Come sapete non sono mai stato un sostenitore dell'astrologia spirituale poiché le esperienze spirituali sono sempre molto soggettive e mai dimostrabili. Diverso è invece dimostrare che con la Luna in Leone siamo affascinanti dalla notorietà o da qualcosa di analogo e che ciò probabilmente deriva da una condizione psicologica esperenziale o innata. Ciò che mi ha spinto a rivedere le mie idee, o quantomeno a farmene una più precisa, è stato uno scambio di messaggi di qualche giorno fa avvenuto qui sul mio blog e precisamente QUI. La mia conclusione è quella che non posso esprimere giudizi validi su questa tematica perché non sono un neuroscienziato, non so se lo diverrò in futuro; ma quel che so è che, secondo il mio punto di vista, solo un esperto di tale branca può affrontare l'argomento in maniera veramente razionale, appunto facendo gli esperimenti utili alla comprensione di cosa sia la coscienza e da dove provenga. Sebbene io studi scienza a livello universitario, non posso affrontare l'argomento perché non ne ho le competenze; E quando leggo post di astrologi che parlano di spiritualità e coscienza, mi viene da storcere il naso per lo stesso motivo: la lettura di qualche libro sull'argomento e le proprie convinzioni personali non potranno mai sostituirsi a quelle di chi ha reali competenze.
Resta inteso che io sono credente, molto spirituale; ma che preferisco non mischiare ciò che può essere ricercato con l'osservazione (le evidenze astrologiche) da quello che può essere ricercato con uno stato di coscienza ispirato. A dire il vero, il processo di ispirazione potrebbe essere lontanamente definito ipotetico deduttivo perché in qualche modo offre idee da confutare con la pratica, quando ciò sarà possibile in futuro, se sarà mai possibile. Però resta da chiedersi se per davvero l'ispirazione spirituale apra le porte alla conoscenza di una realtà sovrasensibile oggettiva. Se gli scienziati ipotizzano molte altre dimensioni oltre alle tre conosciute, diventa plausibile l'idea che quelle ipotizzate possano essere conosciute attraverso stati non ordinari della coscienza.
Stando al lavoro di Stanislav Grof la coscienza può essere suddivisa in ulteriori 4 settori che, secondo Richard Tarnas, trovano analogia coi significati di Saturno, Urano, Nettuno e Plutone. In sostanza, l'inconscio potrebbe essere suddiviso in ulteriori dimensioni. Se Freud immaginava l'inconscio come la parte sommersa di un Iceberg, Grof ipotizza che la parte sommersa sia ancora più estesa. Per questo genere di ipotesi egli ha lavorato 40 anni sull'effetto delle droghe naturali e sintetiche che porterebbero alla manifestazione di stati che lui definisce olotropici. Fenomeni come la schizofrenia per esempio, potrebbero essere intesi alla luce di una nuova concezione paradigmatica: non più stati patologici, ma livelli di spiritualità inesplorati. Fantascienza? Sicuramente un'idea affascinante che concepisce la patologia alla luce di una prospettiva diversa; e io in quanto futuro medico, non posso sottovalutare e ignorare questa possibilità.
Che l'inconscio sia suddivisibile su livelli di profondità sempre maggiore è comunque altamente probabile, a mio parere, se però accettiamo l'idea di inconscio collettivo. Oltre all'inconscio personale postulato da Freud, esiste, ed è oggettivo, un inconscio collettivo, quindi comune a tutti gli individui. Dell'inconscio personale non troviamo traccia nel DNA perché quest'ultimo parla dell'organizzazione strutturale "casuale" della mente in base alle esperienze. Il DNA svolge la funzione di produrre le proteine necessarie al funzionamento dei processi mentali epigenetici, cioè legati alla necessità di riorganizzare le proprie strutture di elaborazione mentale in base all'esperienza quotidiana. Il concetto di inconscio, a livello neurofisiologico non è altro che un'euristica, ossia un automatismo legato all'abitudine, alla ripetizione. Parliamo di concetti che naturalmente qui affronto in maniera molto sbrigativa per non annoiare il lettore. Riassumendo sino all'osso, possiamo dire che l'inconscio è la memoria implicita di esperienze acquisite. Quindi inconscio significa anche processi di trasmissione di impulsi elettrici su circuiti neurali divenuti preferenziali a causa della loro stimolazione continua.
Ma l'inconscio collettivo è indipendente dalle esperienze personali poiché si riferisce a quelle non vissute direttamente dall'individuo ma a quelle ereditate nel corso della storia dell'umanità. Però questa memoria non è affatto legata a meccanismi genetici poiché esiste anche in organismi che non hanno una corteccia cerebrale. Memoria è infatti anche il fatto di conservare la stessa struttura fisica. Quindi possiamo intenderla come un campo organizzativo, una legge universale che comanda alle proteine e a qualsiasi struttura fisica di organizzarsi fisicamente secondo una forma e una struttura ben precisa.
Però, se è vero che risulta plausibile una legge organizzativa universale, risulta eccessivo pensare che sia una questione legata a un livello spirituale della realtà. Cioè significa associare a ogni fenomeno fisico una valenza spirituale. Perché la memoria collettiva dovrebbe essere un fenomeno spirituale? Soltanto perché ad essa possiamo accedere soltanto attraverso uno stato mentale ispirato o alterato da droghe? Forse.
La lettrice del mio blog pensa che l'astrologia e con precisione gli aspetti astrologici, possano avere un significato sempre più profondo: un primo livello fisico, un secondo psicologico, un terzo inconscio, un quarto metafisico, etc. etc. Sotto ispirazione sarebbe possibile accedere a livelli sempre più profondi della "realtà". Io aggiungo che di conseguenza, se esiste un inconscio collettivo, cioè un processo uguale per tutti, anche la modalità di accesso a piani sottili della realtà non sia più soggettivo. Con ciò ho messo in discussione la mia idea che le percezioni extrasensoriali possano essere soggettive. Però rimane da capire se per davvero è possibile parlare di altre realtà attraverso l'astrologia.
L'astrologia orientale è quella che si sviluppa secondo una concezione spirituale. Io sono particolarmente scettico in merito a ciò anche perché tra quelle conosciute è quella che non ha subito alcuna evoluzione. Per esempio considera solo 7 pianeti in corrispondenza con i 7 Chakra. Eppure i pianeti sono 10 e ora molto probabilmente 11. Da rivedere completamente la questione dei Chakra? Ora, se gli archetipi sono memorie ancestrali e basate sull'esperienza che l'umanità ha vissuto nel corso dei millenni, nuove esperienze possono modificare, a livello inconscio collettivo, questa fissazione per il numero 7 sostituendola col 10. Pertanto ci possiamo porre il dubbio che il numero 7 non sia affatto una legge universale di organizzazione dei piani dell'esistenza, ma solo una automatismo legato a millenni di fissazioni su questa idea. La mia ipotesi è che se sin dall'inizio avessimo capito che i pianeti astrologici sono 10, tutte le religioni si sarebbero strutturate secondo questa evidenza e tutti avrebbero creduto che la realtà avesse a che fare col numero 10. Il mio scetticismo sull'astrologia spirituale, come vedete, aumenta sempre di più.
Grafico astrologico legato all'astrologia Indiana. La lettura di tale grafico non diventa nettamente in contrasto con quella dell'astrologia occidentale se ipotizziamo che la prima non si riferisce a livelli fisici e psicologici dell'esistenza.
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