07 gennaio 2018

Come risolvere i conflitti sul web


COME RISOLVERE I CONFLITTI SUL WEB

La vita è una sfida continua contro noi stessi e contro gli altri. Dobbiamo prima o poi fare i conti con i nostri errori e cercare di trarre un insegnamento.

Poi, da quando esiste il web, le possibilità di finire risucchiati da una discussione animata sono altissime. Uno degli errori che potremmo commettere è quello di replicare a qualcuno che ci trascina in una escalation di insulti. Questo capita quando ci sentiamo attaccati in un modo che riteniamo sconveniente. Allora spesso si reagisce con rabbia e si finisce per odiare qualcuno che nemmeno abbiamo mai visto in faccia.

Ognuno pensa di avere la ragione dalla propria parte; ma quel che ne viene fuori è solo dolore reciproco. C'è chi, per il torto subìto, si accende ma poi mette tutto nel dimenticatoio; ma c'è anche chi non dimentica e conserva il dolore per anni. 

Così accade che possa cercare vendetta per punire chi ha "osato". Ed è un sentimento umano. Sarebbe patologico se persiste negli anni. Qualsiasi forma di resistenza al cambiamento è patologica. Non è patologico solo qualcosa detta da uno psicologo a da un medico. È patologica l'insistenza quando non permette la prpria e l'altrui tranquillità. Naturalmente alla medesima offesa ognuno reagisce diversamente: c'è chi ritiene imperdonabile persino un semplice "non capisci niente". 

Talvolta possiamo finire per dire qualcosa di davvero grave o possiamo essere noi le vittime di un'offesa altrettanto grave. Ma al di la di ciò, rivendicare la ragione non serve a nulla. Sul web, poi, è del tutto normale che possa esserci qualcuno che esagera senza rendersene conto. Difatti il mondo di internet e delle chat, a causa del fatto che non permette il passaggio dei codici analogici (comunicazione non verbale), spersonalizza l'interlocutore, rendendolo al pari di un oggetto. 

In parole povere, chi insulta, spesso non si rende conto del peso delle proprie parole perché non ha un interlocutore in carne ed ossa davanti a sé; mentre è altrettanto frequente che chi subisce un'offesa si senta profondamente ferito. 

IL VERO PROBLEMA

Il problema non è tanto quello di stabilire chi ha ferito di più; ma è quello di capire come rompere la continua escalation di insulti. Difatti ciò che è davvero lesivo non è l'insulto in sé per sé, ma che la rabbia continui a vincere sulla serenità e ci costringa alla replica. Per quanto dura possa essere l'offesa ricevuta, per quanto possa averci fatto arrabbiare, per quanto possa sembrare ingiusta e crudele, è giusto, per noi stessi, porre fine al dolore che ci provochiamo ricordandoci ogni volta quel che abbiamo dovuto subìre.

La domanda che dobbiamo porci è prima di tutto questa: ne vale la pena? Se sappiamo che la replica non farà altro che alimentare astio e tensione, se sappiamo che più insistiamo e più si finisce per degenerare, vale la pena pretendere la ragione? Allora dobbiamo domandarci: è più importante voler la ragione o è più importante vivere la propria vita cercando di stare il più lontano possibile dalle discussioni? 

L'offesa per essere percepita come veramente lesiva deve includere tre elementi: chi la inoltra, chi la subisce e lo spettatore. Il web è pieno di spettatori che assistono a squallidi teatrini. Ma contrariamente a quel che si pensa, lo spettatore non vuole essere giudice, vuole solo starsene in santa pace e svagarsi un po'. La replica è spesso inoltrata non tanto per dimostrare all'interlocutore le proprie ragioni, ma per avere il beneplacito del pubblico che legge. In questo modo, avremmo conferma di aver ragione e che quindi ha avuto senso rivendicare le nostre ragioni. 

LA SOLUZIONE

Dati questi presupposti, gli utenti furbi fingono di avere un pubblico che li sostiene: creano profili fake per esempio. Questo è l'esempio pratico di come i soggetti litigiosi sentano il bisogno di un pubblico che approvi. Ma come detto prima, a molti interessa starsene tranquilli senza immischiarsi in diatribe dove per capire chi ha ragione e chi ha torto dovrebbero leggersi migliaia di commenti. Nessuno crede a nessuno, tutti offendono tutti. Lo spettatore, la gente del web, dopo aver visto una discussione, dopo aver letto velocemente le critiche di chi si difende o di chi accusa, va via alla ricerca di qualcosa di più interessante. E dopo un po' si è dimenticato di quel che ha letto.Qualcuno ha provato mille volte a ledere la mia immagine e la mia dignità; e mi sono preoccupato per davvero che qualcuno potesse credere a certe infamità. Eppure ogni giorno cresco sempre di più.

A chi interessa veramente sapere se è vero che Tizio è o non è un ciarlatano, un truffatore, un galeotto, un maniaco, un attaccabrighe, un bugiardo?  A Nessuno. Mi viene di fare l'esempio di Berlusconi: su di lui si è detto peste e corna, a torto o a ragione. Può darsi che abbia perso qualche elettore; ma può anche darsi che paradossalmente abbia conquistato o mantenuto la fiducia di altri. Perciò, quel che ci fa vincere, ciò che ci porta dalla parte della ragione non è la nostra capacità di convincere il pubblico o l'interlocutore sulla bontà delle nostre tesi; ma è la nostra capacità di essere persone migliori malgrado gli attacchi; è la nostra capacità di trasmettere al pubblico le nostre idee a prescindere da quello che gli altri dicono di noi. È meglio seguire un leader sicuro di sé e che pensa ai propri fatti piuttosto che a uno che ha bisogno di attaccare o difendersi all'infinito. 

Inoltre dobbiamo imparare a dimenticare, perché tutto ciò che ci trattiene al passato condiziona il nostro presente e il nostro futuro. Vivere nel passato è patologico perché ci impedisce di affrontare il presente e di rilanciare la nostra immagine, perché tutto quello che è stato detto di noi, viene preso con le pinze.  Il pubblico non valuta la nostra condotta sulla base di una discussione avuta 10 anni fa con uno sconosciuto. Ma valuta la nostra condotta sulla base di quel che sappiamo offrire loro giorno dopo giorno. 

Il pubblico che legge non vuole ragioni da nessuno; vuole svago oppure utilità. Quanto può essere utile per te sapere che Tizio parla male di Caio? Zero. Quanto può essere utile per te sapere che Tizio invece ti offre articoli per star bene o che aumentano la tua conoscenza? 

Cercheranno di lederci in ogni modo. Ma non daremo loro la soddisfazione di vederci tristi. Mai.