Cosa è l'intelligenza?
È innata o acquisita?
Per rispondere a questa domanda certamente non ci si può improvvisare conoscitori dell'argomento ed è sempre meglio documentarsi. Ci si documenta, ovviamente, per non dire sciocchezze, e già abbiamo in ciò un primo elemento costituente dell'intelligenza stessa: la disponibilità alla conoscenza, che non è mera cultura o indottrinamento. Chi è intelligente, infatti, non lascia alla pura intuizione la possibilità di pervenire a una risposta sensata, perché la realtà spesso non è così ovvia: spesso dietro a ogni cosa si nasconde altro che non è intuibile o comprensibile se non grazie a un'accurata conoscenza dei fatti. Senza questi, non esiste una base su cui compiere un lavoro di analisi e di sintesi. Chi è intelligente, non sottovaluta mai l'idea che il percepito e il pensato debbano essere riletti alla luce di aspetti che spesso e volentieri non possono essere concepiti direttamente; ma è cosciente del fatto che ogni cosa mostra una certo grado di complessità.
Facciamo un esempio. Immaginiamo di essere sulla scena del crimine e di essere dinnanzi a un poveraccio che è stato assassinato. Come giungere a comprendere chi sia stato l'assassino? Senza un'adeguata preparazione, anche il più intelligente degli uomini potrebbe cadere in errore, poiché per giungere a una conclusione sensata occorre conoscere le tecniche, i modi, gli strumenti utili all'investigatore per guidare il proprio pensiero. Senza un'adeguata "educazione" la propria intelligenza non ha la possibilità di svilupparsi.
Facciamo un esempio. Immaginiamo di essere sulla scena del crimine e di essere dinnanzi a un poveraccio che è stato assassinato. Come giungere a comprendere chi sia stato l'assassino? Senza un'adeguata preparazione, anche il più intelligente degli uomini potrebbe cadere in errore, poiché per giungere a una conclusione sensata occorre conoscere le tecniche, i modi, gli strumenti utili all'investigatore per guidare il proprio pensiero. Senza un'adeguata "educazione" la propria intelligenza non ha la possibilità di svilupparsi.
Non è certamente per opera dello "spirito santo" che si può riuscire a risolvere un caso di omicidio. Occorre dunque una preparazione. La preparazione, non è perciò semplice conoscenza, ma è il mezzo mediante cui possiamo imparare a riflettere. Non si impara a riflettere senza un'adeguato stimolo. Se l'intelligenza fosse innata, allora, in assenza di stimoli si giungerebbe a risolvere problemi complessi. Ma sappiamo che questo è assolutamente ridicolo e la bibliografia antropologica mostra numerosi casi a sostegno di questa tesi.
Per comprendere cosa è l'intelligenza, prima di tutto bisogna comprendere come funziona il cervello. Da piccoli nasciamo con un grande numero di neuroni che progressivamente, con il passar del tempo, scompaiono. Al loro posto, però, si formano nuove connessioni e sono queste che permettono il passaggio dell'impulso nervoso da un neurone all'altro. I geni hanno la funzione di rendere efficiente questo sistema; ma saranno poi le esperienze a stabilire se tale funzionamento sarà sempre efficiente o no. Un bambino che non sia adeguatamente stimolato, ben presto perde la capacità di creare nuove connessioni e quindi perde la facoltà di sviluppare la sua intelligenza.
In parte è innata, ma fondamentalmente molto acquisita grazie all'esperienza della vita quotidiana, cioè alla cosiddetta epigenetica. Fenomeni di apoptosi (cioè morte cellulare) e la neuroplasticità (capacità di creare nuove connessioni sinaptiche) sono alla base dell'intelligenza. Se il cervello gode della neuroplasticità vuol dire che non è un organo statico, ma è dinamico, in continua trasformazione. Allora anche l'intelligenza è dinamica, appunto basandosi sulla densità delle connessioni tra neuroni. Questa densità, anche se fosse geneticamente predisposta, non resisterebbe a lungo se non adeguatamente stimolata. E cosa stimola ciò?
In parte è innata, ma fondamentalmente molto acquisita grazie all'esperienza della vita quotidiana, cioè alla cosiddetta epigenetica. Fenomeni di apoptosi (cioè morte cellulare) e la neuroplasticità (capacità di creare nuove connessioni sinaptiche) sono alla base dell'intelligenza. Se il cervello gode della neuroplasticità vuol dire che non è un organo statico, ma è dinamico, in continua trasformazione. Allora anche l'intelligenza è dinamica, appunto basandosi sulla densità delle connessioni tra neuroni. Questa densità, anche se fosse geneticamente predisposta, non resisterebbe a lungo se non adeguatamente stimolata. E cosa stimola ciò?
