10 settembre 2016

Uomo e Natura (7^parte)


Il lavoro di maggior successo di Adorno (Vergine) e Orkheimer (Aquario) è la "dialettica dell'illuminismo" e tratteremo questo testo per procedere nel nostro lavoro di ricerca sul rapporto tra uomo e natura. Abbiamo detto, la scorsa volta, che sul pensiero di questi autori convergevano le idee di Freud (Toro) e Weber (Ariete) in particolar modo. Del primo si teneva conto il concetto di pulsione libidica che l'individuo manifestava nei confronti di un capo, e che le pulsioni distruttive a cui si assisteva non erano insite nella natura dell'uomo, ma dipendevano dall'assoggettamento a un'autorità, cioè quella generata dal mito nazionalista del periodo fascista.  Del secondo, invece, si teneva presente l'idea di azione sociale e di gabbia d'acciaio di cui abbiamo già parlato in precedenza. 

Abbiamo visto che Orkheimer fu ispirato da Lukacs (Ariete) sulla questione del soggetto puro, ma pure sul concetto di reificazione, cioè che il valore dell'uomo è legato alla sua capacità di produrre; e che esiste una mercificazione che si estende anche nei confronti della natura. Tutti questi pensieri portarono alla realizzazione del "la dialettica dell'illuminismo" in cui si evidenzia il fatto che nel progetto illuminista ciò che aveva importanza era l'esaltazione dell'individualità che porta al dominio a causa della religione dei miti ideologici. 

Questo sete di dominio e istinto di autoconservazione, veniva fuori dalla rilettura di due testi: L'Odisseo di Omero e il Robinson Crusoe. In entrambi i casi abbiamo superstiti che devono trionfare sulla natura perseguendo il loro interesse atomistico. Il distacco forzato dalla società porta all'ingegnarsi e quindi a trovare soluzioni razionali che possano permettere al soggetto di elevarsi. Ma questo, in se porta ikl seme del dominio dell'uomo nei confronti della natura. Dietro l'ideologia si ritrova il dominio verso la natura e verso i subordinati. Però l'eccessiva razionalizzazione, quella stessa preannunciata da Weber quando parlava della burocratizzazione della perdita della creatività, comporta una rivincita della natura che si esprime attraverso gli istinti feroci dell'uomo a causa dei regimi totalitari. La conclusione è che trionfa il naturale, cioè l'istinto feroce, animalesco, per mezzo delle armi e per mezzo dell'eccessiva razionalizzazione di un periodo fascista.