Paradigma 1: "Case, segni, pianeti, sono la componente fisica e spaziale di archetipi che si manifestano con significati universali i quali si arricchiscono nel corso del tempo grazie al mutare delle culture. Ciò significa che una volta appresi i significati di pianeti, segni e Case possiamo comprenderne il loro effetto ogni volta che si manifestano, ancor prima, anche senza bisogno di andare a verificare". Ma è vero? E fino a che punto? Esistono circostanze in cui non è così? Queste sono le domande che mi pongo e che secondo me dovrebbe porsi un buon astrologo ogni volta che fa previsioni. Cioè, non dare mai nulla per scontato.
Ciò che mi spinge a questi interrogativi è l'esperienza pratica: la prima cosa che si fa quando si impara l'astrologia è verificare se quel che c'è scritto sui libri funziona per davvero. Ebbene, ho studiato molti libri sui transiti e stando alle verifiche in oltre 20 anni di esperienza, non funzionano quasi mai. Fate un esperimento e verificate voi stessi: pensate a quel che è il vostro interesse di oggi. Confrontatelo con la posizione della Luna nel segno che sta toccando in questo momento e osservate pure la Casa del vostro tema natale in cui sta transitando. Noterete che non ci azzecca nulla con quel che state facendo o pensando o provando dentro di voi in queste ore. La stessa cosa è valida per gli aspetti che questa Luna crea con i pianeti del vostro tema di nascita. Niente che corrisponda alla verità. Eppure fior di studiosi e colleghi astrologi non mancano mai di ricordarci cosa potrebbe accaderci con certi passaggi planetari.
Io non guardo quasi mai i transiti proprio per non farmi condizionare da quel che mi aspetto possa accadere. Solo dopo aver vissuto una certa esperienza vado a controllare quali transiti possono aver contribuito alla manifestazione di esso. E solo in rare occasioni qualcosa sembra corrispondere.
Se i transiti, a livello personale spesso deludono le aspettative, per quale motivo non dovrebbero deludere se generalizzati a livello collettivo?
Eppure esimi colleghi ogni giorno preparano oroscopi in cui ci parlano dell'effetto che tale pianeta manifesterà sulla nostra psiche. Perchè?
Perché con il nascere delle nuove scuole astrologiche americane si è passati al
paradigma 2: "Case, segni, pianeti, non devono essere verificati ma solo applicati come modelli per comportarci in comunione con le energie cosmiche". Il che è paradossale poiché per stabilire o meno se siamo in comunione con certe energie, occorre prima verificarle. Ma esse non saranno mai verificate perché date per vere in termini assoluti. L'astrologia ecco che diviene dogmatica, si trasforma in fede, religione.
In fondo, l'astrologo di oggi (ma non tutti) vuole sentirsi parte di un tutto che funziona come un orologio universale e perciò non mette mai in discussione che certe espressioni planetarie potrebbero non manifestarsi pienamente o addirittura non manifestarsi affatto mano a mano che si amplia il numero di soggetti coinvolti nell'analisi (dalla suddivisione in 12 categorie sino a un'astrologia mondiale). Per questi astrologi non solo tali posizioni astrologiche sono perfettamente funzionanti, ma sono "lo spartito musicale su cui suona la musica della nostra evoluzione".
Da qui si arriva al
paradigma 3: "se si vuole essere in armonia con l'universo e si vuole evolvere occorre essere in armonia coi significati simbolici di pianeti, segni, Case".
Questo terzo paradigma rappresenta un'evoluzione del pensiero astrologico o semplicemente ne è una deviazione?
Per comprenderlo bisogna capire come mai è avvenuto questo cambiamento, cioè quale processo sociale, culturale, epsitemologico, ha portato a questa nuova filosofia.
Vediamo di spiegarlo in breve partendo da alcune premesse. In America, dove è nata questa forma di pensiero, molti astrologi sono anche psicologi. Uno dei capisaldi della psicologia è quello di considerare l'essere umano in chiave dinamica, appunto evolutiva. Dire per esempio che il soggetto è un Ariete e che il suo destino matrimoniale sarà sfortunato, non solo è controproducente dal punto di vista della serenità dell'individuo, ma costringe lo psicologo a non trovare strumenti per aiutare il soggetto a stare meglio. Molti psicologi americani affascinati dall'astrologia, non volendo rinunciare alla vastità dei significati simbolici ed evocativi della materia, ha deciso di stravolgerla prendendo in prestito solo il linguaggio astrologico e per scopo terapeutico.
