07 maggio 2025

Il fanatismo in astrologia


"Confondere la ricerca con il fanatismo è il vero ostacolo al progresso dell’astrologia."

In astrologia, come in qualsiasi altro ambito del sapere, esistono approcci diversi. Alcuni vedono l’astrologia come un linguaggio simbolico, filosofico, a volte persino spirituale, che parla all’anima e alla soggettività. Altri, come me, la trattano come un campo di studio che merita rigore, metodo, verifica. Questo secondo approccio non nega il simbolo, ma chiede che il simbolo funzioni, che sia coerente, che abbia riscontro nei fatti. E proprio per questo pone domande scomode, rompe automatismi, mette in discussione luoghi comuni radicati.

Un esempio tra i tanti? Mercurio retrogrado.
Da anni, sento ripetere che in questo periodo si inceppano le comunicazioni, i viaggi, la tecnologia, e via dicendo. Ma dopo aver condotto osservazioni e confronti, posso dire con serenità che questa narrativa non regge. Mercurio retrogrado non funziona, almeno non nel modo in cui lo si descrive ovunque. Anzi, ciò che ho riscontrato è ben diverso: il suo effetto si intensifica solo quando, a causa della retrogradazione, il pianeta transita più volte sullo stesso punto, creando una sorta di "tripla pressione" su un grado sensibile. Questo ha un senso, perché si può osservare. Tutto il resto è superstizione moderna travestita da simbolismo.

Ora: quando io porto questi dati, queste riflessioni, non lo faccio per "imporre una verità", ma per aprire un confronto fondato. Eppure, capita spesso che chi ha un’impostazione più filosofica o simbolica mi accusi di fanatismo, solo perché insisto, argomento, cerco di convincere. Ma questo è un fraintendimento profondo. Voler convincere non è fanatismo. È la base di qualsiasi discorso scientifico, logico o razionale.

Un medico che insiste sull'efficacia di una cura sperimentata è un fanatico?
Uno storico che difende la propria tesi dopo aver vagliato documenti e fonti è un fanatico?
Un astrologo che contesta una credenza infondata sulla base di verifiche è un fanatico?

No. Il fanatismo è ben altro: è chiusura, arroganza, fideismo, dogmatismo. Il vero fanatico è spesso colui che non ha mai messo in discussione ciò che crede, ma lo difende perché gli "risuona", o perché "si è sempre detto così".

Invece, chi fa ricerca ha il dovere di mettere in discussione. E quando scopre che qualcosa non funziona, non può limitarsi a tacere per non "urtare" la sensibilità di chi crede nel simbolo. Deve parlare, mostrare, argomentare. E anche insistere, se trova resistenze ingiustificate. Questo è normale, è persino necessario. È ciò che distingue una credenza da una disciplina.

Il problema, dunque, non è chi cerca di convincere, ma la mancanza di un terreno comune tra chi parla in termini simbolici e chi parla in termini verificabili.
Chi adotta un approccio filosofico spesso ritiene ogni interpretazione legittima in quanto "significato soggettivo". Ma chi adotta un approccio sperimentale sa che non tutte le interpretazioni sono uguali: alcune sono sbagliate, altre non dimostrabili, altre ancora verificabili e quindi più solide.

In un contesto del genere, etichettare come fanatismo ciò che è semplicemente rigore, coerenza e metodo, è un modo per evitare il confronto, per proteggere le proprie convinzioni dal rischio di doverle rivedere. E questo, in fondo, è proprio ciò che il fanatismo fa.

In conclusione:
Non si può considerare fanatico chi fa ricerca, chi analizza, chi verifica. Non è fanatico chi vuole convincere attraverso l’argomentazione, il confronto e la coerenza. È un atteggiamento normale e sano, che appartiene a qualsiasi campo in cui si cerca la verità, e non la semplice conferma delle proprie idee.

Se l’astrologia vuole evolversi e non restare ancorata a narrazioni simboliche ormai infondate, dovrà prima o poi accettare il fatto che il rigore non è un nemico. È una forma di amore per la verità.