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03 luglio 2016

Disastri ecologici, multinazionali e astri. (1^parte)


Chi vorrà informarsi leggerà fino in fondo.

Quantistica e spiritualità sono gli argomenti più gettonati e spesso mischiati per sostenere i più disparati interessi culturali, ma il problema ecologico continua a esistere e poco ce ne importa. O quantomeno poco importa alla maggioranza della gente, che sì, pensa al fenomeno, ma poi di concreto non fa molto. Una vera spiritualità, a mio parere, porterebbe a una vera coscienza del rischio che corriamo, e di conseguenza anche a una reale azione costruttiva in difesa di Gaia, la madre Terra. 

In questo mio articolo ho deciso di ripercorrere le radici del pensiero ecologista, ovviamente in funzione delle mie conoscenze universitarie circa questo ambito della conoscenza. Questo ci permetterà di comprendere il fenomeno dell'inquinamento e del comportamento umano rispetto allo scarseggiare delle risorse per poi tentare di comprendere come ci si sta muovendo, concretamente, per risolvere il problema. Il tutto sarà osservato non solo attraverso la lente prospettica della sociologia dell'ambiente, ma pure tramite la lente dell'astrologia mondiale. 

Barbault stesso nel suo "i cicli planetari" mostra infatti l'incidenza di accoppiamenti di pianeti in corrispondenza di situazioni socio politiche e ambientali che riguardano i fatti più importanti della terra. Non sappiamo se siano i pianeti a determinare certe vicende, naturalmente in funzione delle loro possibilità di espressione, o se siano gli eventi stessi a decretare quel che significheranno certe posizioni astrologiche. È chiaro che la specificità dell'evento è ovviamente il risultato del periodo storico in atto e che il pianeta deve essere subordinato a ciò. Ma non possiamo escludere l'ipotesi che a maturare certi fenomeni sia anche l'incidere delle potenze planetarie, spingendoci, in conclusione a non saper scegliere se sia nato prima l'uovo o la gallina. Al di là delle filosofie personali, quel che sappiamo è che il transito dei pianeti lenti nei segni zodiacali inaugura nuovi movimenti di massa che naturalmente hanno peso relativo in funzione del singolo individuo e devono, perciò, essere letti solo in generale: è chiaro che il peso del pianeta generazionale sarà differente a seconda della struttura zodiacale specifica di ogni singolo soggetto; ma è solo pensando al suo valore collettivo che è possibile una generalizzazione. Le statistiche si fanno sulle grandi masse di popolazioni proprio per comprendere tendenze generali e non come tale tendenza è vissuta dal singolo soggetto. In virtù di ciò non ha molto senso prendere il caso particolare per confermare o meno la tesi dell'influenza collettiva di certi pianeti. 

Ma al di là di queste divagazioni, che non sono ovvie per tutti, a me preme dare una ragione astrologica al fenomeno dell'inquinamento. Il "responsabile" astrologico certo non può essere un solo attore ma l'incastro di cicli diversi che appunto vanno a sollecitare in maniera, ogni volta diversa, lo sviluppo di una data condizione preesistente. Nettuno è per me il gas serra, il fumo, l'inquinamento della biosfera con l'annesso surriscaldamento globale; mentre Plutone è la risorsa atomica così come il petrolio, i combustibili fossili  e non biodegradabili. Barbault vede in Saturno il lavoro umano ed è ovvio che l'incastro di tre cicli (Saturno-Nettuno, Saturno-Plutone e Nettuno-Plutone) possa aiutarci a comprendere la direzione di un fenomeno che, come ogni entità biologica, segue leggi e regole omeostatiche o tendenze cicliche. Sono questioni che approfondiremo dopo.

Ma scendiamo nel vivo della questione ecologica e vediamo assieme alcuni degli esiti di questi cicli planetari che secondo l'illustre astrologo francese dovrebbero raggiungere il picco negativo entro il 2020 per poi segnare, subito dopo, un periodo storico di lenta ripresa sino a una nuova fioritura ecologista, forse figlia di un risveglio di coscienze, non necessariamente segnato da un sempre più crescente misticismo (Nettuno in Pesci) ma che potrebbe comunque incidere significativamente.

