28 aprile 2014

Astrologia e informatica. Parte 7

Oggi analizziamo la conversazione online. 
Come avvengono i processi comunicativi quando sono mediati dalla tecnologia? Questo approfondimento è molto utile non solo per comprendere come le problematiche comunicative tra due astrologi possano sorgere a causa dell'impossibilità di riconoscere i toni, ma pure delle difficoltà che possono sorgere nel supporto e nel sostegno del consultante. 
Tanto per iniziare vorrei scoraggiare quegli astrologi che ricevono riconoscimenti di stima attraverso una consulenza online in forma scritta. Infatti spesso l'astrologo usa affermazioni che non sono vere ma che l'utente riconosce come vere perché formulate in un modo piacevole. Questo approccio è davvero troppo ingenuo perché non consente di mettere alla prova 
  1. la reale efficacia del metodo che si usa
  2. quanto il soggetto sia consapevole di sé. 
Le teorie sulla comunicazione mediata da computer (CMC) dispongono di alcuni riferimenti utili alla sua comprensione.
  • La presenza e la telepresenza in cui si definisce il luogo in cui il soggetto si trova effettivamente e il luogo virtuale in cui avviene la conversazione sul web ("sono qui su Facebook" si usa dire per esempio).
  • L'equivalente dello spazio interlocutorio è quindi lo spazio virtuale.
  • Inoltre si avverte la presenza sociale, cioè il computer ha il potere di far percepire la presenza dell'interlocutore, appunto in uno spazio virtuale e di conseguenza in uno spazio mentale del soggetto (se prendiamo in considerazione la teoria dei Brainframes esposta nel capitolo precedente).
  • Il computer inoltre si presta alla capacità di collegare diversi argomenti in maniera ordinata e avere la possibilità di apprenderli in un dato arco temporale.
  • La CMC inolte richiede un tempo di scrittura maggiore rispetto ai tempi dedicati al dialogo faccia a faccia. 
  • Vengono a mancare gli aspetti della metacomunicazione come per esempio i gesti e la mimica, come affermato nei precedenti capitoli di questo corso.
  • Ma ciè è parzialmente supplito da una serie di abbreviazioni e dagli emoticons. 
  • Inoltre l'emittente non può avere la garanzia che il messaggio sia ricevuto e il destinatario ricevente non può avere la garanzia dell'identità del soggetto emittente.

I modelli psicosociali RCS di Sproull e Kiesler approfondiscono quanto detto sin'ora: 

  • La CMC è priva dei condici comunicativi non verbali e questo ha ripercussioni su come l'interlocutore intende quel che viene comunicato. Senza la conoscenza di questi presupposti, è impossibile dare un qualche valore al feedback che otteniamo quando veniamo criticati o lodati da un interlocutore online. Per esempio mi ricordo di un episodio tanto spiacevole quanto bizzarro. Un'astrologa sedicente, mi accusò di averle previsto un cancro, mentre quel che le dissi fu completamente diverso. Nonostante la mia estrema chiarezza, quella persona, inserita in un contesto psicologico deleterio, interpretò le mie affermazioni a suo piacimento e lì per lì non mi informò nemmeno del fatto che avesse recepito bene o male, sempre perché durante il corso della conversazione online, alcuni aspetti della conversazione non possono emergere. Le reazioni successive, mediate da altri apparecchi di comunicazione, ebbero un risvolto isterico, reazione che forse sarebbe stata gestita diversamente se tutta la conversazione fosse avvenuta in presenza. 
  • La CMC inoltre non ci permette di dare importanza a segnali sociali come la competenza, la professionalità, il grado gerarchico a cui si appartiene, poiché l'assenza fisica implica un abbassamento delle convenzioni culturali.
  • Questo è pure da attribuire al fatto che non esistono abbastanza norme da rispettare.
Di conseguenza:
  1. Le persone sono più libere e disinibite sul web, sono isolate dalle regole sociali e si sentono al sicuro da critiche, anche se poi le reazioni ad esse sono comunque evidenti. La CMC rende più facile esprimere disaccordo.
  2. Avviene l'annullamento dello status sociale e quindi tutti comunicano alla pari. Diciamo che l'approccio è più democratico per certi aspetti, ma io non lo condivido poiché non ha sempre senso sfidare l'autorevolezza di una persona competente. Questo naturalmente mette in evidenza che esiste un cambiamento di certi valori, e quindi il fatto che ognuno può ritenersi competente a prescindere dal proprio status. Questo crea un passaggio dall'oggettivo al soggettivo.
  3. La mancanza di norme crea dunque dei problemi a livello relazionale con le relative difficoltà a gestire le conversazioni.
  4. Ne deriva ancora che è possibile adottare una serie di comportamenti maleducati se favoriti dall'anonimato. Ricordo un certo soggetto curioso inserito in un gruppo di astrologia, curioso in quanto incapace di armonizzarsi in un contesto di astrologi perché non interessato all'astrologia. Egli, dietro al filtro del web, si permetteva atteggiamenti denigratori sia nei confronti della materia astrologica e sia della cultura generale degli astrologi stessi. 
Un aspetto positivo della CMC è che comunque, i membri appartenenti a uno status meno elevato interagiscono di più che se fossero in presenza fisica. La conversazione dunque, è distribuita in modo più democratico, cosa che non avviene in presenza, dove lo status sociale determina delle resistenze da parte di chi ha meno competenze. 

