Visualizzazione post con etichetta diffamazioni. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta diffamazioni. Mostra tutti i post

24 gennaio 2019

Cancelliamo il blog di Astromauh?

Vi spiego come fare. 
Ho segnalato a Blogger il sito di Astromauh per molestie, mobbing, calunnie e diffamazioni verso il sottoscritto. Controllate voi stessi: tutto il sito è quasi interamente dedicato a me. E non si tratta solo di critiche, del tutto legittime; ma di un vero e proprio attacco persecutorio che va avanti da almeno 10 anni. Assieme a me, già una cinquantina di persone hanno contribuito a segnalare alla polizia di internet questi atti persecutori ai miei danni, dopo aver ricevuto, sulla mia pagina facebook e nelle due giornate precedenti a questa, numerosi attacchi ossessivi, offensivi e persecutori. Tanti altri mi stanno telefonando per dirmi che sono stufi anche loro e che ben volentieri contribuiranno a far sparire per sempre questo individuo dal web. È solo una questione di giorni e finalmente il blog di questo disturbatore seriale sarà rimosso da blogger.

In un mondo dove la violenza sul web diviene sempre più comune, l'unica difesa è quella di segnalare alle forze dell'ordine i contenuti che possono ledere la dignità di un'altra persona. SE ANCHE VOI SIETE D'ACCORDO CON ME, visitate il sito di Astromauh. Se notate che ciò che scrive sono diffamazioni e calunnie nei miei riguardi allora denunciatelo così che il suo sito venga chiuso. Vi spiego come fare. Cliccate QUI e poi cercate la voce "molestie e bullismo". Cliccate su "segnala molestie e bullismo". Si aprirà una pagina dove inserire il sito da segnalare. Voi inserite questo link: http://astromauh.blogspot.com/

Anche lui, dopo di me, ha deciso di agire allo stesso modo; ma avrà una grande sopresa quando la polizia postale non troverà nulla di cattivo in questo sito mentre il suo sarà spazzato via per sempre perché pieno zeppo di insulti e cattiverie verso il sottoscritto.

Una tra tutte: Maurizio Tonino alias Astromauh ha scritto che io sarei da denunciare perché dico di essere laureato in psicologia. Secondo lui chi è laureato alla triennale di psicologia dovrebbe appellarsi in un altro modo altrimenti ciò costituirebbe reato. Perciò invita tutti a denunciarmi. Ovviamente tutto ciò è falso e ciò che afferma il Tonino costituisce reato di calunnia. Gliel'ho spiegato ma non corregge i suoi errori dimostrando la volontà di danneggiarmi in qualunque modo. Un laureato alla triennale è laureato in psicologia a tutti gli effetti. Punto. E se per sbaglio avessi usato la dicitura "psicologo" bisognerebbe dimostrare che io professo. Il Tonino insinua; ma anche io potrei insinuare qualsiasi cosa su di lui.

Inoltre, da qualche giorno il Tonino sta prendendo a contattare privatamente i miei lettori per parlar male del sottoscritto. Ciò costituisce il reato di diffamazione. E infatti non solo la polizia postale, ma anche i carabinieri riceveranno tutta la documentazione essensiale.
 
 
Blogger non consente molestie e bullismo. Perciò se anche voi siete della stessa idea e se in quel sito trovate contenuti che secondo voi sono chiaramente diffamatori, intimidatori, provocatori, allora fate la vostra segnalazione. Sarà poi Blogger a valutare se il soggetto è un molestatore oppure no. Vediamo se almeno così la smette di tormentarmi. E se dovesse aprire un sito ricopiando tutto, denunceremo anche quello. Valutate attentamente se i contenuti sono molesti! Non voglio convincere assolutamente nessuno. Ognuno ragioni con la propria testa.

Se anche voi avete del materiale in cui si dimostrano altri atti persecutori e diffamatori nei miei riguardi, inviateli a questa email: ggaleota@libero.it

Intanto abbiamo segnalato questo individuo anche a Facebook che sta provvedendo a eliminare il suo profilo falso. Attenzione! Si firma con lo pseudonimo Maurizio Rossi


07 gennaio 2018

Come risolvere i conflitti sul web


COME RISOLVERE I CONFLITTI SUL WEB

La vita è una sfida continua contro noi stessi e contro gli altri. Dobbiamo prima o poi fare i conti con i nostri errori e cercare di trarre un insegnamento.

Poi, da quando esiste il web, le possibilità di finire risucchiati da una discussione animata sono altissime. Uno degli errori che potremmo commettere è quello di replicare a qualcuno che ci trascina in una escalation di insulti. Questo capita quando ci sentiamo attaccati in un modo che riteniamo sconveniente. Allora spesso si reagisce con rabbia e si finisce per odiare qualcuno che nemmeno abbiamo mai visto in faccia.

Ognuno pensa di avere la ragione dalla propria parte; ma quel che ne viene fuori è solo dolore reciproco. C'è chi, per il torto subìto, si accende ma poi mette tutto nel dimenticatoio; ma c'è anche chi non dimentica e conserva il dolore per anni. 

Così accade che possa cercare vendetta per punire chi ha "osato". Ed è un sentimento umano. Sarebbe patologico se persiste negli anni. Qualsiasi forma di resistenza al cambiamento è patologica. Non è patologico solo qualcosa detta da uno psicologo a da un medico. È patologica l'insistenza quando non permette la prpria e l'altrui tranquillità. Naturalmente alla medesima offesa ognuno reagisce diversamente: c'è chi ritiene imperdonabile persino un semplice "non capisci niente". 