Per parlare del fenomeno delle risorse ambientali dell'inquinamento bisogna, a mio parere, partire da certi fatti. I profughi ambientali sono uno dei più gravi risultati delle problematiche ambientali naturali o generate a causa dell'uomo. Le migrazioni di grandi masse spesso non sono raccontate dalle TV eppure rappresentano uno dei problemi più gravi di questi ultimi due secoli. La siccità, l'erosione del suolo e la desertificazione sono la ragione delle migrazioni di chi non ha più la possibilità di garantirsi la sopravvivenza, ossia i mezzi sicuri per il proprio sostentamento. Questo è quel che Norman Myers chiama esodo ambientale, spesso causato dall'opera umana. Basti pensare alle monumentali dighe presenti in diverse parti del mondo come possano concentrare le risorse idriche di una nazione solo in alcuni posti riducendo l'afflusso in altre zone, con conseguente impoverimento e inaridimento di quelle non più bagnate dai corsi d'acqua. Si stima che in India siano stati sfollati tra i 16 e i 38 milioni di persone, proprio a causa di queste costruzioni finanziate dalla banca mondiale. Interessi di pochi che si riflettono attraverso un danno ambientale che richiede interventi statali ben più importanti delle spese attuate per sovvenzionare i mega progetti edilizi. Il nord ovest della Cina è già dichiarata "disastro ecologico": i pochi campi coltivabili sono già confinati con dune sabbiose che presto prenderanno il posto del verde. Naturalmente la sempre più crescente domanda di carne, supera l'offerta e ciò impone una grande mole di coltivazioni che già da sole potrebbero sfamare l'intera razza umana e risolvere il problema della fame nel mondo e che invece viene impiegata per nutrire i bovini. 

Non bisogna mai dimenticare che questi progetti spesso, oltre a costare la vita delle persone a causa dei risultati a lungo termine, sono anche motivo di guerre civili e uccisioni già in fase di costruzione. Basti pensare per esempio all'assassinio di 376 persone tra cui donne e bambini, che protestavano a favore dell'abbattimento della diga Chixoy in Guatemala. Episodi come questi si sono ripetuti anche in altre parti del mondo. Siccome parliamo di fenomeni che accadono in continuazione da decenni, non possiamo pensare che siano giustificati da un solo passaggio planetario: è ovvio che si parla di grandi cicli della durata di secoli, che come ovvio che sia hanno la loro punta massima in certi momenti della storia. 

Tornando alla questione delle dighe, l'Italiana Salini Costruttori è coinvolta nella costruzione di GIBE III in Africa; imponente costruzione che, a parere degli esperti potrebbe indurre carestie croniche e portare all'estinzione di alcune tribù o alla dipendenza dagli aiuti umanitari. Lo scenario è tragico soprattutto se ci riferiamo al continuo abbassamento del lago Ciad che negli ultimi 40 anni ha perso circa il 90% della sua estensione e che da esso dipende la sopravvivenza di 22 milioni di persone. La possibilità di grandi esodi è certa. Non dobbiamo meravigliarci, dunque, quando barconi carichi di persone cercano asilo presso l'Italia, spesso vista come unica meta per risollevare un destino già segnato dalle multinazionali e dall'inquinamento, oltre che dalle guerre.

E parlando proprio di queste ultime, come non citare il conflitto israelo-palestinese che sotto le mentite spoglie di una guerra religiosa in realtà si basa sullo sfruttamento idrico del fiume Giordano con un consumo dell'82% di Israle contro il 18% della Palestina?

Il fatto è che oggi si prende dall'ambiente più di quel che è capace di donare, e rigenerare. Ci sono nazioni con un deficit talmente elevato che poi si giustifica chiaramente il perché di gravissimi saccheggi nei paesi del terzo mondo. L'obiettivo è quello di sfruttare meglio le risorse semi-rinnovabili (acqua, legna) e usare maggiori fonti di energia rinnovabili (sole, vento) che in verità non sono molto competitive rispetto ai prezzi di altre fonti energetiche. 

In mezzo a questo marasma di sprechi e sfruttamenti, il protocollo di Kyoto si impone per la gestione saggia delle risorse. Regole e leggi dovrebbero obbligare, le nazioni aderenti, al cosiddetto 20-20-20, ossia ridurre del 20% le emissioni di gas serra utilizzando il 20% in più di risorse rinnovabili entro il 2020. Fatta la regola si fa anche il modo per trasgredirla: il paese che ha raggiunto certi obiettivi annuali acquisisce dei crediti che possono essere ceduti alle nazioni che non hanno raggiunto l'obiettivo. In questo modo, pagando, è possibile continuare a costruire centrali inquinanti. A favore della UE abbiamo la riduzione di CO2 del 7% dal 1990 al 2010 e un investimento del +10% nel settore eolico e idroelettrico. Un passo in avanti è stato fatto ma ciò non è sufficiente. 