Nel modello SIDE (Social identity de-individuation) di Spears e Lea si discosta dal modello precedente per questo motivi:
  • La larghezza di banda di un mezzo di comunicazione non ha nulla a che vedere con la capacità di trasmettere indici sociali poiché gli indici sociali sono comunque contenuti nelle intestazioni e nel contesto a cui si aderisce. Ma non è sempre così. Infatti anche in spazi dove è esplicitato il ruolo, la funzione, lo status, vi sono fenomeni di estrema libertà nel manifestare discordia. Inoltre scrivere in un determinato contesto non implica che tutti quelli che vi partecipano siano competenti, e nemmeno che lo status che rappresentano sia indice di competenza.
  • L'identità sociale comunque si manifesta attraverso le diverse manifestazioni del sé. Ora bisogna vedere pure come l'interlocutore INTERPRETA  ognuna delle diverse manifestazioni e quale elegge a caratterizzante della personalità dell'individuo emittente. Tutto dipende dalle normative imposte nello spazio di discussione: se vengono imposti certi standard ognuno può avere la possibilità di osservare il proprio ruolo in maniera più rigida. La mancanza di norme non spinge l'individuo a manifestare la sua vera identità poiché la vera identità è il frutto delle norme e delle convenzioni culturali e sociali, cioè del contesto in cui il soggetto vive. Altri contesti, come quello virtuale, mostrano peculiarità del soggetto che spesso sono distorte ed esasperate dal ricevente o dalla mancanza stessa di normative. Secondo il modello di cui sopra, il web non è deterministico come invece descritto dall RCS. Infatti molte volte ho parlato della facoltà di auto-imporsi un comportamento etico, io stesso che più volte sono stato accusato di non rispettare quel che propongo. Secondo il modello SIDE, dunque, il problema non risiede nel web ma nella capacità individuale di autodisciplinarsi, dimenticando, a mio avviso, le problematiche relative all'interpretazione dei comportamenti. In definitiva, sempre con il modello SIDE la dimensione sociale si manifesta con una tempistica diversa rispetto a quella faccia a faccia, ma sussiste comunque, cosa che il modello RCS escludeva e interpretava come "isolamento sociale".

Il modello SIP (social information processing) di Walther invece parte dalla critica degli esperimenti condotti con il modello SIDE in relazione a quello RCS.
Gli esperimenti condotti con il  modello SIDE consistono nella disposizione di due gruppi sperimentali in stanze distinte e separate e li pone nelle condizioni caratteristiche della CMC (ricordo comunicazione mediata dal computer). 
Quelli appartenenti al gruppo di controllo sono seduti nella stessa stanza e quindi possono conversare tra loro. L'esperimento è criticato poiché vengono a mancare le motivazioni per creare dei legami a causa della mancanza di aspettative nel ritrovare in futuro la stessa persona dall'altra parte. Inoltre, l'esperimento è svolto con una tempistica obbligata, cosa che riduce la spontaneità del costruire una relazione secondo dei tempi non stabiliti a priori. Insomma il modello SIP critica gli esprimenti di laboratorio perché sono troppo distanti dalle interazioni che avvengono realmente. La dimensione sociale dunque non è predeterminata in partenza come deviante o a-sociale perché vi è sempre la possibilità di costruire le relazioni aggiungendo altri atteggiamenti tipici dell'essere umano, come per esempio la chiamata in webcam o al telefono. In sostanza, si sceglie volutamente quali rapporti meritano rimangano limitati all'uso del computer. 