E molti astrologi da ogni parte del mondo, hanno deciso di seguire questo orientamento "astro-psicoterapeutico".
Siccome certi astrologi sentono la necessità di essere d'aiuto a qualcuno, sembra essere molto più produttivo e gratificante offrire un placebo, ossia usare il linguaggio astrologico a scopo terapeutico e senza alcuna pretesa di verificabilità. Ma secondo me questo passaggio dalla previsione alla prescrizione corrisponde a un grande atto di ingenuità, anche se fatto in buona fede e con intenti nobili.
Prima di tutto va chiarito un punto essenziale: l'astrologo ha le competenze per offrire un sostegno psicologico all'utente? No. A meno che non abbia una laurea in psicologia, nessuno può farlo. E anche se avesse una laurea, il codice deontologico degli psicologi italiani vieta commistioni tra le due materie (anche se alcuni professionisti mischiano eccome!). Sembra che l'unico compromesso sia dato da chi si iscrive a un corso da counsellor olistico.
Ma il 99,99% di chi pratica astrologia (e ricordiamo che sono per la maggior parte autodidatti), non ha alcuna formazione professionale del genere. Quindi è chiaro che nel tentativo di aiutare la gente possono commettere l'errore di consigliare, sulla base delle loro conoscenze astrologiche, cose totalmente sbagliate o comunque talmente generiche da non avere alcun peso sul singolo individuo. In sostanza è aria fritta. E allora perché fare questi oroscopi?
Perché questi astrologi sono condizionati da un errore di ragionamento denominato "psicologia del senso comune": il desiderio di aiutare il prossimo spinge ognuno di loro a essere uno psicologo ingenuo, cioè a credere di avere le risorse e le competenze per giudicare e consigliare. In questo caso specifico penserà, inoltre, che abbia detto qualcosa di sensato soltanto perché ha seguito il "canovaccio" dell'astrologia che secondo il paradigma 2 è applicabile su tutti i livelli. Se l'astrologo parte da questo presupposto, ogni sua analisi sarà come una "creazione artistica": ogni interpretazione sarà il frutto della creatività e non delle osservazioni. Ecco che qui l'astrologo credera di essere un sacerdote, psicologo, artista, ma ingenuamente.
In pratica si sentirà legittimato a dare consigli perché ha assunto il dogma che l'astrologia funziona senza se e senza ma e su qualsiasi livello, da quello personale a quello collettivo. Questo non deriva dalla verifica (o ne deriva solo parzialmente), ma da teorie che sembrano essere talmente logiche e coerenti tanto da non lasciare dubbi (vedasi le dottrine esoteriche o le leggi karmiche) sulla sua efficacia. Si tratta di un ulteriore errore logico: confondere il mondo delle teorizzazioni con il mondo dei fatti (CLICCA QUI).
Naturalmente esiste una terza strada: senza giungere agli estremismi della scuola americana si può continuare a credere nell'evoluzione dell'individuo pur senza dimenticare e rinunciare all'astrologia giudiziaria, ossia allo scontro con i fatti concreti. In questo modo l'astrologia non viene più snaturata e non perde la sua valenza predittiva; ma diviene uno strumento dinamico, sempre work in progress, e non statico e dogmatico come vogliono le scuole orientali e quella psicologica. Questa vede l'astrologia in chiave statica perché è letta in chiave dogmatica anche se l'uomo viene visto in chiave dinamica. Secondo il mio approccio, invece, l'astrologia non è affatto statica, ma è da rivedere, da correggere, da verificare, quindi è dinamica tanto quanto l'uomo. I principi, sebbene universali, non sono applicabili su tutti i livelli. Perciò non possono essere fatte generalizzazioni e quindi né oroscopi sui 12 segni e né oroscopi collettivi.
L'unico dato di fatto, secondo i miei paradigma, è che i transiti non funzionano sempre, e perciò non funzionano nemmeno quelli a carattere collettivo e perciò non possono essere applicati per definire cosa accade nella psiche di ogni uomo. L'unico approccio che secondo me è veramente onesto verso l'astrologia di stampo collettivo è quello di Andrè Barbault a cui non interessa consigliare o curare. A lui interessa solo descrivere i fatti astrologici collegati ai fatti storici attraverso la verifica.
