Chi si avvicina oggi all'astrologia, non sa cosa è successo in questi miei trent'anni di carriera astrologica e potrebbe pensare che sia quella che vede abituamente su siti, riviste e blog.
Con l’ingresso di Nettuno in Ariete, qualcosa ha già iniziato a muoversi. Non si tratta di una rottura improvvisa, né di una cancellazione totale del passato, ma di un cambio di clima profondo.
Le astrologie cosiddette “spirituali” non scompariranno del tutto. Tuttavia, sta emergendo con forza un ritorno a un’astrologia più essenziale, più vera, più aderente alla realtà. Un’astrologia che rinuncia alle sovrastrutture, alle promesse salvifiche e ai miscugli arbitrari, per tornare al suo nucleo originario: descrivere, osservare, distinguere.
Ecco i fatti.Il lungo transito di Nettuno in Pesci ha coinciso con una fase di confusione senza precedenti per l’astrologia.
Abbiamo assistito a:
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commistioni incontrollate con spiritualità, psicologia pop, esoterismo e misticismo generico;
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proliferazione di “maestri”, “canalizzatori”, “profeti” e oroscopi indimostrabili;
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promesse mai mantenute;
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una vera e propria fuga dalla realtà, mascherata da consapevolezza.
L’astrologia è stata deformata fino a diventare un contenitore indistinto, dove tutto poteva significare qualsiasi cosa.
Non c’erano più criteri, confini, verifiche. Solo narrazioni suggestive.
In questo clima, chi ha davvero tratto beneficio?
Nessuno.
Non perché l’astrologia “non funzioni”, ma perché era stata snaturata.
Come disse Ciro Discepolo – non uno qualunque, ma uno dei più grandi astrologi contemporanei –:
“L’astrologia è morta.”
Noi abbiamo assistito a questo declino.
Abbiamo resistito.
Spesso in silenzio, spesso impotenti.
Con Nettuno in Ariete, l’aria cambia.
Non si sogna più: si agisce.
Non si promette la salvezza: si va al nocciolo.
L’astrologia torna a essere:
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più asciutta,
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più diretta,
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più descrittiva,
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meno indulgente verso l’illusione.
È una fase di semplificazione, non di impoverimento.
Si tolgono gli orpelli per ritrovare la struttura.
Si rinuncia al “tutto è possibile” per recuperare ciò che è osservabile.
Questa è l’astrologia delle origini.
Quella che ho incontrato all’inizio dei miei studi, quando:
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non c’erano i social,
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non c’era l’olismo come ideologia,
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non si mescolava tutto con tutto.
Allora l’astrologia era astrologia. Punto.
Questo ritorno all’essenziale avviene dentro una cornice precisa:
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Plutone in Acquario
→ rottura dei dogmi, rivoluzione tecnologica, smascheramento delle autorità fasulle. -
Urano in Gemelli
→ moltiplicazione dei codici linguistici, nuovi modi di comunicare, fine delle narrazioni uniche.
Insieme, questi transiti rompono le vecchie mitologie e rendono impossibile continuare a vendere illusioni come verità.
L’astrologia non salva.
Non guarisce.
Non redime.
Chi cercava questo, non si è salvato.
Perché l’astrologia, nel bene e nel male è uno strumento tecnico-simbolico, non una religione. Ma proprio per questo, se usata con rigore, può tornare a essere lucida, utile, onesta.
Nettuno in Ariete segna la fine del caos e l’inizio di una nuova fase:
meno parole, meno illusioni, più struttura. Non è un miracolo mistico, ma un ritorno alla realtà.
Ma cosa è successo in questi anni e tu non lo sai?
Il transito di Nettuno in Pesci non ha prodotto soltanto confusione astrologica. Ha generato un fenomeno culturale più ampio: l’uso improprio della fede come scorciatoia esplicativa.
Quando la realtà diventa complessa, incerta o dolorosa, la tentazione è sempre la stessa: sciogliere le differenze, eliminare i confini, negare il conflitto. Nettuno in Pesci ha favorito proprio questo movimento: dissolvere tutto in un’unica narrazione indistinta.
E poi, il dogma moderno: “tutto è uno”.
Durante questo transito si è diffusa un’idea tanto seducente quanto pericolosa:
tutto è uno, tutto è collegato, tutto ha un senso più alto.
Questa affermazione, presentata come profonda, ha avuto un effetto preciso: ha reso impossibile distinguere, valutare, verificare.
Se tutto è uno:
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ogni idea vale quanto un’altra; salva l'ego non l'astorlogia.
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ogni pratica è legittima; salva l'ego non l'astrologia.
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ogni errore diventa una “lezione dell’universo”. Un dogma pericoloso, se preso troppo alla lettera.
Non esistono più limiti, né responsabilità.
Solo una vaga armonia dichiarata, mai dimostrata.