Forse non ci crederete, ma ciò che è assolutamente determinante è il rapporto che si instaura tra madre e bambino sin dal primo vagito. I meccanismi di "specchiamento", di identificazione, il gioco, la risposta empatica della madre durante il delicatissimo percorso di sviluppo, ha ripercussioni enormi sulle espressioni geniche, ossia su come i geni comunicheranno all'organismo le proteine da sintetizzare per lo sviluppo del sistema nervoso. Gravi mancanze in questo periodo possono compromettere l'intelligenza.
Il bambino che ha curiosità innata, dovrà trovare un ambiente idoneo per non perdere tale capacità. Dovrà trovare il valido sostegno delle figure genitoriali pronte a fargli comprendere come vanno fatte le cose. Il bambino sperimenterà ed è questa tendenza a produrre le premesse per lo sviluppo dell'intelligenza. Il genitore farà vedere al bambino come risolvere un problema ed esso comprenderà che anche lui può esserne capace e che prima di allora non conosceva il modo per riuscirci. Oltre un certo numero di tentativi il bambino è colto da frustrazione e non ha ancora l'equilibrio necessario a tollerarla. Anche questa è una capacità che viene sollecitata grazie al supporto delle figure genitoriali, quindi è tutta da imparare. Il bambino apprende che tramite la conoscenza può imparare a risolvere i problemi e questo desiderio di curiosità, se sollecitato, può accompagnare tutta la vita; altrimenti si spegne nel pressappochismo. Persino le parole che conosciamo, che impariamo, possono essere utili ad incrementare la nostra intelligenza perché favoriscono la possibilità di dare un nome a cose e sensazioni che rimarrebbero ambigue e difficili da descrivere. Le parole, pertanto, aiutano ad accrescere la consapevolezza. Chiunque parli di semplice cultura, ovviamente non sa nulla dell'argomento.
Possiamo dire, quindi, che la conoscenza svolge la duplice funzione di acculturare e di generare consapevolezza. Ma da sola essa non serve a nulla, così come da sola, la velocità con cui si coglie qualcosa non è sufficiente. Possiamo dire che "una macchina veloce, senza benzina non cammina" giusto per rendere l'idea. Non possiamo ridurre l'intelligenza alla semplicistica equazione di "velocità e prontezza"; poiché non è possibile alcuna prontezza senza un adeguato percorso di apprendimento. Prontamente si finisce per dire un mucchio di sciocchezze.
Allora cos'è l'intelligenza? Abbiamo capito che dipende moltissimo dagli stimoli genitoriali e che si sviluppa col passare del tempo. Ovvio che chi parte con un deficit avrà più difficoltà e occorrerà sempre "l'addestramento" adatto per raggiungere un certo standard. Viceversa chi nasce avvantaggiato ma non impara un buon metodo, finirà per non superare mai una certa soglia. L'intelligenza non è capire una cosa al volo o imparare a fare velocemente un calcolo matematico. Quella è semplice meccanicità. L'intelligenza è la capacità di riflettere e creare, la capacità di modificarsi in funzione delle nuove informazioni. Possiamo immaginare l'intelligenza come un sistema composto da tanti esseri viventi: l'obbiettivo del gruppo è quello di mantenere l'omeostasi, ossia una certa soglia di stabilità. Ma cosa accade quando dall'esterno giunge un nuovo segnale? Che esso sarà censurato, oppure accorpato. Se invece il sistema è dinamico, il nuovo segnale potrebbe essere utile alla riorganizzazione del sistema stesso. Ergo, nuove informazioni, cioè nuova cultura, sono essenziali per riorganizzare il pensiero. Perciò l'intelligenza dipenderebbe dalla capacità di riorganizzare il proprio pensiero in virtù delle nuove informazioni provenienti dal mondo esterno.
Elasticità mentale, velocità, cultura, ambiente, addestramento, sono fondamentali. Quindi, se l'intelligenza è la capacità di risolvere problemi complessi e di creare, non è possibile risolverli senza un'adeguata preparazione: sarebbe come a dire che "abbiamo il disegno dell'architetto, ma mancano i mattoni".