Il modello NP (Network paradigm) come spiega Mantovani, è una nuova concezione della comunicazione in cui non ci si sofferma ad analizzare l'interazione tra due individui, poiché le relazioni non sono biunivoche e isolate, ma le interazioni di tutti i partecipanti al gruppo o comunità virtuale. Confermo che in effetti la comunicazione dipende pure dalle modalità consentite nel gruppo, poiché certe volte ci si adegua a uno standard. Mi viene in mente il caso di un utente sedicente astrologo che a ogni mia affermazione reagiva in maniera impropria a causa delle reazioni che una fetta ristretta del gruppo aveva nei miei riguardi, sempre in funzione di quel che nel gruppo era lecito dire in determinate condizioni. 

Nel modello ATS (adaptative structuration theory) in cui partendo dal presupposto che sono le persone a produrre le tecnologie e non viceversa, si afferma che l'uomo ha la capacità adattativa di creare artefatti cognitivi. Questo significa che le tecnologie sono adattate a come l'uomo le adatta per farle funzionare come protesi (esempio di Narciso) o come semplici strumenti. Secondo Contractor e Seibold i limiti di questa teoria sono legati al fatto che indicano solo in maniera approssimativa le condizioni in cui si creano determinate condizioni legate alla CMC.

Per questo Mantovani elabora il modello TAS (teoria dell'azione situata) in cui l'azione del soggetto non è altro che un atto ADATTATIVO  al contesto in cui si trova (e agli stimoli che riceve aggiungo). Dunque ogni azione nella CMC dipende dalle circostanze materiali e sociali. Adattiamo i nostri piani alle situazioni,anche se esse fossero pianificate (da un atteggiamento tipico aggiungo io). Il concetto di contesto sociale dunque non è statico, ma dinamico, non è solo fisico ma pure concettuale, e agiamo secondo modelli dati dalla nostra cultura che a sua volta è in continua trasformazione a causa delle scelte dei soggetti. La società secondo Mantovani è continuamente alterata dall'intervento pratico dell'uomo. Allora come analizzare il contesto in modo adeguato? Mantovani usa un modello a tre livelli dove il primo livello è la costruzione del contesto, il secondo è l'interpretazione della situazione, e il terzo livello ha a che fare con l'interazione. Secondo questa struttura abbiamo che: 
  1. i contesti vengono costruiti e non sono mai predeterminati a causa del fatto che l'uomo li altera costantemente;
  2. la struttura della società è condizionata dai principi culturali a cui si appartiene e che di volta in volta scegliamo di utilizzare, sia in quanto esseri individuali e sia in quanto esseri facenti parte di una cultura che ci fa sentire parte del gruppo;
  3. l'azione non è mai isolata dalle circostanze e per questo l'individuo genera scopi adatti a ogni situazione;
  4. chi partecipa alla CMC rielabora costantemente i modelli sociali acquisiti;
  5. la pratica quotidiana e l'esperienza permette agli individui di rielaborare le categorie culturali nella realizzazione di progetti pratici.
Nel modello PT (position theory) di R. Harré, si spinge ancora oltre sostituisce al "ruolo" il processo di posizionamento in cui l'uomo colloca se stesso e gli altri, e serve a spiegare come l'essere umano spiega il proprio comportamento quotidiano e quello degli altri. Semplicemente si tratta di adattamento creativo a posizionare se stessi e gli altri. A differenza delle altre teorie, questo modello pone enfasi sulle attività discorsive dato che proprio attraverso il discorso sono inclusi il maggior numero dei fenomeni mentali.

