Come si crea la società? L'individuo fa società nel momento in cui costruisce relazioni sociali al fine di soddisfare i propri bisogni. Necessariamente entra in interazione per soddisfare un suo bisogno fisico o emozionale. Però deve sottostare a delle norme per realizzare ciò: se seguisse solo i propri istinti senza il rispetto di queste norme non potrebbe entrare in rapporto con l'altro. Deve sottostare a determinate regole di comportamento per soddisfare il proprio bisogno. Dunque esiste un equilibrio interiore dell'individuo che mette in confronto l "io" e il "noi". L' "io" è l'insieme degli istinti e delle pulsioni da soddisfare. Il noi che è sempre dentro l'individuo è costituito da quella parte che scende a compromesso e sottostà alle norme del gruppo pur di soddisfare i propri bisogni. Questo concetto è di particolare importanza poiché è dal momento che l'individuo entra per la prima volta in contatto con qualcuno che si mette in moto un meccanismo interiore di mediazione tra EGO E ALTER, IO E TU.
Poniamo aspettative nell'altro e ce lo raffiguriamo in mente, prima inconsciamente. Queste aspettative ovviamente non sempre vengono soddisfatte. Il noi agisce parallelamente all'io ma si modifica perché viene influenzato dalla realtà che circonda l'individuo.
Così come il soggetto per soddisfare le proprie pulsioni va incontro all'altro, allo stesso modo rallenterebbe il rapporto per raggiungere lo stesso scopo. Dunque possiamo credere in una sorta di equilibrio sottile tra l'andare incontro e il ritrarsi. Il "noi" è il prodotto del riconoscimento dell'umanità dell'altro e questo porta alla percezione di costruire qualcosa assieme all'altro ma pure la necessità fondamentale di entrare in rapporto con lui per soddisfare determinati bisogni che passano attraverso la società e che senza l'altro non possono essere soddisfatti. La società dunque nasce come una forma di difesa contro la frammentazione della realtà e della diversità, dell'imprevedibilità e del mutamento. Come ho scritto nei precedenti articoli, il grafico astrologico non è altro che uno schema della società in cui vive l'individuo e ogni Casa rappresenta una istituzione, un'insieme di credenze ognuna con le sue regole e i suoi valori. Ovviamente queste cambiano in base alla cultura. Potrò sembrare ripetitivo ma è importante che il lettore apprenda questi concetti fondamentali.
Nel momento in cui ego incontra alter lo colloca a una certa distanza, prima psicologica, poi sociologica e poi culturale. Nel momento in cui non c'è ancora interazione si viene a creare una serie di pre-condizionamenti (amore/odio, piacere/dispiacere) che sono interiori e condizionano l'interazione. Nel momento in cui comincia la comunicazione il rapporto si trasforma in sociologico. Da queste forme di differenziazione si crea uno spazio sociale sempre in mutamento giacché è mutevole il rapporto ego/alter.
Giddens sostiene che la società non può essere considerata come la riproduzione di un modello. Ogni attività di riproduzione è necessariamente produzione perché c'è sempre il mutamento che si trova in qualsiasi atto nella vita sociale, grazie alle caratteristiche personali degli individui.
La teoria della strutturazione di Giddens tende a legare insieme l'azione e la riproduzione. Ho anticipato qualcosa elaborando la mia teoria degli strati astrologici pubblicata poco tempo fa. I rapporti sociali non si limitano ad accadere nel tempo ma sono modellate da strutture temporali che si consolidano con il tempo. Le strutture hanno un doppio carattere perché sono il mezzo e il risultato dell'azione umana. Ecco: la teoria si avvicina molto a quello che io affermo circa la duale natura delle Case astrologiche in quanto esse, come spiegato e argomentato più volte, sono il contesto; ed esso in quanto tale, per definizione modella l'individuo ed è modellato da esso.