Ma uno degli aspetti più gravi di questa fase è stato l’uso distorto della fisica quantistica. Concetti complessi, nati in un ambito matematico e sperimentale rigoroso, sono stati estrapolati e trasformati in slogan.
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“L’osservatore crea la realtà”
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“La coscienza influenza la materia”
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“Il pensiero modifica il campo quantico”
Queste frasi, private del loro contesto scientifico, sono state usate per giustificare qualsiasi affermazione, anche la più arbitraria.
La scienza è diventata decorazione retorica della fede, non più strumento di conoscenza. Così, ciò che non si riusciva a dimostrare veniva semplicemente “spiegato” con il mistero.
In questo clima, la fede non è stata vissuta come esperienza personale, ma come scudo contro il confronto con la realtà.
Ogni critica veniva respinta come “energia negativa”.
Ogni domanda come “bassa vibrazione”.
Ogni richiesta di verifica come “mentalità limitata”.
È il paradosso di Nettuno in Pesci:
una spiritualità che parla di unità, ma rifiuta il dialogo;
che parla di amore, ma nega il dissenso.
Eppure, proprio nel punto massimo della dissoluzione, qualcosa inizia a emergere.
Quando tutto è uno, nulla ha più valore.
Quando tutto spiega tutto, nulla spiega davvero qualcosa.
Da qui nasce l’esigenza opposta:
ritrovare un nucleo, una distinzione, una struttura minima.
Questo passaggio segna la fine della fase nettuniana in Pesci e prepara il terreno a Nettuno in Ariete:
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dal vago al definito,
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dall’indistinto al separato,
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dal “tutto è uno” al “qualcosa è questo, e non altro”.
Nettuno in Pesci ha mostrato i limiti dell’assenza di confini.
Ha insegnato, per eccesso, che senza distinzione non esiste conoscenza, ma solo narrazione.
Il ritorno a un’astrologia più essenziale, così come a un pensiero più sobrio, non è una regressione, ma una reazione necessaria al caos.
Non si tratta di negare il mistero, ma di non usarlo come alibi.
Non si tratta di negare la fede, ma di impedirle di sostituirsi alla realtà.
Dal tutto indistinto, si torna al nucleo.
Dal caos, alla forma.
Dopo una lunga fase di confusione e sovrapposizioni indebite, l’astrologia sta vivendo un momento di riassetto interno.
Non per effetto di una moda, né per un’improvvisa illuminazione collettiva, ma per una necessità strutturale: tornare a funzionare.
Negli ultimi anni sono timidamente emersi nuovi lavori astrologici che condividono un tratto comune:
la volontà di ripulire il campo, ridurre le sovrastrutture e riportare l’astrologia a un livello descrittivo, operativo e verificabile. Insomma, l'astrologia dei miei primi anni di studi.
Questo movimento non è unitario né ideologico.
Nasce da percorsi diversi, esperienze diverse, ma converge su alcuni punti chiave.
I nuovi lavori non promettono salvezza, né crescita spirituale, né evoluzione dell’anima. Non parlano di “missioni karmiche”, né di “scopi cosmici”. Parlano di strutture, cicli, pattern ricorrenti, limiti. È un’astrologia che accetta di non spiegare tutto.
Ma ciò che spiega, cerca di farlo bene.
In questo senso, il cambiamento non è spettacolare.
È silenzioso, spesso controcorrente, e per questo poco visibile nei circuiti mediatici più rumorosi.
Il mio lavoro si colloca pienamente dentro questa fase di ritorno al metodo, in perfetta sintonia con i transiti di questa nuova epoca storica. Non nasce per “innovare” l’astrologia con nuove credenze, ma per interrogarla sui suoi presupposti.
Nel corso degli anni ho cercato di:
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distinguere ciò che è osservabile da ciò che è narrativo;
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mettere in discussione interpretazioni diventate dogma senza verifica;
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riportare l’attenzione sulla struttura dello zodiaco, sui cicli, sulla geometria degli aspetti;
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separare l’astrologia dalla psicologia quando la sovrapposizione diventa arbitraria;
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rifiutare l’uso dell’astrologia come strumento consolatorio o salvifico.
Questo lavoro non pretende di essere definitivo.
Pretende solo di essere onesto.
Accanto al mio lavoro, esistono oggi altri astrologi che, pur con approcci diversi, stanno andando nella stessa direzione:
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recupero delle fonti e dei metodi;
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attenzione alla coerenza interna dei sistemi;
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rifiuto del sincretismo indiscriminato;
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distinzione netta tra astrologia, spiritualità e psicologia.
Non si tratta di una “scuola” né di un movimento organizzato.
È piuttosto una convergenza naturale, favorita dal mutare del clima culturale e astrologico.