Contribuiscono all'emissione di gas serra anche i rifiuti organici che oltre a ciò producono il percolato, liquame che spesso finisce per contaminare le falde acquifere così come documentato in numerose occasioni dai giornalisti. Gli inceneritori dovrebbero compensare i problemi delle discariche, grazie all'ausilio di termovalorizzatori che comunque non riescono a smaltire completamente il materiale inquinante: del 30% dei rifiuti bruciati il 3% risulta essere molto pericoloso. Le cosiddette ecoballe, finiscono nelle mani di chi si assume la responsabilità di smaltirle, ma abbiamo documentazioni, anche tramite i resoconti dei pentiti della malavita, che queste sono sepolte sottoterra conservando grandi quantità di piombo, cadmio, zinco e plastiche, dannosissime per la salute dell'uomo. Parliamo delle ecomafie di Puglia, Campania, Calabria e Sicilia: una vera vergogna e disonore per la nostra Italia. 

Ogni abitante produce in media 14 Kg di rifiuti elettrici ogni anno. Di questi solo il 30% è trattato e riciclato. Il 70% viaggia spesso e volentieri nelle discariche dislocate in altri paesi del mondo come il Ghana e la Nigeria, naturalmente in maniera illegale: i paradisi della natura ormai sono davvero pochi se consideriamo questi miserabili misfatti. E in tutta questa "Babilonia" di malvagità egoistiche, cerchiamo soluzioni per produrre energia inquinando meno.

Einstein propose la soluzione tramite la sua famosissima formula E=MC2 e si passò alla sperimentazione che portò allo sfruttamento dell'energia atomica. Nel 1934 Enrico Fermi produsse la prima bomba sfruttando questa nuova fonte energetica dalla grandissima potenza distruttrice (Plutone). Lo capì presto il Giappone a suo spese. Non solo per ragioni distruttive, ma anche per migliorare la qualità della vita umana, la scoperta atomica produsse il nascere delle centrali nucleari. Quelle in funzione oggi sono di seconda generazione ma molti sono i paesi che, dopo alcuni incidenti, hanno indetto dei referendum per l'abolizione. Nonostante i reattori moderni siano raffreddati ad acqua o moderati a grafite, non ci si fida della sicurezza che quelli di terza generazione sono in grado di fornire. Già il livello massimo di gravità della scala INES era stato toccato con l'incidente del 1986 in Ucraina e oggi non si vuole correre ancora un rischio del genere. Ma il problema non è solo questo.

Uranio impoverito che si diffonde in microparticelle e che causa malattie mortali è anche l'ingrediente segreto dei vari missili utilizzati in diversi conflitti armati e che ha portato 40.000 militari alla contaminazione dalle micidiali radiazioni. Il problema dell'inquinamento, dunque, non è solo il surriscaldamento del globo, non è solo l'accumulo degli scarti che contaminano le falde acquifere; ma è pure la minaccia atomica che spesso è minimizzata dai vari enti governativi che non vogliono mai assumersi la responsabilità dei tumori a cui vanno incontro i loro militari. Basti pensare al Kosovo e ai 31.000 proiettili per il totale di 10 tonnellate di munizioni potenzialmente cancerogene. Ovviamente si ammala pure chi mangia alimenti contaminati. Nonostante tutto, la richiesta di Uranio è cresciuta, le risorse sono diminuite e i prezzi sono schizzati alle stelle. Dai 7 dollari del 2001 si è giunti ai 135 del 2007: una crescita esponenziale per l'industria del terrore. Ancora una volta, il ciclo di Plutone nei suoi aspetti con Nettuno o Urano, potrebbe illuminarci sui possibili sviluppi. 

Se le nano-particelle di Uranio impoverito vagano per l'aria e possono essere trascinate dal vento anche per centinaia di chilometri contaminando zone naturali oltre che urbane, che fine fanno le scorie nucleari?  Lo scopriremo nella prossima puntata.