Da tutto questo discorso elaborato in questo e nei precedenti capitoli possiamo sintetizzare a proposito della comunicazione, che esistono tre diversi approcci:
  1. uno cognitivo dato dal rapporto tra le diverse menti
  2. uno legato all'aspetto dialogico, un processo lineare da emittente a ricevente
  3. uno legato all'identità degli interlocutori per giungere alla conclusione che l'utente non è parte passiva della tecnologia ma come plasmatore dello spazio virtuale. 
Prima di concludere questo capitolo, (che reputo più importante degli altri nella formazione dell'astrologo), vorrei sintetizzare alcuni concetti sulla comunicazione e sulla comunità. 
Il termine comunicazione deriva da communicare che significa mettere in comune qualcosa (a partire da Cicerone). Oggi il termine è esteso più che altro alle vie di comunicazione. Il concetto di comunità viene affrontato da F. Tonnies e da allora ripreso in più modi, spesso associato a un'idea romantica legata ai tempi in cui l'industrializzazione non aveva un po' alterato il fare comunità. La comunità dipende dalla comunicazione? Non necessariamente poiché è invece necessario un insieme di relazioni sociali non vincolate per forza da uno spazio fisico. La metafora di cyberspazio ha portato a considerare la rete del web come una specie di luogo geografico dove riprodurre gli spazi della socializzazione e della comunicazione e infatti, le comunità sorgono in tutti quei luoghi in cui esista la possibilità di connettersi alla rete. Da ciò possiamo trarre la conclusione che sicuramente l'essere umano è un essere sociale, che ha necessità costante di aderire a un gruppo e lo può fare molto più facilmente aderendo a una comunità virtuale perché comporta uno sforzo minore ma sempre con lo scopo di condividere valori comuni e un sistema di simboli a cui aderire per distinguersi dagli altri gruppi o dal resto della gente. 

Nel prossimo capitolo affronteremo ancora meglio il tema dell'insegnante online. 

Astrologia e informatica. Parte 6

Marshall Mc Luhan risulta essere il primo ad avere parlato dell'approccio alle nuove tecnologie. Lui non pone attenzione sul contenuto, ma alle condizioni di fruizione e ai loro effetti sociali, culturali, psicologici. Lui considera i media come delle estensioni o delle amputazioni delle proprie facoltà fisiche e psichiche come potrebbe essere la ruota per le gambe, o il binocolo per l'occhio. Egli fa riferimento al mito di Narciso per spiegare ancora meglio la situazione. Narciso deriva da narcosis che significa torpore. Secondo il mito, egli si innamorò della sua immagine riflessa nell'acqua e quindi il riflesso non era altro che l'estensione di se stesso. Allo stesso modo l'essere umano è sensibile a ogni estensione di sé tanto che come nel mito, non siamo più capaci di distinguere noi dalla nostra estensione. Narciso non riusciva più a fare distinzione tra se e il medium che rifletteva la sua immagine, cioè lo specchio d'acqua. 
Mc Luhan si spinge ancora oltre affermando che il web potrebbe essere l'estensione della mente collettiva: se infatti facciamo un parallelismo tra la memoria (hard disk) del computer e la nostra memoria, è evidente come la prima possa significare l'estensione della seconda. E' chiaro che se i mezzi tecnologici rappresentano la nostra estensione, operare su questi mezzi significa indirettamente operare su di noi. Di conseguenza, anche la trasformazione sociale è dipendente da questa proiezione di se stessi in qualcosa che sia un estensione di un determinato senso; e la civiltà tecnologica non è altro che il risultato dell'esaltazione di uno dei cinque sensi (come la carta stampata è l'esaltazione della vista). Qui entra in gioco un fattore di tipo analogico tanto caro alla materia astrologica: vi è una sorta di legge di corrispondenza inconscia, che permette all'individuo di identificarsi in quello che è simile a sé, vuoi per un fattore di innato narcisismo a cui nessuno può sottrarsi. E l'indagine astrologica per l'appunto aiuta ad allenare la capacità di trovare le somiglianze tra due o più oggetti/fatti.

L'autore propone una distinzione tra media, suddividendoli in caldi e freddi. I media caldi sono quelli che non lasciano molto spazio all'utente per completare il contenuto informativo. Tra questi ci mette la fotografia, la radio e il cinema.
I media freddi sono quelli che includono gli utenti alla partecipazione e sono il telefono, la tv. 
I media inoltre possono avere effetto esplosivo se rappresentano l'estensione del corpo dell'uomo a livello spaziale, e implosivo se viene annullata la dimensione spazio-temporale. Da una civiltà di tipo esplosivo però siamo passati a una implosiva dove per mezzo del web e dell'informatica gli spazi tra noi e il mondo sono ridotti a villaggio globale. 