Ecco: se si decide di praticare l'astrologia con lo scopo descrittivo si fa astrologia seriamente perché le proprie ipotesi possono essere disconfermate o confermate dall'esperienza allo scopo di aumentare il grado di attendibilità di certe conoscenze. Se invece si decide di praticare l'astrologia con lo scopo prescrittivo allora si fa solo un gioco di creatività e di fede. Insomma, sarebbe solo un modo per dar libero sfogo alla propria fantasia e alle proprie capacità analogiche. Un'astrologia prettamente mentale, per nulla pratica anche se l'astrologo fosse uno psicologo a tutti gli effetti. Ma è ancora astrologia? se l'astrologo giudica gli oroscopi perché sono una generalizzazione dell'astrologia, perché non dire la stessa cosa degli oroscopi psicoterapeutici/karmici a carattere collettivo? A voi la risposta.
Io non guardo quasi mai i transiti proprio per non farmi condizionare da quel che mi aspetto possa accadere. Solo dopo aver vissuto una certa esperienza vado a controllare quali transiti possono aver contribuito alla manifestazione di esso. E solo in rare occasioni qualcosa sembra corrispondere.
Se i transiti, a livello personale spesso deludono le aspettative, per quale motivo non dovrebbero deludere se generalizzati a livello collettivo?
Eppure esimi colleghi ogni giorno preparano oroscopi in cui ci parlano dell'effetto che tale pianeta manifesterà sulla nostra psiche. Perchè?
Perché con il nascere delle nuove scuole astrologiche americane si è passati al
paradigma 2: "Case, segni, pianeti, non devono essere verificati ma solo applicati come modelli per comportarci in comunione con le energie cosmiche". Il che è paradossale poiché per stabilire o meno se siamo in comunione con certe energie, occorre prima verificarle. Ma esse non saranno mai verificate perché date per vere in termini assoluti. L'astrologia ecco che diviene dogmatica, si trasforma in fede, religione.
In fondo, l'astrologo di oggi (ma non tutti) vuole sentirsi parte di un tutto che funziona come un orologio universale e perciò non mette mai in discussione che certe espressioni planetarie potrebbero non manifestarsi pienamente o addirittura non manifestarsi affatto mano a mano che si amplia il numero di soggetti coinvolti nell'analisi (dalla suddivisione in 12 categorie sino a un'astrologia mondiale). Per questi astrologi non solo tali posizioni astrologiche sono perfettamente funzionanti, ma sono "lo spartito musicale su cui suona la musica della nostra evoluzione".
Da qui si arriva al
paradigma 3: "se si vuole essere in armonia con l'universo e si vuole evolvere occorre essere in armonia coi significati simbolici di pianeti, segni, Case".
Questo terzo paradigma rappresenta un'evoluzione del pensiero astrologico o semplicemente ne è una deviazione?
Per comprenderlo bisogna capire come mai è avvenuto questo cambiamento, cioè quale processo sociale, culturale, epsitemologico, ha portato a questa nuova filosofia.
Vediamo di spiegarlo in breve partendo da alcune premesse. In America, dove è nata questa forma di pensiero, molti astrologi sono anche psicologi. Uno dei capisaldi della psicologia è quello di considerare l'essere umano in chiave dinamica, appunto evolutiva. Dire per esempio che il soggetto è un Ariete e che il suo destino matrimoniale sarà sfortunato, non solo è controproducente dal punto di vista della serenità dell'individuo, ma costringe lo psicologo a non trovare strumenti per aiutare il soggetto a stare meglio. Molti psicologi americani affascinati dall'astrologia, non volendo rinunciare alla vastità dei significati simbolici ed evocativi della materia, ha deciso di stravolgerla prendendo in prestito solo il linguaggio astrologico e per scopo terapeutico.
E molti astrologi da ogni parte del mondo, hanno deciso di seguire questo orientamento "astro-psicoterapeutico".
Siccome certi astrologi sentono la necessità di essere d'aiuto a qualcuno, sembra essere molto più produttivo e gratificante offrire un placebo, ossia usare il linguaggio astrologico a scopo terapeutico e senza alcuna pretesa di verificabilità. Ma secondo me questo passaggio dalla previsione alla prescrizione corrisponde a un grande atto di ingenuità, anche se fatto in buona fede e con intenti nobili.
