Canalizzazioni dalle Pleiadi e da Sirio: mito o realtà?
Negli ultimi decenni, soprattutto nell’ambiente New Age, si sono moltiplicate le testimonianze di persone che affermano di canalizzare messaggi provenienti da entità extraterrestri. I nomi ricorrenti sono sempre gli stessi: le Pleiadi, Sirio, Arcturus. In apparenza, queste esperienze sembrano affascinanti e misteriose. Ma se le osserviamo con un po’ di senso critico, emergono numerose contraddizioni che ne minano la credibilità.
Stelle famose, non stelle qualsiasi
Una prima osservazione: le entità canalizzate dichiarano quasi sempre di provenire da stelle o costellazioni molto conosciute. Sirio è la stella più brillante del cielo, le Pleiadi sono un ammasso facilmente visibile a occhio nudo e radicato in decine di miti antichi. Arcturus, a sua volta, è tra le stelle più luminose dell’emisfero boreale.
Domanda inevitabile: perché mai non si cita una stella sconosciuta, magari visibile solo dall’emisfero australe o senza alcuna risonanza culturale? La risposta è intuitiva: un nome famoso ha già un potere simbolico, cattura l’immaginazione e suona “credibile”. Un nome ignoto non avrebbe lo stesso effetto.
Il paradosso del “non fisico”
Un’altra contraddizione è ancora più evidente. Quasi tutti i canalizzatori specificano che queste entità non sono fisiche, ma provengono da altre dimensioni o da livelli di coscienza superiori. Eppure continuano a presentarsi come “Pleiadiani” o “Siriani”.
Se non sono esseri materiali, che senso ha collocarli in un sistema stellare fisico con coordinate astronomiche precise? È come dire che un sogno proviene da una città reale: un accostamento forzato, che mescola un’etichetta concreta con un contenuto immateriale.
Messaggi vaghi e intercambiabili
I contenuti delle canalizzazioni seguono sempre lo stesso copione: parole d’ordine come ascensione, vibrazioni, luce, DNA quantico, frequenze cosmiche. Sono concetti suggestivi, ma privi di riscontro verificabile.
Si tratta di discorsi che potrebbero essere scritti da qualsiasi autore spirituale umano. Non contengono informazioni nuove, precise o dimostrabili: nessuna data, nessuna scoperta scientifica, nessuna predizione concreta. Solo messaggi motivazionali e filosofici.
Pseudo-scienza e linguaggio suggestivo
Molti canalizzatori amano inserire parole scientifiche come “quantico”, “frequenza”, “DNA multidimensionale”. Ma si tratta di un uso puramente metaforico, che nulla ha a che fare con la fisica o la biologia reali. È un trucco linguistico: accostare il gergo scientifico a temi spirituali per sembrare più credibili.
Incoerenze tra canalizzatori
Un’altra prova della natura soggettiva di queste esperienze è che le descrizioni variano enormemente. Alcuni dicono che i Pleiadiani sono esseri alti, biondi e fisici; altri li descrivono come pura coscienza luminosa di nona dimensione. Se la fonte fosse reale e oggettiva, le testimonianze dovrebbero convergere. Invece divergono radicalmente, segno che il contenuto dipende più dal canalizzatore che da una presunta entità esterna.
Una conclusione critica:
Mettendo insieme tutti questi elementi, il quadro è chiaro:
l’uso di stelle famose è una scelta simbolica, non una localizzazione reale;
la definizione “non fisico” rende le affermazioni non falsificabili e quindi non verificabili;
i messaggi sono vaghi, intercambiabili e pseudo-scientifici;
le incoerenze tra diversi canalizzatori mostrano che la fonte non è esterna ma interiore.
In altre parole, più che veri contatti con entità stellari, queste canalizzazioni appaiono come costruzioni immaginative, alimentate dall’inconscio, dalla suggestione e dall’influenza culturale.
1. La retorica dell’inconscio e delle ferite passate
Molti messaggi parlano di “liberare le memorie cellulari”, “guarire le ferite del bambino interiore”, “integrare le ombre”.
