A cura di Ciro Discepolo:
Recensione del libro “Nella mente dell’astrologo — Vol. 2”.
By Ciro Discepolo.
Giuseppe Al Rami Galeota è un uomo onesto e un ricercatore
altrettanto onesto. E questo non tanto perché quando lo tentarono rifiutò le
lusinghe di una promessa di gradi da caporale e i trenta denari con cui diversi
altri si sono venduti. No, do per scontato che non ci sarebbero mai riusciti.
Egli è onesto nel suo percorso umano e coerentemente lascia
traccia di ciò nei suoi scritti, come nell’ultimo libro che ho voluto leggere
subito, prima di partire per una settimana negli States: “Nella mente dell’astrologo
— Volume 2”, Youcanprint, Roma, 2020, 232 pagine, reperibile sia in rete che
nelle librerie.
Chi lo legge si accorge che il tormento è sempre dentro di
lui e certamente le frasi che terminano con un punto di domanda sono assai più
numerose di quelle che finiscono con un punto esclamativo. Così ricordo il
Giuseppe Galeota che conobbi tanti anni fa e così lo identifico ancora oggi.
Giuseppe continua a interrogarsi e un poco anche a tormentarsi
su quella che potremmo definire la genesi dell’Astrologia, dalla notte dei
tempi a oggi: egli si chiede, per decine e decine di pagine, quale possa essere
il modo giusto di decrittare i simboli da cui sono state partorite tutte le
stimmate astrologiche: lo zodiaco siderale, quello tropico, la divisione
arbitraria delle prime costellazioni, la corrispondenza analogica tra i miti
greci e i pianeti che noi conosciamo… E mille cose ancora.
Però, attenzione: nell’Autore detto persistere è una
modalità operativa e di ricerca, non il fine stesso della sua direzione come
uomo e soprattutto come astrologo.
Egli non continua a tormentarsi su mille argomenti al solo
scopo di gettarsi in quella astrologia filosofica, in quel magma di fuffa, dove sia possibile dire tutto e
il contrario di tutto.
No, e qui viene fuori la coerenza e l’onestà dello studioso:
Giuseppe getta sul terreno di studio i suoi dubbi e i suoi struggimenti
interiori, di vero studioso, ma per poi scendere in campo, schierarsi e —
soprattutto — agire.
Io avevo visto questo suo potenziale di vero astrologo,
dentro di lui, tanti anni fa, e sono in parte responsabile di averlo messo con “le
spalle al muro”, indirizzandogli molte persone a cui dicevo di no per un
consulto: quando Al Rami si è trovato faccia a faccia con tante persone, ha
compreso che pur all’interno di un sentiero legittimamente cosparso di punti di
domanda, egli aveva il DOVERE di tentare di aiutare gli altri e per fare questo
doveva schierarsi.
Anche qui avrebbe potuto scegliere la strada più facile del “Sì,
però…” o del “Dobbiamo considerare tutte le variabili e tutte le possibilità”,
ma avendo qualità di vero astrologo ha fatto le sue scelte e si è gettato nella
mischia.
Io non credo che lui abbia scelto la mia scuola e l’Astrologia
Attiva per motivi sospetti: ha sperimentato prima su sé stesso e poi, giorno
dopo giorno e anno dopo anno, ha continuato la sua esperienza sugli altri,
raccogliendo anche tante soddisfazioni lungo sentieri di cui ha potuto valutare
l’affidabilità dei risultati.
All’inizio io sentivo la sua preoccupazione di elaborare,
impellentemente, una scoperta importante. Oggi percepisco una giusta nuova
maturità in lui, maturità in cui credo che egli abbia compreso che pur in
mancanza di scoperte clamorose, che comunque potrebbero esserci, agire da bravo
astrologo non è cosa per tutti: occorre predisporsi all’ascolto — e la sua
laurea in psicologia lo aiuta molto in ciò —, ma è necessario anche affinare
tecniche che non si leggono sui libri, come quella che permette all’astrologo
di far rilassare il consultante e, quando egli si accorge che chi gli sta di
fronte, ha abbassato il muro di sospetto e di paura, “sferrargli” di colpo la
domanda o le domande principali.
L’Astrologia è soprattutto un’arte alla cui base ci deve
essere un feeling che permetta all’astrologo di entrare in profonda empatia con
chi gli sta di fronte.
Chi è cattivo, invidioso, meschino, non potrà mai essere un
buon astrologo.
Da studioso a studiosi: leggete il Tema Natale di questo
cancerino (soprattutto) e vi renderete conto che, se proprio desideriamo
trovargli un difetto umano di un certo peso, quello è ascrivibile al suo
eccessivo “candore sagittariano” che gli viene dal segno solare.
Ve ne accorgete dalle risposte con cui si confronta con gli
avversari.
Gli ignoranti possono essere semplici “ignoranti ruspanti”,
come direbbe Hannibal Lecter, oppure “ignoranti in cattiva fede”.
