08 settembre 2016

Uomo e Natura (5^parte)


Redfield (Sagittario) fu uno dei primo sociologi rurali a contrapporsi alla sociologia urbana, parlando appunto di un continuum tra le due situazioni. Piuttosto si assiste a una trasformazione progressiva delle relazioni man mano che ci si avvicina al centro urbano, da folk prevalentemente statiche, a urbana, prevalentemente dinamiche.  Autori come Sorokin (Capricorno) misero in evidenza il valore della famiglia come fulcro di equilibrio in una condizione agricola rispetto a quella urbana.

Ma scendiamo ancora più nel dettaglio con gli studi relativi alla sociologia Urbana poiché in essa sono contenute informazioni secondo me di vitale importanza per procedere nel nostro discorso. Bisogna partire dal presupposto che nei primi 30 anni del ventesimo secolo, nasce l'idea dell'ecologia per studiare il rapporto tra gli esseri viventi, la natura, l'ambiente; in particolar modo come l'uomo usa, trasforma, distrugge o valorizza la natura. È in questo contesto che nasce la scuola di Chicago, un'importante istituto di ricerca sostenuto da diversi autori che si concentrarono sullo studio della crescita delle metropoli, concependo la città come un organismo dotato di una certa unità psicofisica in cui si muovono diversi gruppi sociali che condividono legami di appartenenza ma che contemporaneamente sono anche in conflitto per il controllo delle risorse. Quindi possiamo dire che la metropoli risulta essere il luogo dove esiste una repulsione-attrazione tra diverse etnie e diverse realtà sociali. 

Uno degli studiosi della sociologia urbana è sicuramente Park (Aquario) che ne "la città" scopre un'organizzazione in fasce concentriche legate a precisi rapporti economici. Per esempio, attorno al centro urbano vi è la zona commerciale poi seguita da una zona di transizione, quella delle industrie detta anche zona di deterioramento. Adiacente a essa c'è quella degli operai e infine quella residenziale e dei pendolari. La cosa interessante di questo lavoro, risulta essere il concetto di Marginal Man in cui si ha un'individuo svincolato dalle tradizioni e per questo un po' destabilizzato, ma in compenso aperto dal punto di vista culturale. Si perde il valore della tradizione perché c'è la rottura dei legami primari che prima erano legati al concetto della famiglia e del vicinato. Ora, coi mezzi di trasporto si può partecipare a più realtà distanti. Non c'è una opinione del singolo ma un'opinione pubblica gestita dai media. Questo isolamento, porta a una rottura dell'ordine morale e di conseguenza porta al vizio e alla criminalità. Questo è il concetto di Marginal Man elaborato da Park. La specie umana risponde a un ordine biotico come quello degli animali, in cui a ognuno è associata una collocazione nello spazio, in relazione alla propria capacità di imporsi. Lo stato, qui funge da regolatore, e in più esistono meccanismi di assimilazione delle attitudini di ogni gruppo. Alle stesse conclusioni approda Rieseman in cui il soggetto si aliena nella folla col tentativo di piacere a tutti; mentre Wirth parla di una teoria sulla vita metropolitana che riguarda l'idea che l'alta densità diversifica gli uomini che diventano più sensibili agli oggetti artificiali. Trasher invece conclude con dei lavori sui senzatetto, altra realtà conseguenza della teoria di Park.