➡️ Questi concetti ricalcano la psicoanalisi classica (trauma infantile, rimozione, ombra junghiana) ma vengono riformulati in chiave cosmica o spirituale, senza alcun aggiornamento ai progressi della psicologia contemporanea.
2. Consigli relazionali stereotipati
Frasi tipo:
“Ama te stesso e tutto si trasformerà”
“Lascia andare il passato per aprirti al futuro”
“Non giudicare gli altri, vedili come specchi di te”
➡️ Sono slogan psicologici elementari, che riecheggiano manuali di auto-aiuto e sedute di counseling non scientifico. Nessun reale approfondimento di dinamiche cognitive, emotive o relazionali.
3. La semplificazione estrema
Il messaggio canalizzato riduce problemi complessi (ansia, conflitti, lutti, traumi) a formule semplicistiche:
“Alza la tua vibrazione”
“Scegli l’amore, non la paura”
➡️ È una psicologia spicciola, priva di strumenti concreti e di strategie operative. Più simile a un mantra motivazionale che a un consiglio terapeutico.
4. Uso improprio di concetti scientifici
Quando cercano di sembrare più sofisticati, inseriscono riferimenti al DNA, all’epigenetica, alla fisica quantistica.
➡️ In realtà, sono termini usati fuori contesto, per dare parvenza di profondità. In termini clinici e scientifici, non hanno alcun valore operativo.
5. Conclusione critica
In definitiva:
I “consigli pleiadiani” e simili riciclano vecchie categorie psicoanalitiche, spesso superate anche in ambito accademico.
Le ripropongono in salsa cosmico-spirituale, usando un linguaggio vago e suggestivo.
Non offrono strumenti concreti di cambiamento, ma solo un effetto placebo e motivazionale.
👉 In sostanza, ciò che appare come “messaggio da altre dimensioni” non è altro che psicologia spicciola travestita da rivelazione cosmica.
Proiezione e responsabilità spostata sul cliente
Quando il consiglio sembra incoerente o lontano dal problema del soggetto, il canalizzatore usa un escamotage:
“Non cercare di capire subito con la mente, lascia che il messaggio risuoni dentro di te.”
“Troverai da solo il significato nel tempo.”
➡️ Questo sposta la responsabilità dell’efficacia dal canalizzatore al cliente: se il messaggio non serve, è perché il cliente non ha riflettuto abbastanza o non è pronto a coglierne il senso.
Effetto Barnum e auto-interpretazione
Il meccanismo è identico all’effetto Barnum: un enunciato generico viene interpretato come personale perché il soggetto stesso vi proietta significati.
➡️ In pratica, è il cliente che “lavora” per dare coerenza al messaggio, non l’entità canalizzata che fornisce chiarezza.
Perché funziona?
Permette al canalizzatore di non sbagliare mai: ogni frase può “aver senso” se riletta in chiave personale.
Mantiene alta l’autorità percepita del canalizzatore: “il messaggio è giusto, sei tu che devi ancora comprenderlo”.
Crea un meccanismo di auto-colpevolizzazione del cliente: se non capisce, si convince di non essere abbastanza evoluto.
Cosa ne penso?
Questa strategia è una forma sottile di deresponsabilizzazione professionale. In un contesto serio (psicologia, counseling, coaching), il professionista ha il dovere di verificare se il consiglio è utile e comprensibile per il cliente. Qui invece si capovolge la logica:
il messaggio è sempre valido “per definizione”,
se non funziona, la colpa non è del canalizzatore ma del cliente.
È un meccanismo di protezione dell’autorità del medium, che rende impossibile ogni forma di critica interna al sistema. In altre parole: è un modo elegante per non dover rendere conto di ciò che si dice.
Scendiamo in profondità con alcuni esempi pratici?
1. Messaggi vaghi e interpretabili
Esempi tipici:
“Lascia che la luce guidi i tuoi passi.”
