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04 settembre 2020

Spiritualità e psicologia

 Il mio costante percorso di crescita culturale mi ha portato a comprendere una cosa: la filosofia alla base di certe dottrine spirituali ha influenzato sicuramente lo svilupparsi di certe ideologie della psicologia e certe ideologie della psicologia moderne, possono senz'altro essere utilizzate per sviluppare ulteriori concetti filosofici utili per la crescita spirituale. Lo scopo ultimo in ogni caso è non solo la consapevolezza, ma anche l'efficacia in pratica.

La differenza tra uno spiritualista e uno psicoterapeuta sta sostanzialmente nel fatto che il primo esprime le sue affermazioni sul proprio cliente in maniera dogmatica, perché sente la verità dentro, perché nell'intimo sente che tutto ciò è vero, magari fidandosi di uno spirito guida o di canalizzazioni. Questa fiducia cieca nel sentire, lo spinge a non cercare e a non dare dimostrazioni. Lo psicoterapeuta invece ha dubbi a proposito della propria stessa valutazione del cliente, e corregge il tiro man mano che si sviluppa la relazione terapeutica. Lo spiritualista parte già da una verità, lo psicoterapeuta invece formula delle ipotesi che corregge in itinere e si aspetta delle dimostrazioni e delle prove della correttezza del proprio ragionamento e dell'efficacia del proprio trattamento. 

Lo spiritualista crede, lo psicoterapeuta scopre. Lo spiritualista crede di essere psicoterapeuta, lo psicoterapeuta cerca di usare quanti meno dogmi possibile. 

Lo spiritualista crede di avere la verità. Lo psicoterapeuta la cerca. Lo spiritualista ha fiducia, lo psicoterapeuta ha dubbi. Io ho dubbi, tanti, che mi tolgo cercando prove e dimostrazioni, perché chi ha già una verità ha smesso di imparare. 

Sapete bene: sono un astrologo, ho una laurea in scienze e tecniche psicologiche, ho scritto dei libri, migliaia di articoli eccetera eccetera. So il fatto mio. Tuttavia la mia biblioteca continua a crescere. Perché? Perché non mi è sufficiente ciò che già so e ciò che ho scoperto con la mia cultura e intelligenza. Molti libri mi deludono, altri mi cambiano. L'amico Davide Tuveri a proposito della spiritualità mi ha fatto il copia incolla di un lungo testo scritto dallo spuritualista Andrea Panatta, frasi che mi hanno colpito. Così ho deciso di comprare i suoi libri e sto per cominciare a leggerli con lo scopo di trarre il massimo insegnamento e magari di trovare ulteriori argomenti che possono essere utili per la stesura dei miei prossimi libri. Ecco il copia-incolla che mi ha spinto all'acquisto di questi libri.

I Normali e gli Spirituali

"Ho visto scorrere il meme sottostante condiviso da diverse centinaia di persone ultimamente. E ogni volta onestamente avevo un crampo allo stomaco.. lo so, perdonatemi se sono ancora umano e non sono illuminato. Quello che mi colpisce in sé , è la velata forma di razzismo che il meme vuole veicolare. "Noi spiritualisti non possiamo essere compresi dalle persone normali". Il che è esattamente il gioco dell'ego che tende a separare piuttosto che integrare.

Potremmo soffermarci anche su un altro pericoloso aspetto di questo messaggio apparentemente innocuo: il fatto che si cerchi la spiritualità per sentirsi speciali, una specie di supereroi dotati di poteri paranormali e quindi, ancora una volta, distinti dalla massa dei comuni mortali. Inutile dirvi che non è così. Sapete, tanti anni fa (più o meno 23) anche io ebbi questa fase, una fase che i miei maestri definivano adolescenziale, nella quale scoprìi il meraviglioso mondo della spiritualità: energie, coscienza, piani sottili, chakra e auree, occultismo e spiritismo, canalizzazioni e chi più ne ha e più ne metta.

 Ebbene sì, ho attraversato anche io quella fase entusiastica, euforica nella quale ci si nutre di qualsiasi cosa sia fuori dall'ordinario e si scopre che probabilmente la vita ha anche un aspetto occulto del quale pochi si preoccupano e che sembra rispondere a tutte le domande sull'esistenza. Ricordo che affrontai questo periodo a seguito di tutta una serie di strani episodi che per me rappresentavano un contatto con lo spirito, con la sensazione di essere 'speciale', di essere una specie di 'eletto' perchè in effetti vedevo cose che altri non vedevano e sembravo essere cosciente di fatti che ai più erano sconosciuti (e me la tiravo per questo...oh se lo facevo).

Questo ebbe due effetti all'epoca: da una parte spinse la mia curiosità ad indagare più a fondo e mi fece scoprire un sacco di belle cose, dall'altra però mi portò gradualmente a negare la vita 'ordinaria', con tutto il suo insieme di cose noiose, scontate, banali, le cose di cui i 'normali' si occupavano: i soldi, le relazioni, il futuro, il lavoro, il gioco, la creatività..cose normali insomma. E ancora più in là mi provocò una bella depressione che ci misi anni a comprendere e ancor di più a risolvere: chi mi tirò fuori da quel casino mi disse sostanzialmente questo. Non si può crescere in una direzione spirituale senza curarsi contemporaneamente anche di quella materiale. Negando un aspetto dell'esistenza si rafforza proprio ciò che si nega, e quel che è negato prima o poi tornerà a farsi vivo, centinaia di volte più forte di prima.

Mi disse anche che lo spiritualista polarizzato è affetto da questa particolare forma di razzismo nella quale i 'normali' non sono più visti come persone degne di essere incluse nel proprio panorama. Si isola dalla normale vita sociale perchè non ritenuta utile alla crescita spirituale e si convince che dovrebbe sempre stare con persone simili a lui. Non si interessa più del mondo reale con la conseguenza di un progressivo scollamento da cose come la politica, la società, l'economia, la psicologia e la scienza, ritenute in qualche modo inferiori e non 'profonde'. Al giorno d'oggi posso però dirvi questo: la polarizzazione spirituale è una forma di stupidità difficilmente guaribile se non viene riequilibrata con una potente dose di realtà.

La distinzione fra 'normali' e 'spirituali' è a conti fatti un infantile tentativo di sentirsi speciali, normalmente eretto a difesa di qualche privazione affettiva o di una incapacità di adattamento e quindi, come tale, non funzionale a un buon equilibrio psico-fisico e una buona integrazione con il resto dell'umanità. E se siamo tutti uno, allora siamo uno anche con quei 'normali' che non possono capirci (in teoria). Le poche persone che mi hanno convinto in questo percorso durato 23 anni, erano e sono persone dotate di una forte energia spirituale, grandi capacità (e poteri) ma che sono anche molto efficaci sul piano della normale realtà di tutti i giorni. Sicuramente non sono persone che hanno difficoltà a comprendere o ad essere comprese dai 'normali', anzi, sono estremamente integrate nella cosiddetta società normale, tanto da non dare nell'occhio e da risultare assolutamente ordinari. Perchè il fatto è questo. Più si cresce più si tende a voler rimanere umili, ordinari, e invisibili esteriormente, più si cresce più si impara a essere totalmente nel mondo, ma senza essere totalmente del mondo."