De Kerkhove più interessato alle attività cognitive negli ambienti virtuali e che lui definisce "brainframes" ed è in sostanza una struttura profonda del cervello che si organizza in base alla continua interazione con i media. Pertanto, l'uomo stesso è "ricreato" in base a ciò che ha inventato tecnologicamente. Queste strutture mentali segnano l'attività cognitiva e possiamo riassumerli nell'
  • invenzione dell'alfabeto, poiché il tipo di scrittura da destra a sinistra ha determinato una struttura mentale analitica basata sulla linearità e sulla successione temporale (secondo il mio parere era già presente tale tendenza alla linearità e temporalità, insita nel cervello, e la scrittura è il risultato di ciò, non l'inverso)
  • nell'invenzione della TV  (videoframe) poiché si è costantemente impegnati a ricostruire immagini incomplete. Non vi è abbastanza tempo di riflettere e non vi è lo stimolo a interagire, portando alla cultura di massa.
  • nell'invenzione del computer che rappresenta un po' il punto di congiunzione tra la componente televisiva e quella alfabetica. Pertanto, il consumatore televisivo ora è diventato consumatore di informazione interattivo, un'estensione del cervello paragonabile all'elettricità biologica nei confronti di quella tecnologica. Caro Galimberti arriva a parlare di inter-brainframe che rappresenta il risultato delle menti collettive in rete. Questo termine serve a descrivere la moltitudine di strutture mentali che vengono attivate durante l 'interazione in ambiente tecnologico.
Pierre Levy invece parla di  intelligenza collettiva non come brainframe, ma come un venire a patti con il prossimo al fine di ampliare reciprocamente le capacità cognitive. Quindi il suo approccio è socio-costruttivista perché l'individuo è disposto a rinegoziare costantemente l'ordine delle cose (comprese le gerarchie e i ruoli). 
Per questo diviene di fondamentale importanza 
  • incoraggiare lo sviluppo dei legami sociali attraverso lo scambio di sapere;
  • incentivare tutti i dispositivi che garantiscono la diversità piuttosto che una diffusione mediatica;
  • incentivare all'autonomia 
  • diffondere su larga scala a beneficio della maggioranza, non solo i dati ma pure le conoscenze simboliche dell'essere umano.
In questi termini si mette in evidenza il contatto intellettuale tra due persone, cosa che avviene di rado in condizioni di presenza fisica. Infatti, se facciamo riflessione, il contenuto informativo delle conversazioni tra due utenti sconosciuti che si trovano online è di gran lunga superiore a quello di due persone sconosciute che si incontrano per strada. 

Esiste un modello matematico per definire l'elaborazione e la trasmissione dell'informazione? 
Claude E. Shannon è un matematico che si è occupato di questo elaborando un modello tecnico. Parliamo di uno schema che ha la funzione di individuare la forma generale del processo comunicativo e i fattori che lo costituiscono.
Qui sopra si può vedere riprodotto lo schema a cui facevo allusione. Una fonte genera una messaggio che un apparato trasmittente trasforma in segnali trasmessi da un canale fisico che può essere disturbato da una fonte di rumore, prima di arrivare al destinatario. Questo schema si riferisce a qualsiasi tipo di informazione trasmessa con qualsiasi tipo di apparecchio, elettronico e non, trovando numerose applicazioni che vanno dalla psicologia alla statistica. La lingua, secondo questo modello non è solo un codice e le interferenze relative alla comunicazione non sono solo relative ai mezzi che noi utilizziamo per trasmetterle, ma sono anche di tipo psicologico, linguistico, cognitivo che rafforza ulteriormente la mia tesi circa cui non è possibile una reale comprensione dei contenuti o delle caratteristiche umane di un soggetto qualsiasi se utilizziamo il web come strumento di indagine. Possiamo solo avere una descrizione dei tratti che emergono di più e che non necessariamente fanno parte delle reali caratteristiche del soggetto. 