“Non temere di lasciar andare ciò che non ti serve più.”
“Ascolta la voce dentro di te, essa conosce la verità.”
Funzione psicologica: sono frasi talmente generiche che chiunque può riconoscervi un senso, adattandole al proprio vissuto. È il classico effetto Barnum: ciò che è detto in modo universale sembra personale.
2. Se non capisci, è perché “non sei pronto”
Esempi tipici:
“Non cercare di capire ora, il messaggio maturerà dentro di te.”
“La tua anima sa già ciò che la mente non può comprendere.”
Funzione psicologica: sposta la colpa sull’ascoltatore. Se non trova senso, non è perché il messaggio è vuoto, ma perché lui non è abbastanza evoluto o pronto. Così l’autorità del canalizzatore resta intatta.
3. Il significato lo troverai tu
Esempi tipici:
“Non è importante cosa ti dico, ma cosa tu sentirai dentro di te.”
“Ogni parola contiene un seme, sarà la tua coscienza a farlo germogliare.”
Funzione psicologica: deresponsabilizza totalmente il canalizzatore. È il cliente a dover fare il lavoro di interpretazione, proiettando nel messaggio i propri significati. In pratica, il contenuto lo costruisce il cliente stesso.
4. Mai sbagliare
Grazie a questi meccanismi, il canalizzatore non può mai essere smentito:
Se il messaggio “funziona”, è la prova della sua autenticità.
Se non funziona, è perché “tu non sei pronto” o “non hai riflettuto abbastanza”
In entrambi i casi, la responsabilità non ricade mai sul canalizzatore.
5. Conclusione critica
Questo modo di comunicare non è neutrale:
rafforza l’autorità di chi canalizza,
mantiene in soggezione chi ascolta,
impedisce qualunque verifica oggettiva.
In altre parole, il cliente viene lasciato con l’onere di dare senso a parole vuote, mentre il canalizzatore si autoassolve da ogni responsabilità. È una strategia che sembra spirituale, ma in realtà serve soprattutto a proteggere chi parla.
In definitiva: furbastri?
1. La formula classica
Quando il messaggio risulta contraddittorio, inutile o palesemente sbagliato, il canalizzatore ricorre a questa giustificazione:
Io sono solo un canale.”
“Non giudicare me, io trasmetto ciò che l’entità vuole dire.”
“Il messaggio non viene da me, ma da loro.”
2. Cosa comporta psicologicamente
Deresponsabilizzazione totale: il canalizzatore non si assume alcuna responsabilità per la qualità o la coerenza delle parole.
Autorità protetta: se il contenuto non funziona, la colpa è dell’entità (irraggiungibile e incontestabile), non di chi lo ha pronunciato.
Scudo contro critiche: ogni obiezione rimbalza: non puoi criticare il canalizzatore, né l’entità (perché è “superiore”), quindi il sistema diventa inattaccabile.
3. Il paradosso
Se il messaggio è bello e utile: il merito è dell’entità (ma indirettamente anche del canalizzatore che “ha il dono”).
Se il messaggio è vuoto o incoerente: la colpa è dell’entità, mai del canalizzatore.
In entrambi i casi il canalizzatore resta intoccabile: non sbaglia mai, non rischia mai di essere messo in discussione.
4. Conclusione critica
Questo meccanismo è il più rivelatore di tutti. Trasforma la canalizzazione in un gioco a responsabilità zero:
il canalizzatore prende i benefici (attenzione, prestigio, eventualmente denaro),
ma non corre rischi, perché ogni falla viene scaricata altrove.
In sintesi: il “sono solo un tramite” è la formula perfetta per mantenere il potere senza assumersi alcuna responsabilità.
Questo post non è per chi va dai canalizzatori ma è per i canalizzatori stessi affinché possano sviluppare più senso critico, più onestà morale e intellettuale. Se anche tu ragioni e reagisci come ho spiegato, mi dispiace, ma sei un furbastro e rovini la reputazione a chi magari ha davvero delle abilità.