Infatti, Plutone in Acquario, Urano in Gemelli e Nettuno in Ariete creano le condizioni:
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i dogmi vengono messi in discussione;
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le narrazioni vaghe perdono presa;
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emerge una richiesta di chiarezza, sintesi e struttura.
Questo ritorno all’essenziale non è nostalgia.
Non è un tornare indietro, ma un andare a fondo.
L’astrologia non deve diventare “più scientifica” per imitazione,
né più spirituale per compensazione.
Deve semplicemente sapere cosa fa, cosa può fare e cosa non può fare.
I nuovi lavori astrologici nascono da questa consapevolezza.
Non offrono certezze assolute, ma strumenti più puliti.
Non promettono miracoli, ma leggibilità del reale.
Dopo il caos, la distinzione.
Dopo l’indistinto, la forma.
Dopo le promesse, il metodo.
I lavori che stanno emergendo oggi, non seducono, non rassicurano ma segnano un passaggio importante:
l’astrologia torna a parlare di astrologia. Finalmente! Ed è da qui che può ricominciare.
L’emergere dell’intelligenza artificiale non è un evento neutro, né casuale. Si inserisce perfettamente nel clima simbolico e storico creato da Plutone in Acquario e Urano in Gemelli: due transiti che parlano di rottura dei sistemi, accelerazione dei processi e trasformazione radicale del modo di conoscere.
Non siamo davanti a una nuova filosofia, né a una nuova coscienza.
Siamo davanti a una nuova potenza operativa.
Plutone in Acquario indica una trasformazione profonda dei sistemi collettivi, delle reti, delle infrastrutture che regolano la società.
Il potere non è più visibile, non è più concentrato in singole figure, ma si distribuisce in architetture tecnologiche, algoritmi, sistemi automatici.
L’intelligenza artificiale incarna perfettamente questa dinamica:
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non decide “perché vuole”,
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decide perché è stata strutturata per farlo.
Plutone non crea strumenti etici o morali.
Crea strumenti potenti.
Sta all’uomo decidere come usarli.
Urano in Gemelli porta un salto impressionante nella velocità di elaborazione delle informazioni.
Non si tratta solo di avere più dati, ma di:
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collegarli più rapidamente,
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testare ipotesi in tempi ridottissimi,
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esplorare possibilità che prima richiedevano anni.
Qui l’intelligenza artificiale diventa uno strumento straordinario:
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accelera la ricerca,
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amplia il campo delle scoperte,
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permette confronti e simulazioni prima impensabili.
In ambito astrologico, scientifico, storico e simbolico, questo significa una cosa sola:
si possono verificare più ipotesi in meno tempo.
Non è un’illuminazione.
È un moltiplicatore di possibilità.
Ma proprio qui nasce il pericolo.
Urano accelera.
Plutone amplifica.
Se manca il metodo, il risultato non è conoscenza, ma caos più veloce.
L’intelligenza artificiale:
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non distingue vero e falso,
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non valuta il senso,
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non possiede responsabilità.
Restituisce ciò che riceve, amplificato.
Se viene usata senza criteri:
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rafforza narrazioni sbagliate;
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moltiplica errori interpretativi;
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rende più credibili illusioni già esistenti.
In altre parole:
l’IA non corregge la cattiva astrologia.
La rende solo più veloce.
In questo nuovo scenario, il rischio più grande è trasformare l’intelligenza artificiale in un nuovo oracolo.
Un’autorità a cui delegare il pensiero, proprio mentre Plutone in Acquario chiede l’opposto: responsabilità individuale dentro sistemi collettivi potenti.
L’IA può:
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aiutare a confrontare dati;
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simulare modelli;
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individuare pattern;
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smascherare incoerenze.
Ma non può:
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decidere cosa ha senso;
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stabilire cosa è valido;
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sostituire il giudizio umano.
L’intelligenza artificiale non salva, non evolve l’umanità, non rende più veri i contenuti che tratta. Ma è coerente con il tempo che stiamo vivendo: un tempo di velocità, rottura dei dogmi, potenza tecnica. Plutone in Acquario e Urano in Gemelli non promettono saggezza.
Promettono possibilità.
Sta a noi scegliere se usarle per:
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chiarire,
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distinguere,
-
semplificare,
oppure per:
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confondere,
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moltiplicare illusioni,
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creare nuovi dogmi tecnologici.
Questo è il vero passaggio d’epoca.
Non tecnologico.
Responsabile.
E anche qui, come per l’astrologia, vale la stessa regola:
non conta lo strumento,
conta come e per cosa viene usato.
Abbiamo sopportato e patito, abbiamo resistito, abbiamo visto e stiamo ancora vedendo questa deformazione che piano piano sparirà per lasciare spazio all'astrologia più pura, quella dell'inizio dei miei studi. Mi dispiace, ma ora tocca a noi, finalmente.