C'è chi con una laurea capisce meno di un semplice imbianchino. Vero. Ma perché è stato il laureato a non saper cogliere i mezzi per imparare a riflettere. Pertanto, egli sarà solo acculturato. È assai difficile (ma non raro) che possa succedere una cosa del genere ma è possibile che il laureato abbia raggiunto certi traguardi solo grazie a una possente capacità di memorizzazione. Tuttavia è altrettanto assai raro che, sullo stesso argomento, l'imbianchino sia capace di dare una risposta sensata senza un'adeguata preparazione. Il che porterebbe entrambi sullo stesso piano. Da ciò possiamo desumere che l'intelligenza è anche la capacità di saper riflettere su quanto si apprende. Da cosa dipende questa capacità di riflessione? In parte acquisita e in parte innata, come è ovvio che sia. Ma su cosa rifletteremmo se non avessimo materiale su cui riflettere o se il materiale fosse incompleto?
L'intelligente sa benissimo che non può dare una risposta immediata a un problema, poiché sarebbe ingenuo supporre di conoscerlo in tutte le sue sfaccettature. Quindi l'intelligenza sta nell'immediatezza a patto che si abbiano tutte le informazioni necessarie. E per avere le informazioni necessarie bisogna avere la coscienza della limitatezza delle proprie capacità percettive. Chi pensa di aver la risposta bella e pronta ragionandoci su' qualche istante, ovviamente è solo presuntuoso. Einstein stesso fu smentito mille volte e si corresse altrettante volte prima di giungere a formulare con precisione la sua teoria della relatività generale. Perché? Perché comprese che l'intelligenza si costruisce attraverso la conoscenza, il confronto, la sfida, mantenendo sempre alta l'attenzione verso ciò che non è ovvio; poiché anche quello che sembra ovvio, spesso e volentieri non lo è mai.
Intelligenza non è mai sopravvalutazione delle proprie capacità, come non è mai nemmeno l'assoluta sottovalutazione: è un costante gioco di equilibrio tra quel che si sa e quel che non si sa. E quel che non si sa lo si impara. Intelligenza è dunque, anche disposizione a imparare. L'argomento non si esaurisce qui di certo, poiché come è giusto che sia, necessita di esser osservato anche da altri aspetti. Ma abbiamo visto, però, che il ruolo della conoscenza è fondamentale per la costruzione stessa dell'intelligenza: sapere aiuta a organizzare il pensiero, aiuta a pensare e a ragionare.
Lo studio dell'astrologia non si limita a rappresentare un numero di concetti da imparare a memoria; ma aiuta a sviluppare l'intelligenza poiché favorisce la riflessione. Ma la riflessione da sola non è sufficiente per rendere coerente e fluido il proprio pensiero. Occorre anche qualcosa che possa guidarci, cioè qualcosa che ci insegni a ragionare correttamente. Ragionare correttamente non è qualcosa di innato, poiché non esiste chi è immune da fallacie logiche. Generalmente, è attraverso lo studio del pensiero di tanti autori diversi che possiamo avere un'idea di quale sia il percorso da seguire e se poi sarà possibile evolverlo, migliorarlo. Insomma, la tecnica giusta si apprende studiando. Alcuni apprendono più facilmente questi strumenti, mentre altri soggetti apprendono con più facilità qualcosa di diverso. Ma l'intelligenza è proprio questa disposizione a imparare, a non dare nulla per scontato: non serve a nulla esser pronti se non si è allo stesso tempo elastici, disponibili al cambiamento, aperti di mente. L'intelligenza, quindi, si costruisce.
Lo studio diventa fine a se stesso, cioè solo cultura, quando non comporta una riflessione e non arricchisce le proprie capacità di pensare al mondo e alla realtà, quando non modifica il proprio modo di raffrontarsi alla realtà. E sta anche lì l'intelligenza: nel saper cogliere.
Stabilito ciò, possiamo desumere che dal punto di vista astrologico, l'intelligenza è espressa non solo da Mercurio, ma dall'insieme del tema natale, in particolar modo sembra essere importante il ruolo della Luna.
Buongiorno, sono M., Sagittario ascendente Sagittario, nata (...)
