Gli asteroidi in astrologia: tra derive psicologizzanti e limiti concreti.
Negli ultimi decenni, l’astrologia è stata profondamente influenzata da una visione psicologizzante introdotta in gran parte da Dane Rudhyar e da chi, dopo di lui, ha sposato l’idea che ogni corpo celeste debba avere un corrispettivo simbolico-psicologico. È proprio questa impostazione che ha condotto molti astrologi moderni a trasformarsi in una sorta di “santoni”, più che in osservatori rigorosi dei fatti.
Il problema è duplice:
1. Gli asteroidi sono stati caricati di significati psicologici astratti e fumosi, difficilmente verificabili e quasi mai applicabili in modo concreto per la previsione o la valutazione degli eventi.
2. Si è diffusa l’idea che per comprendere un corpo celeste sia necessario ricorrere al mito legato al suo nome. Una prassi suggestiva ma arbitraria: se prendiamo sul serio il principio di sincronicità, esso non implica che tutti i corpi celesti debbano avere lo stesso peso o la stessa importanza, ma piuttosto che alcuni eventi significativi possano riflettersi casualmente su determinati simboli. Pretendere che ogni asteroide porti con sé un significato essenziale equivale a gonfiare di senso un dato che nasce da un fenomeno casuale.
Psicologia e astrologia: il falso specchio
C’è un’altra questione fondamentale. È diventata dominante la convinzione che ciò che accade fuori sia sempre lo specchio di ciò che abbiamo dentro. Ma nessuna scuola psicologica seria sostiene in modo assoluto questo principio. Certo, esistono approcci (per esempio quelli di matrice junghiana) che parlano di proiezione e di rispecchiamento simbolico tra mondo interno e mondo esterno. Ma nessuna psicologia afferma che ogni evento esterno sia necessariamente un riflesso psichico individuale.
Se si radicalizza questa posizione, si rischia di cadere in un modello che, di fatto, nega la realtà esterna autonoma: tutto diventa proiezione, e quindi qualsiasi esperienza viene interpretata come un problema interiore, svuotando di senso il confronto con il mondo e con gli eventi. È un modello rischioso non solo per l’astrologia, ma anche per l’equilibrio psicologico delle persone: si rischia di cadere in colpevolizzazioni (“se ti succede qualcosa è perché dentro di te hai attratto questo”) o in visioni fatalistiche e paralizzanti.
Esperienza pratica sugli asteroidi
Dalle mie sperimentazioni – e anche da osservazioni condivise da altri autori – emerge che non è possibile utilizzare asteroidi come Chirone, i nodi lunari o Lilith per fare previsioni attendibili. Questi elementi possono, al massimo, fornire spunti interpretativi di contorno, ma non incidono in modo chiaro né sul carattere né sul destino, se confrontati con i pianeti tradizionali.
Il problema non è negare a priori un loro eventuale valore simbolico, ma riconoscere che:
non tutti i corpi celesti hanno lo stesso peso astrologico;
non tutto ciò che accade ha un riflesso psicologico;
e soprattutto, non tutto può essere ridotto a mito o simbolo.
L’astrologia, per restare viva e credibile, deve tornare alla sua funzione originaria: descrivere, correlare e prevedere sulla base di dati celesti che hanno mostrato nella pratica un’evidenza verificabile.
👉 In sintesi:
Gli asteroidi sono stati caricati di psicologismi fumosi.
L’idea che tutto sia specchio del dentro è una semplificazione pericolosa.
La via del mito legato al nome del corpo celeste è una scorciatoia arbitraria.
La sincronicità non implica che ogni corpo celeste abbia senso, ma che alcuni lo assumano in certe circostanze.
La pratica dimostra che corpi come Chirone o i nodi lunari non funzionano sul piano previsionali.
Inoltre: più variabili buttiamo sul tavolo, più aumentano le probabilità di beccare qualcosa che “risuona” con il consultante.
Questo meccanismo non è astrologia, ma legge dei grandi numeri applicata alla narrazione simbolica:
Se uso solo i pianeti tradizionali, il quadro è delimitato e devo essere preciso.
Se aggiungo asteroidi, parti arabe, centinaia di simboli e ipotesi psicologiche, avrò inevitabilmente sempre qualcosa che sembra corrispondere al vissuto del soggetto.
A quel punto, l’astrologo non sta più verificando l’efficacia di uno strumento, ma sta semplicemente giocando d’azzardo con più carte possibili. Non è un caso che in certe letture moderne l’interpretazione risulti impressionante al consultante: non perché il simbolo sia effettivo, ma perché tra dieci affermazioni generiche, almeno una o due “azzeccano” la sua esperienza personale.
Questa è la stessa dinamica che si trova nel cold reading o nelle tecniche dei mentalisti:
più variabili introduci, più aumenta la probabilità che almeno una sembri calzare, più il consultante dimenticherà quello che non corrisponde e ricorderà solo ciò che “risuona”.
In altre parole, sovraccaricare un tema natale di mille simboli non è profondità, ma dispersione. Ed è proprio questo che ha portato molti astrologi contemporanei a sentirsi “santoni”: l’illusione di cogliere l’anima intera del consultante, quando in realtà stanno solo offrendo un ventaglio talmente ampio che qualcosa, inevitabilmente, combacia.
A questo link CLICCA QUI puoi vedere il mio video in cui spiego perché il mito non può essere alla base della simbologia astrologica.