Il modello di Jakobson pone enfasi sul concetto di canale che è utilizzato per la verifica del buon funzionamento della connessione tra due interlocutori. 
Ogni messaggio deve assolvere a diverse funzioni: 
  1. una emotiva dove si comunica un pensiero o uno stato d'animo
  2. una persuasiva in cui si cerca di convincere l'interlocutore
  3. una informativa circa un contesto e una situazione
  4. una funzione poetica, cioè sulla forma stessa del messaggio
  5. una funzione di verifica per comprendere se l'interlocutore ci ha capito
  6. una funzione metalinguistica, cioè parlare della lingua stessa.
Inoltre, facendo riferimento agli studi di Hymes e Gumperz, lo scambio comunicativo si sviluppa in un contesto legato a
  1. alla situazione
  2. ai partecipanti
  3. alla finalità
  4. alle azioni
  5. al tono
  6. agli strumenti
  7. alle norme 
  8. e al genere scelto per comunicare.

Secondo Galimberti e Riva, la comunicazione è un rapporto psicosociale contraddistinto da quattro elementi:

  1. la comunicazione è una situazione che coinvolge due o più personalità, quindi allarga la nostra attenzione a registri di tipo non verbale, e paraverbali.
  2. il linguaggio è un mezzo di trasmissione culturale e non di mere informazioni. Si tratta del passaggio di valori e delle rappresentazioni sociali. Non parliamo più di codici, ma della comprensione dei significati.
  3. rappresenta l'incontro tra due campi di coscienza, ed essa si manifesta attraverso un'insieme di canali e di codici
  4. inoltre la comunicazione avviene in un preciso contesto psicologico oltre che fisico.

Nei modelli interlocutori di Jaques la comunicazione è dialogica e interattiva ed è un processo di natura psicosociale. La comunicazione è determinata da "di chi è la parola"e "per chi è intesa". Possiamo definire la parola un ponte gettato tra se e l'altra persona, in cui parte della responsabilità della comunicazione dipende da entrambe le parti. Per questo ogni processo comunicativo costituito da un processo di espressione e uno di interpretazione, in un perenne gioco di riconoscimenti e aspettative. Come ho usato scrivere nel mio libro "L'amor che move il sole e l'altre stelle", il processo di comunicazione ma anche la responsabilità del buon funzionamento di un rapporto di coppia (che appunto si basa in buona parte sulla comunicazione), sta nella capacità di sapersi adattare ogni volta agli stimoli ricevuti, un po' come nel gioco del calcio dove due calciatori impostano il loro gioco in base ai movimenti del compagno/antagonista. Per questo bisogna fare particolare attenzione all'intenzione e all'interpretazione, cosa che non è sempre possibile comprendere in un contesto virtuale come quello di internet.
Nel prossimo capitolo approfondiamo ancora di più i fattori che regolano la conversazione sul web.

26 aprile 2014

Astrologia e informatica. Parte 5

Nel capitolo precedente abbiamo discusso sulla qualità dell'apprendimento. Oggi continuiamo a parlare degli altri punti che avevamo lasciato in sospeso.


Degna di nota particolare è la qualità dell'insegnamento, ossia il punto B) di cui si parlava nel precedente articolo. Su questo punto vale davvero la pena soffermarsi poiché molte delle capacità degli studenti dipendono pure da quel che il docente è riuscito a trasmettere. Per prima cosa va precisato che il docente deve avere delle conoscenze di un certo livello e conoscere in maniera veramente approfondita quel di cui parla. Se dovessi valutare le competenze del mio maestro per esempio, direi che in virtù del fatto che è il maggiore esponente al mondo di una determinata branca dell'astrologia, ha sicuramente una conoscenza e una competenza superiore a quella di molti altri. Ovvio che questo è sufficiente a stabilire che il prodotto dell'insegnamento si basa su solide fondamenta. Qualsiasi tipo di critica, dunque, non ha senso di esistere, in merito a quelle competenze e conoscenze, se alle spalle non si ha una formazione altrettanto poderosa. Inoltre è necessario che l'insegnante online debba conoscere le caratteristiche tipiche della formazione online. 


