Molte persone credono di scegliere liberamente come comportarsi in amore. In realtà, in moltissimi casi, non agiamo: reagiamo.
E lo facciamo secondo un copione che abbiamo imparato negli anni — spesso durante l’infanzia — e che continuiamo a replicare con partner diversi ma dinamiche uguali.
Questi ruoli sono come maschere: ci proteggono dalle paure profonde (abbandono, rifiuto, fusione eccessiva, perdita di autonomia), ma allo stesso tempo ci intrappolano, perché ci impediscono di vivere la relazione in modo libero e adattabile.
Il punto critico è che ogni ruolo:
Funziona solo in parte (permette di sopravvivere emotivamente ma non di crescere)
Si autoalimenta (le nostre azioni generano proprio le reazioni che temiamo)
Ci fa attrarre partner complementari al nostro copione (chi recita la parte opposta della stessa scena).
1. Il Salvatore
Vuole “aggiustare” il partner, aiutarlo a uscire dai suoi problemi.
Radice: bisogno di sentirsi indispensabile per non essere lasciato.
Limite: si finisce in relazioni sbilanciate e logoranti.
2. Il Sempre Disponibile
Dice sempre “sì” ai bisogni dell’altro, rinunciando ai propri.
Radice: paura di essere rifiutati se si impongono limiti.
Limite: perdita di identità, risentimento represso.
3. Il Dipendente Affettivo
Vive la relazione come unica fonte di senso e sicurezza.
Radice: senso di vuoto e insicurezza personale.
Limite: paura costante di abbandono, ansia e controllo eccessivo.
Corre dietro a chi si allontana, interpretando l’amore come sfida.
Radice: dinamiche infantili in cui l’amore era incerto o intermittente.
Limite: più insegue, più alimenta la fuga dell’altro.
Descrizione: monitora costantemente partner, abitudini, contatti e comportamenti.
Radice: paura di essere tradito o ingannato, spesso legata a esperienze passate.
Limite: trasforma la relazione in un interrogatorio continuo, generando tensione e sfiducia.
Descrizione: mantiene sempre una “riserva emotiva” e non si lascia andare del tutto.
Radice: paura dell’intimità o di perdere se stesso nella coppia.
Limite: il partner percepisce freddezza, e questo può logorare il legame.
Descrizione: rifiuta qualsiasi segno di “fusione” per proteggere la propria libertà.
Radice: esperienze in cui la vicinanza era percepita come invasione.
Limite: confonde autonomia con isolamento, rischiando di vivere relazioni superficiali.
Descrizione: misura cosa dare e cosa non dare, aspettando che l’altro faccia la prima mossa.
Radice: strategia di autoprotezione appresa per evitare rifiuti.
Limite: trasforma il rapporto in un gioco di potere, soffocando la spontaneità.
Descrizione: crea o amplifica conflitti per poi vivere la riconciliazione come momento di forte unione.
Radice: associazione infantile tra amore e tensione emotiva.
Limite: stanca entrambi i partner, logora la fiducia, e trasforma l’amore in un’altalena.
Descrizione: mantiene viva la fase della conquista anche quando la relazione è stabile, talvolta flirtando con altri.
Radice: bisogno di sentirsi desiderato per confermare il proprio valore.
Limite: rende difficile costruire un legame sicuro e duraturo.
Descrizione: cerca costantemente situazioni nuove, rischiose o proibite.
Radice: associazione tra eccitazione e innamoramento.
Limite: confonde il brivido con la profondità emotiva, e può sabotare la stabilità.
Descrizione: si percepisce sempre ferito o sacrificato per amore.
Radice: senso di identità costruito sulla sofferenza e sul sacrificio.
Limite: alimenta rapporti disfunzionali per poter “confermare” la propria narrativa.
Come riconoscere il proprio ruolo e liberarsene
Una volta letta la lista, molti pensano: “Io li ho un po’ tutti!”.
È normale: nessuno è un ruolo puro, ma c’è sempre una tendenza dominante che si ripete nelle relazioni più importanti.
Il primo passo è individuarla.
1. Osserva le ripetizioni
Che tipo di partner attiri sempre?
Le tue storie finiscono con motivi simili?
Quali situazioni si ripresentano anche cambiando persona?
2. Identifica i tuoi trigger emotivi
Cosa ti fa scattare? L’allontanamento? La troppa vicinanza? La perdita di attenzioni?
Questo ti dirà quale paura profonda guida il tuo ruolo (abbandono, fusione, perdita di controllo…).
3. Analizza le tue reazioni automatiche
Tendono a essere impulsive o calcolate?
Sono volte a trattenere o a respingere l’altro?
Sono “di pancia” o “strategiche”?
4. Interrompi il copione
Piccoli esperimenti pratici:
Se insegui, fermanti e osserva cosa succede.
Se ti chiudi, condividi qualcosa di più personale.
Se controlli, lascia uno spazio non monitorato.
5. Coltiva l’autonomia emotiva
Non si tratta di “non aver bisogno di nessuno”, ma di non basare la propria stabilità interiore solo sul partner.
Cura la tua vita sociale.
Coltiva passioni personali.
Impara a gestire emozioni scomode senza scaricarle subito sull’altro.
6. Abbraccia la flessibilità
Il contrario di restare intrappolati in un ruolo non è l’assenza di personalità, ma la capacità di adattare il proprio modo di amare alla relazione concreta.
Un giorno puoi essere di supporto, un altro avere bisogno di sostegno. Un giorno cercare vicinanza, un altro dare spazio.
💡 Conclusione
I ruoli amorosi sono mappe, non catene.
Se li conosci, puoi usarli come strumento di consapevolezza, riconoscendo quando stai recitando una parte e decidendo, finalmente, se continuare… o cambiare trama.
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