Molti di voi conoscono la mia posizione circa le tematiche di fede: faccio sempre in modo di non mischiarle con l'astrologia poiché, a mio parere, impongono una strada da seguire. Parliamo per esempio dell'astrologia che si basa sulle vite passate: sappiamo che il discorso della reincarnazione si basa sulla divisione della società in caste perché era necessario far rispettare certe norme sociali. Con le mie ricerche a carattere antropologico infatti abbiamo visto che la fede nasce successivamente alla tendenza che gli uomini hanno di riunirsi in gruppi, per la loro sopravvivenza. Partendo da questi presupposti è ovvio che un'astrologia basata su ciò, ha molte probabilità di fondarsi su una semplice costruzione culturale e non su qualcosa che ha davvero a che fare con il nostro passato e il nostro futuro astrologico. Spero sarete d'accordo con me quando dico che parlare di fede ci porta a calcare strade davvero tortuose e dense di illusioni.
Tuttavia è ovvio che quando si parla del nostro destino debba essere presa in considerazione una causa divina. Per quale motivo viviamo? Qual è il nostro scopo? Dopo l'articolo di ieri sera ho fatto una considerazione che mi ha portato a scrivere oggi questo articolo.
Secondo il mio parere, per parlare di fede e astrologia è necessario prima di tutto affrontare il tema della fede dal punto di vista antropologico, e poi approfondire le tematiche relative alla biologia umana. Ora ho alcuni elementi su cui fondare le mie osservazioni:
1) le religioni nascono in funzione dell'unità sociale e dipendono persino dall'ambiente e dal clima (per esempio suggerisco di rileggere questo mio articolo: http://alramiastrologo.blogspot.it/2014/03/nuovo-studio-antropo-astrologico-quarta.html );
2) la prima forma di coscienza è un'insieme di aminoacidi che ha la facoltà di auto-replicarsi per poter sopravvivere;
3) la parte del cervello che si è sviluppata per ultimo è la neocorteccia che riguarda le interazioni sociali;
4) evoluzione significa essersi meglio adattati a un certo ambiente, per poter sopravvivere.
Dati questi 4 elementi ho fatto una deduzione semplicissima: lo scopo della vita in generale è la replicazione, e l'essere umano in particolare raggiunge lo scopo grazie alla costruzione di relazioni sociali proprio perché esse riguardano la parte più evoluta del cervello.
Ogni forma di vita lotta per sopravvivere e quindi anche per l'uomo è la stessa cosa: non necessariamente deve esserci uno scopo mistico dietro la sua esistenza. Importante è il fatto che ogni forma vivente si è evoluta nel proprio modo specifico, si è adattata nel suo modo, mentre noi ci siamo adattati sviluppando le facoltà di pensiero e quindi il cervello. Questo ci pone in cima a una piramide ideale tra chi ha il cervello più sviluppato, ma non in chi ha per esempio una muscolatura più forte e potente, altro requisito necessario per la sopravvivenza in un ambiente ostile.
La domanda da porsi è: se l'essere umano ha sviluppato il cervello per intessere relazioni sociali utili alla sua sopravvivenza, cosa porta all'estinzione dell'uomo? Ovviamente l'individualismo. Per imparare a vivere insieme è necessario conoscersi e pertanto sono a favore della vita umana tutte quelle discipline che ci aiutano a capirci e a capire il prossimo. L'astrologia è una di queste.
Qual è il risultato della nostra evoluzione? La società. Cosa porta alla morte della società? L'individualismo. Ecco, lo scopo di ogni fede, religione, è professare l'amore verso il prossimo, perché amare significa adattarsi e quindi interagire meglio per avere un'esistenza serena e quindi sopravvivere. Siccome abbiamo la capacità di adattamento, allora possiamo nascere con caratteristiche astrologiche differenti e non necessariamente essere tutti uguali, tutti ugualmente evoluti allo stesso modo: infatti c'è chi ha pure ereditato dalle generazioni passate un atteggiamento poco flessibile alle diverse situazioni. In ogni caso il suo obiettivo dovrà essere quello di superare questo vincolo per trasmettere alla progenie quel che occorre per meglio sopravvivere.
In questi termini, la preghiera, la vita sociale, la fede in un Dio onnipotente che ci spinga all'amore e alla pace è la cosa più ovvia che poteva accaderci dato che l'obiettivo dell'essere umano è proprio la vita insieme agli altri. Date queste premesse è ovvio per me concludere che esiste per davvero un "bene" superiore, una figura divina che agisce spingendoci verso una certa direzione a cui ognuno di noi potrà andare incontro più o meno facilmente a seconda di quello che ha ereditato astrologicamente e geneticamente. Questo mi fa pensare che non ha importanza l'evoluzione del singolo individuo se non per l'unico scopo di tramandare alla progenie l'informazione necessaria alla sopravvivenza. Ciò che conta, a questo punto, è l'evoluzione dell'intero genere umano per mezzo di ogni singolo individuo.
Fondamentalmente, il nostro percorso spirituale non dovrebbe essere destinato a un fine di miglioramento personale: lo scopo è quello di far sopravvivere l'intero genere umano e quindi il miglioramento di ognuno di noi è finalizzato a un "bene" collettivo.