Parlavamo inoltre di competenze trasversali, ossia delle capacità necessarie al docente per poter trasmettere il proprio sapere attraverso una varietà di mezzi informativi e attraverso una spiccata propensione ad interagire con gli allievi. Inoltre, cosa assai importante è che il docente abbia concepito come organizzare il corso di studi, suddividendo per esempio il materiale in moduli via via sempre più complessi ma allo stesso tempo brevi, completi, e con obiettivi didattici ben definiti. Il docente inoltre deve avere chiaro in mente il target a cui propone certi contenuti. Io per esempio propongo i miei articoli a un target medio alto e per questo, mi rendo conto, non posso mai godere di quella popolarità di cui godono altri astrologi che scrivono cose banali e alla portata di tutti (basti citare per esempio i vari articoli sulla posizione della Luna nei segni o dei vari ingressi di Sole e degli altri pianeti nei segni zodiacali: finendo per dire ovvietà o comunque cose trite e ritrite non aggiungono nulla di nuovo alla conoscenza astrologica, poiché spesso si fermano per davvero solo a quello che scrivono. Qui invece le tematiche affrontate sono sempre nuove e originali). 
Molto utile a garantire che l'allievo non si trovi a essere disorientato durante il corso di studi, è garantire il passaggio dell'informazione circa la variazione dei corsi e delle attività, dei programmi e le tecnologie che occorrono per lo studio. 

La qualità del processo didattico è data pure dal fatto che il docente o il tutor siano capaci di creare un ambiente di socializzazione. Diciamo che nel mio gruppo di ricerca l'aspetto umano è secondario a quello conoscitivo e per tanto l'ambiente può essere ritenuto asettico e privo di stimoli emotivi. Naturalmente questo dipende dal fatto che il mio Mercurio in Capricorno mi impone un certo rigore se si parla di studio, nonostante la mia componente più sviluppata sia quella emotiva costituita dai forti valori di IV^ Casa e poi dalla Luna in trigono a Giove e Nettuno, cioè alcuni tra i più importanti fattori della sensibilità emotiva dai risvolti mistici, spirituali e compassionevoli. Però è molto viva la mia tendenza a proporre ogni volta materiali su cui poter discutere al fine di far partecipare attivamente un sempre più crescente numero di utenti. In questo senso la mia funzione (ma lo è sempre stata) è quella di stimolare al ragionamento ponendo dubbi e perplessità. Inoltre, cosa assai importante è la capacità che il docente ha di incoraggiare gli utenti e di assisterli a risolvere questioni tecniche per esempio. Arduo mettere in pratica tale atteggiamento in un contesto in cui spesso le idee e i concetti sono diametralmente opposti o incompatibili ai propri.
 
Una cosa non molto facile da monitorare è la propensione a essere esaurienti in risposta alle varie domande e interventi sul web. Mi sono reso conto infatti che per poter parlare di determinati argomenti è sempre necessario che l'allievo o il collega abbia alle spalle una formazione culturale simile alla propria. Per esempio mi viene da pensare a tutte le volte in cui si è parlato di argomenti dove era necessaria la conoscenza del termine archetipo, poiché da essa dipende tutto lo sviluppo della conversazione. Senza tali basi non è possibile sostenere un confronto, un dialogo. Ricordo che a tal proposito un astrologo dava una personalissima interpretazione al termine archetipo, poiché non aveva bene inteso il suo significato. Per questo non era possibile poter affrontare un discorso. Se le premesse su cui ci si basa non sono comuni a tutti, allora si finisce per attribuire sensi diversi o completamente errati a questioni che necessitano di essere affrontate con rigore e non con soggettivismo. Il problema di essere autodidatta è che non si ha la possibilità di verificare la propria competenza e conoscenza in maniera oggettiva. Infatti sarebbe necessaria una guida che attraverso esercitazioni e sperimentazioni può aiutare l'utente a valutarsi con criterio, per esempio mettendo in atto una serie di elaborati. Invece le sperimentazioni sono condotte in maniera assolutamente personale e per questo (nella quasi totalità dei casi) male condotte a causa della mancanza delle direttive. 
Il docente dovrebbe avere anche una buona capacità di moderazione nelle discussioni, e anche questo è assai difficile da effettuare poiché non sempre è possibile leggere con imparzialità i commenti, e non sempre è possibile riconoscere le motivazioni e il tono dell'interlocutore. Più volte infatti mi sono ritrovato a dover leggere commenti assolutamente fuori luogo rispetto a quello che era il mio proposito. Tra le altre qualità che l'insegnante dovrebbe avere è quella di saper valutare i comportamenti e le competenze, (competenze sia intese come i risultati raggiunti nello studio e sia risultati come crescita interiore e motivazionale) e di venire, comunque, incontro alle necessità dello studente. 