Prima di tutto va chiarito un punto essenziale: l'astrologo ha le competenze per offrire un sostegno psicologico all'utente? No. A meno che non abbia una laurea in psicologia, nessuno può farlo. E anche se avesse una laurea, il codice deontologico degli psicologi italiani vieta commistioni tra le due materie (anche se alcuni professionisti mischiano eccome!). Sembra che l'unico compromesso sia dato da chi si iscrive a un corso da counsellor olistico.
Ma il 99,99% di chi pratica astrologia (e ricordiamo che sono per la maggior parte autodidatti), non ha alcuna formazione professionale del genere. Quindi è chiaro che nel tentativo di aiutare la gente possono commettere l'errore di consigliare, sulla base delle loro conoscenze astrologiche, cose totalmente sbagliate o comunque talmente generiche da non avere alcun peso sul singolo individuo. In sostanza è aria fritta. E allora perché fare questi oroscopi?
Perché questi astrologi sono condizionati da un errore di ragionamento denominato "psicologia del senso comune": il desiderio di aiutare il prossimo spinge ognuno di loro a essere uno psicologo ingenuo, cioè a credere di avere le risorse e le competenze per giudicare e consigliare. In questo caso specifico penserà, inoltre, che abbia detto qualcosa di sensato soltanto perché ha seguito il "canovaccio" dell'astrologia che secondo il paradigma 2 è applicabile su tutti i livelli. Se l'astrologo parte da questo presupposto, ogni sua analisi sarà come una "creazione artistica": ogni interpretazione sarà il frutto della creatività e non delle osservazioni. Ecco che qui l'astrologo credera di essere un sacerdote, psicologo, artista, ma ingenuamente.
In pratica si sentirà legittimato a dare consigli perché ha assunto il dogma che l'astrologia funziona senza se e senza ma e su qualsiasi livello, da quello personale a quello collettivo. Questo non deriva dalla verifica (o ne deriva solo parzialmente), ma da teorie che sembrano essere talmente logiche e coerenti tanto da non lasciare dubbi (vedasi le dottrine esoteriche o le leggi karmiche) sulla sua efficacia. Si tratta di un ulteriore errore logico: confondere il mondo delle teorizzazioni con il mondo dei fatti (CLICCA QUI).
Naturalmente esiste una terza strada: senza giungere agli estremismi della scuola americana si può continuare a credere nell'evoluzione dell'individuo pur senza dimenticare e rinunciare all'astrologia giudiziaria, ossia allo scontro con i fatti concreti. In questo modo l'astrologia non viene più snaturata e non perde la sua valenza predittiva; ma diviene uno strumento dinamico, sempre work in progress, e non statico e dogmatico come vogliono le scuole orientali e quella psicologica. Questa vede l'astrologia in chiave statica perché è letta in chiave dogmatica anche se l'uomo viene visto in chiave dinamica. Secondo il mio approccio, invece, l'astrologia non è affatto statica, ma è da rivedere, da correggere, da verificare, quindi è dinamica tanto quanto l'uomo. I principi, sebbene universali, non sono applicabili su tutti i livelli. Perciò non possono essere fatte generalizzazioni e quindi né oroscopi sui 12 segni e né oroscopi collettivi.
L'unico dato di fatto, secondo i miei paradigma, è che i transiti non funzionano sempre, e perciò non funzionano nemmeno quelli a carattere collettivo e perciò non possono essere applicati per definire cosa accade nella psiche di ogni uomo. L'unico approccio che secondo me è veramente onesto verso l'astrologia di stampo collettivo è quello di Andrè Barbault a cui non interessa consigliare o curare. A lui interessa solo descrivere i fatti astrologici collegati ai fatti storici attraverso la verifica.
Ecco: se si decide di praticare l'astrologia con lo scopo descrittivo si fa astrologia seriamente perché le proprie ipotesi possono essere disconfermate o confermate dall'esperienza allo scopo di aumentare il grado di attendibilità di certe conoscenze. Se invece si decide di praticare l'astrologia con lo scopo prescrittivo allora si fa solo un gioco di creatività e di fede. Insomma, sarebbe solo un modo per dar libero sfogo alla propria fantasia e alle proprie capacità analogiche. Un'astrologia prettamente mentale, per nulla pratica anche se l'astrologo fosse uno psicologo a tutti gli effetti. Ma è ancora astrologia? se l'astrologo giudica gli oroscopi perché sono una generalizzazione dell'astrologia, perché non dire la stessa cosa degli oroscopi psicoterapeutici/karmici a carattere collettivo? A voi la risposta.