Talvolta possiamo finire per dire qualcosa di davvero grave o possiamo essere noi le vittime di un'offesa altrettanto grave. Ma al di la di ciò, rivendicare la ragione non serve a nulla. Sul web, poi, è del tutto normale che possa esserci qualcuno che esagera senza rendersene conto. Difatti il mondo di internet e delle chat, a causa del fatto che non permette il passaggio dei codici analogici (comunicazione non verbale), spersonalizza l'interlocutore, rendendolo al pari di un oggetto. 

In parole povere, chi insulta, spesso non si rende conto del peso delle proprie parole perché non ha un interlocutore in carne ed ossa davanti a sé; mentre è altrettanto frequente che chi subisce un'offesa si senta profondamente ferito. 

IL VERO PROBLEMA

Il problema non è tanto quello di stabilire chi ha ferito di più; ma è quello di capire come rompere la continua escalation di insulti. Difatti ciò che è davvero lesivo non è l'insulto in sé per sé, ma che la rabbia continui a vincere sulla serenità e ci costringa alla replica. Per quanto dura possa essere l'offesa ricevuta, per quanto possa averci fatto arrabbiare, per quanto possa sembrare ingiusta e crudele, è giusto, per noi stessi, porre fine al dolore che ci provochiamo ricordandoci ogni volta quel che abbiamo dovuto subìre.

La domanda che dobbiamo porci è prima di tutto questa: ne vale la pena? Se sappiamo che la replica non farà altro che alimentare astio e tensione, se sappiamo che più insistiamo e più si finisce per degenerare, vale la pena pretendere la ragione? Allora dobbiamo domandarci: è più importante voler la ragione o è più importante vivere la propria vita cercando di stare il più lontano possibile dalle discussioni? 

L'offesa per essere percepita come veramente lesiva deve includere tre elementi: chi la inoltra, chi la subisce e lo spettatore. Il web è pieno di spettatori che assistono a squallidi teatrini. Ma contrariamente a quel che si pensa, lo spettatore non vuole essere giudice, vuole solo starsene in santa pace e svagarsi un po'. La replica è spesso inoltrata non tanto per dimostrare all'interlocutore le proprie ragioni, ma per avere il beneplacito del pubblico che legge. In questo modo, avremmo conferma di aver ragione e che quindi ha avuto senso rivendicare le nostre ragioni. 

LA SOLUZIONE

Dati questi presupposti, gli utenti furbi fingono di avere un pubblico che li sostiene: creano profili fake per esempio. Questo è l'esempio pratico di come i soggetti litigiosi sentano il bisogno di un pubblico che approvi. Ma come detto prima, a molti interessa starsene tranquilli senza immischiarsi in diatribe dove per capire chi ha ragione e chi ha torto dovrebbero leggersi migliaia di commenti. Nessuno crede a nessuno, tutti offendono tutti. Lo spettatore, la gente del web, dopo aver visto una discussione, dopo aver letto velocemente le critiche di chi si difende o di chi accusa, va via alla ricerca di qualcosa di più interessante. E dopo un po' si è dimenticato di quel che ha letto.Qualcuno ha provato mille volte a ledere la mia immagine e la mia dignità; e mi sono preoccupato per davvero che qualcuno potesse credere a certe infamità. Eppure ogni giorno cresco sempre di più.

A chi interessa veramente sapere se è vero che Tizio è o non è un ciarlatano, un truffatore, un galeotto, un maniaco, un attaccabrighe, un bugiardo?  A Nessuno. Mi viene di fare l'esempio di Berlusconi: su di lui si è detto peste e corna, a torto o a ragione. Può darsi che abbia perso qualche elettore; ma può anche darsi che paradossalmente abbia conquistato o mantenuto la fiducia di altri. Perciò, quel che ci fa vincere, ciò che ci porta dalla parte della ragione non è la nostra capacità di convincere il pubblico o l'interlocutore sulla bontà delle nostre tesi; ma è la nostra capacità di essere persone migliori malgrado gli attacchi; è la nostra capacità di trasmettere al pubblico le nostre idee a prescindere da quello che gli altri dicono di noi. È meglio seguire un leader sicuro di sé e che pensa ai propri fatti piuttosto che a uno che ha bisogno di attaccare o difendersi all'infinito. 

Inoltre dobbiamo imparare a dimenticare, perché tutto ciò che ci trattiene al passato condiziona il nostro presente e il nostro futuro. Vivere nel passato è patologico perché ci impedisce di affrontare il presente e di rilanciare la nostra immagine, perché tutto quello che è stato detto di noi, viene preso con le pinze.  Il pubblico non valuta la nostra condotta sulla base di una discussione avuta 10 anni fa con uno sconosciuto. Ma valuta la nostra condotta sulla base di quel che sappiamo offrire loro giorno dopo giorno. 

Il pubblico che legge non vuole ragioni da nessuno; vuole svago oppure utilità. Quanto può essere utile per te sapere che Tizio parla male di Caio? Zero. Quanto può essere utile per te sapere che Tizio invece ti offre articoli per star bene o che aumentano la tua conoscenza? 

Cercheranno di lederci in ogni modo. Ma non daremo loro la soddisfazione di vederci tristi. Mai.