Il punto C anticipato nel capitolo precedente riguarda la qualità dei materiali didattici. 
Vale la pena soffermarsi un po' di più anche su ciò.
I materiali a disposizione devono prima di tutto essere pertinenti con gli obiettivi che ci si prefissa di raggiungere. Ovviamente è necessario che il materiale sia relativo ad autori che hanno la massima conoscenza dell'argomento di cui si parla. Allora è importante che per ogni tecnica astrologica si interpelli il massimo esponente a tal riguardo e che il proprio percorso formativo sia relativo a questi. Usare la letteratura di chi non si basa sui massimi esponenti di un determinato sapere, corrisponde al fatto di attribuire lo stesso valore anche a chi ha poche competenze. Inoltre, lo stesso materiale deve essere bene organizzato a strutturato, di facile comprensione. Spesso però, e torno a dirlo nuovamente, che questo non è sufficiente poiché alcuni concetti scritti necessitano un grado di conoscenza di altre materie che almeno sia sulla sufficienza. 
Per questo, per divenire astrologo non è sufficiente studiare libri di astrologia. Diciamo che è una condizione necessaria come è necessario studiare tantissime altre materie. 
I contenuti del materiale didattico ovviamente devono essere corrispondenti con quello che è stato definito nel programma del corso e devono essere veicolati da strumenti adeguati e appropriati per una corretta diffusione: non solo in forma cartacea ma per mezzo web sotto forma di materiale audio e video (vi consiglio la visione dei miei video tutorial di astrologia cliccando questo link: https://www.youtube.com/results?search_query=tutorial+astrologia+al+rami ). Questo ovviamente serve ad aumentare il livello di coinvolgimento dell'utente. I contenuti devono rispettare un ordine logico, devono esplicitare i concetti che hanno un ruolo chiave per comprendere il senso di alcune affermazioni e naturalmente, per poter poi fare dei ragionamenti pertinenti. La mia esperienza in merito a ciò, è che esiste una grandissima ignoranza intesa come superficialità nel cogliere certi stimoli attraverso la semplice analisi personale. 

Un corso che si rispetti dovrebbe contenere solo quelle informazioni necessarie al perseguimento degli obiettivi preposti; ma online è possibile reperire tanto di quel materiale che alla fine si arriva al nozionismo come ho potuto osservare nella maggioranza dei casi. Informazioni sovrabbondanti in astrologia ve ne sono se si aderisce a una formazione autodidatta; ma se si segue una direttiva è possibile evitare il superfluo senza il pericolo di finire per fare un "minestrone".
Anche il punto D merita un approfondimento.  Si parla della qualità del sistema pedagogico. Nei precedenti capitoli abbiamo detto come sia importante il fatto che il docente si adatti, adatti il suo modo di insegnare alle esigenze dell'allievo ma anche in base all'intelligenza dell'allievo stesso. Come afferma Gardner, ogni soggetto ha un suo specifico stile di apprendimento e pertanto qualcuno preferisce un certo stile di insegnamento e qualcuno un altro. La formazione online da la possibilità di personalizzare il proprio percorso di studi e questo lo abbiamo già descritto precedentemente. Abbiamo detto pure che l'apprendimento efficace avviene solo quando l'allievo è coinvolto pienamente nello studio e partecipa attivamente alla costruzione del sapere, collaborando con il docente o con altri colleghi. Le caratteristiche fondamentali per l'apprendimento sono:
  • appunto il carattere attivo dell'allievo che rielabora personalmente i concetti che apprende;
  • perché ciò consente al discente di mantenere un'alta concentrazione rispetto a ciò che studia e di responsabilizzarsi e di sentirsi parte attiva del suo percorso formativo. L'apprendimento in questo caso diventa intenzionale;
  • che si sviluppato in un ambiente specifico
  • e con la possibilità di interagire e collaborare con altri utenti.
Uno stile pedagogico efficace deve soddisfare questi requisiti: 
  1. prima di tutto individuare lo stile di apprendimento del singolo utente
  2. assicurarsi che l'utente sia coinvolto
  3. motivare l'utente affinché apprenda intenzionalmente
  4. favorire la possibilità di mettere in pratica, in un determinato contesto del web, quel che ha appreso
  5. garantire la comunicazione sincrona e asincrona per il continuo confronto con gli altri.
Nel prossimo capitolo affronteremo i modelli socio-tecnologici per l'apprendimento.