Dalle risposte che Al Rami dà ai suoi
interlocutori/avversari, vi rendete conto che egli dialoga pensando di trovarsi
sempre di fronte a “ignoranti ruspanti”.
Così, se qualche sciacquetta, al soldo di qualcuno che le ha
promesso i gradi di caporale, gli ripete la stessa litania, sciocca sciocca
sciocca, che declinavano a me cinquant’anni fa (“Non puoi dimostrare che le
Rivoluzioni Solari Mirate funzionino perché non potremo mai avere che lo stesso
soggetto parte e non parte e dunque tutto resta solo teoria e basta”), Giuseppe
non infierisce, tenta perfino di dialogare, quando basterebbe zittire per
sempre questi dementi ricordando loro due cose:
-
Primo, che tra le molte migliaia di esempi che
ho pubblicato nei miei libri, vi sono molti casi straordinari di gemelli, genetici
o astrali, in cui uno dei due è partito e l’altro no, cosa che potrebbe
convincere anche i somari. Ma i somari sono in buona fede.
-
Secondo, potrebbe cucire loro la bocca, per
sempre, facendo osservare a questi venduti ignoranti, che tale critica si
potrebbe usare anche contro i transiti perché dovremmo sempre riuscire a
dimostrare cosa accadrebbe a Tizio se Plutone, invece di passargli sulla testa,
cambiasse orbita e passasse da un’altra parte.
Candore sagittariano, come dicevo. Ma non semplicità o
stupidità. Leggete con quanto senso critico l’Autore riflette sulle molte
assurdità di un duello Astronomia/Astrologia citato nel suo nuovo libro. E
considerate anche che egli è tra i pochissimi, forse l’unico, che mi segue,
costantemente, sul versante epistemologico a cui dovrebbe indirizzarsi,
soprattutto, l’intellighenzia astrologica di tutto il mondo che, invece,
reitera inutili declinazioni sulle profezioni e sulle Parti Arabe che al
cittadino di oggi non cambiano la vita neanche di un bit.
E leggete anche con attenzione la sua critica, moderata e
ragionata, ma implacabile, all’inconsistenza teorica e pratica di ogni
tentativo di leggere Chirone in rapporto ai fatti della vita di un essere
umano.
Io sono soddisfatto di come procede il suo cammino di
studioso e ho piacere anche che lui sia tra i venticinque iscritti al nuovo
corso di Astrologia Attiva (alla data del 31 dicembre scorso), tra cui ci sono
diversi dei migliori ex allievi e oggi colleghi della mia scuola.
Mi fermo qui, non prima, però, di avere definito Giuseppe Al
Rami Galeota, secondo il mio modo di vedere, un anatomo-patologo dell’anima
dell’astrologia e questa sua frase, di pagina 131, mi sembra lo dimostri
efficacemente:
“Per me, il viaggio di compleanno rappresenta l’euforia che
si prova nel sentirsi parte attiva di un processo catartico di crescita e di
liberazione dalla sofferenza”.
Mia risposta:
Gli ho regalato una copia e mi aveva detto che l'avrebbe letta una volta rientrato dagli USA. Non ha resistito e ha divorato il testo in un giorno...
Ebbene, come potete leggere ne ha approfittato per essere molto duro con gli avversari della nostra scuola attribuendomi anche un certo difetto che in parte condivido: non vedo quasi mai cattiveria in chi si confronta con me, ingenuità sagittariana, candore. Ma non so fino a che punto questo mio veder "rosa confetto" sia ingenuo.
È anche vero che considero il mio interlocutore astrologo un "ignorante ruspante"; ma non in senso offensivo, ma solo nel senso di chi su certe tematiche ignora certe letture, di chi non è abbastanza informato. Perché è ciò che ho sempre constatato. Lo sottoscrivo perché non c'è nulla di male a esser disinformati: io lo sono su altri argomenti dell'astrologia su cui non mi cimento.
Questa sua recensione per me è motivo di orgoglio perché mi definisce " anatomopatologo dell'anima dell'astrologia". Non sa quanto questa affermazione risuona in me che sin da bambino amavo catalogare gli animali preistorici in categorie di peso e lunghezza, analizzare nel dettaglio la loro forma per poterli poi disegnare. Occorreva spirito di osservazione, una specie di lente a raggi X.
Ricordo quando da piccolo amici di famiglia mi chiamavano "scienziato" per via della mia cultura in campo naturalistico.
Sono contento anche che abbia definito seria, critica e ragionata la mia analisi su Chirone; cosa che come potrete ben immaginare mi procurerà un sacco di avversari; ossia tutte quelle persone che usano questo corpo celeste ormai da lustri, raccogliendo risultati positivi che io penso di aver "smontato" passo passo.
Ho spiegato un metodo e le criticità di certe descrizioni. Sono stato onesto. Onesto non significa che ho ragione nelle conclusioni. Significa solo che ho mostrato i numerosissimi e clamorosi errori che io ho scorto in certe definizioni, sempre per il solito fatto che come dice Discepolo sono un "anatomopatologo".
Grazie per le belle parole.
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