Lo studio dell'astrologia non si limita a rappresentare un numero di concetti da imparare a memoria; ma aiuta a sviluppare l'intelligenza poiché favorisce la riflessione. Ma la riflessione da sola non è sufficiente per rendere coerente e fluido il proprio pensiero. Occorre anche qualcosa che possa guidarci, cioè qualcosa che ci insegni a ragionare correttamente. Ragionare correttamente non è qualcosa di innato, poiché non esiste chi è immune da fallacie logiche. Generalmente, è attraverso lo studio del pensiero di tanti autori diversi che possiamo avere un'idea di quale sia il percorso da seguire e se poi sarà possibile evolverlo, migliorarlo. Insomma, la tecnica giusta si apprende studiando. Alcuni apprendono più facilmente questi strumenti, mentre altri soggetti apprendono con più facilità qualcosa di diverso. Ma l'intelligenza è proprio questa disposizione a imparare, a non dare nulla per scontato: non serve a nulla esser pronti se non si è allo stesso tempo elastici, disponibili al cambiamento, aperti di mente. L'intelligenza, quindi, si costruisce.
Lo studio diventa fine a se stesso, cioè solo cultura, quando non comporta una riflessione e non arricchisce le proprie capacità di pensare al mondo e alla realtà, quando non modifica il proprio modo di raffrontarsi alla realtà. E sta anche lì l'intelligenza: nel saper cogliere.
Stabilito ciò, possiamo desumere che dal punto di vista astrologico, l'intelligenza è espressa non solo da Mercurio, ma dall'insieme del tema natale, in particolar modo sembra essere importante il ruolo della Luna.
Qualcuno potrebbe ipotizzare che se uno studente fresco di laurea non è capace di dare un'indicazione stradale allora è meno intelligente della vecchietta che invece le sa dare. Questa è una cosa talmente stupida che non varrebbe la pena commentare. Ma lo facciamo lo stesso perché qualcuno ha bisogno di delucidazioni. Per dare indicazioni stradali è richiesta conoscenza dell'ambiente in cui ci si trova. Ma la conoscenza dell'ambiente non ha nulla a che fare con l'intelligenza; ha a che fare con l'attenzione verso una data tematica. Pare che ci sia chi è capace di risolvere calcoli complessi ma non sia capace di allacciarsi nemmeno le scarpe. Possiamo dire che è meno intelligente di chi invece lo sa fare? Parliamo di competenze, di specializzazione. Per esempio possiamo dire che a parità di conoscenze e informazioni dello spazio, la vecchietta è più intelligente, in quello specifico ambito, del laureato; ma come è facilmente intuibile, parliamo di parità di informazioni, cioè nel caso in cui i due avessero lo stesso e identico numero di informazioni, poiché l'intelligenza sta nella capacità di collegarli in modo coerente, creativo, efficace e in maniera efficiente. Io per esempio, sono poco attento alla percezione dello spazio attorno a me e di conseguenza è minore il numero delle informazioni che devo processare. Ma questo fa di me una persona meno intelligente? No, questo fa di me una persona distratta. Confondere l'intelligenza con l'attenzione è grave...
Non è detto che la persona intelligente deve essere attenta su ogni fronte, poiché il grado di attenzione dipende pure dai propri gusti nei confronti di qualcosa ritenuta buona, valida, appetibile, o cattiva, negativa, non desiderabile. Ci sono elementi che non necessariamente possono essere ritenuti salienti e quindi si preferisce non considerarli.
Buongiorno, sono M., Sagittario ascendente Sagittario, nata (...)
Nella mia città ho difficoltà a trovare lavoro, volevo chiederle se per il mio prossimo compleanno dovrò spostarmi per avere una migliore Rivoluzione Solare ed eventualmente dove.
La ringrazio anticipatamente per la risposta.
La ricerca del luogo ideale è un'operazione che richiede molto tempo e quindi non posso aiutarti qui sul mio blog. Se vorrai ne parleremo in privato. Ci vogliono ore per trovare una località e altre ore per trovare delle alternative. Poi c'è chi ha programmi di calcolo molto costosi che sono veramente efficaci per trovare una o più soluzioni in tempo zero. Purtroppo non posso permettermeli e quindi il mio lavoro è tutto manuale e certosino. Plutone, Luna, Venere in 2^, Giove in X sembrano essere portatori di un po' di soldi. Marte è anch'esso in 2^, e per questo bisognerebbe spostarsi a ovest, almeno di circa 200 o 300 km per metterlo in 3^ e ridurre il rischio di grosse perdite. Avrai pure il transito di Giove al MC durante l'anno 2017 e questo ci rincuora. Tuttavia non è l'anno migliore in generale poiché avrai anche uno stellium in I casa, con Saturno, che potrebbe rendere l'anno assai malinconico o provato dal punto di vista della salute. Questo, indipendentemente dal fatto che trascorri il tuo compleanno a casa o più a ovest.