aliena, che non ha nemmeno senso starne a parlare. Per esempio non si potrebbe spiegare altrimenti come gli antichi uomini possano aver sollevato macigni dal peso enorme, incastrati tra loro in modo millimetrico dopo esser stati trasportati da centinaia di chilometri di distanza, in condizioni impossibili. 

Il problema è che se non c'è un alternativa si sceglie la prima che capita. Mi spiego meglio. È plausibile che tutto ciò possa dipendere da un'intelligenza extraterrestre? Certo. 
Ma è la cosa più plausibile? Non lo sapremo fino a quando non viene evidenziata un'alternativa. In molti casi l'alternativa c'è, come nel caso del complesso di Puma Punku: non vi è nulla di strano, nulla che possa davvero far pensare a un'intervento extraterrestre, naturalmente se si conosce bene la tecnologia e la cultura lavorativa di quei popoli andini. Pensare il contrario significherebbe sottovalutare l'intelligenza e l'ingegno dell'uomo. 

È impossibile che l'uomo abbia potuto produrre cose del genere? E come possiamo esserne fino in fondo così certi? Questo significherebbe arrendersi, rinunciare alla scoperta, e sarebbe molto più semplice credere a un intervento alieno. Ma noi sappiamo poco del nostro passato e la ricerca è sempre un work in progress che ci fa comprendere cose diverse da quelle che prima davamo per scontate. Potevamo dare per scontato che certi popoli non disponessero di una certa tecnologia per poi scoprire che ci eravamo sbagliati.  E la storia si riscrive, quotidianamente. 

Ma allora perché si sceglie di dare comunque credito alla teoria della progenie aliena? Perché il potere della scoperta esercita un fascino talmente straordinario da esser davvero irresistibile, sopratutto se può sconvolgere i nostri paradigma, le nostre conoscenze. E questo desiderio è così talmente forte che spesso e volentierei i presupposti teorici ufficiali non vengono nemmeno considerati. Chiamasi effetto Pigmalione, o un analogo dello stesso.

Un esempio lampante è questo: 
Esiste una pratica ancora attuale che permette, con opportune fasciature, di deformare il cranio delle donne, per fini estetici. Senza questa conoscenza a carattere storico-antropologico, molti sarebbero costretti a credere che si tratta di crani alieni. Costretti perché non hanno un'alternativa altrettanto plausibile o più plausibile con cui confrontarsi.

Faccio un altro esempio per spiegarmi meglio. Gli antichi uomini pensavano fosse plausibile pensare a una Terra piatta dove a un certo punto si cadeva nel vuoto. Non essendovi alternative, quell'ipotesi fu definita non solo plausibile, ma persino valida. Oggi invece sappiamo tutti (o quasi) che la Terra è un geoide (quasi sferica) e che non si cade nel vuoto. Perciò, Sitchin può aver trovato interessanti soluzioni interpretative alle sue osservazioni; ma non sono le uniche degne di considerazione. Gli stessi reperti possono esser letti in maniera diversa e portarci a conclusioni totalmente diverse. Poi sta a ognuno di noi scegliere quello che sembra essere più plausibile; e non è nemmeno sicuro che la soluzione divenuta più plausibile sia quella giusta.

Bisogna sempre considerare il fatto che per quanto ne possiamo sapere, le nostre conoscenze saranno sempre limitate e work in progress. 
Forse gli alieni sono davvero scesi sulla Terra in tempi remoti, ma sono abbastanza fiducioso del fatto che gli uomini abbiano costruito da soli certe strutture architettoniche "impossibili", e che la religione è prettamente data dall'organizzazione sociale in relazione all'ambiente di riferimento.

La cosa da tener presente è che ogni studioso che si definisca serio, deve aver sempre presente i limiti delle proprie conoscenze, che tutto cambia, che le proprie ipotesi possono persuaderci di aver fatto scoperte sensazionali, che i nostri presupposti teorici ci influenzano moltissimo nella ricerca. E questo è valido sia per gli studiosi ufficiali e sia per quelli cosiddetti "eretici". 

"La ragionevolezza è subordinata al numero e alle cose che conosco sulla ragionevolezza stessa. Pertanto immagino ragionevolmente di essere almeno sulla strada giusta".


Il dr-Galeota è laureato in scienze e tecniche psicologiche. È ricercatore, astrologo e attualmente impegnato nella stesura di un libro di antropo-paleo-astrologia/astronomia.