19 settembre 2013

Segni, Case, pianeti: il metodo di analisi in astrologia


Nell'articolo precedente ho scritto della somiglianza tra Case astrologiche: ogni casa presenta delle similitudini con altre, e così per esempio avremo che la Morte  sarà espressa sia dalla 8^ e sia dall'11^. Possiamo trovare una logica in tutto ciò, facendo però ricorso all'analogia: l'ottava rapresenta la morte per alcuni motivi e l'11^ per altri, come per esempio l'opposizione alla 5^ che è quella dei figli e quindi della vita, della creatività. 

Presso molti astrologi fa presa soprattutto l'arte di saper "giustificare" (pensando si tratti di una dimostrazione) i fatti attraverso teorie spesso molto creative e coerenti. In ogni caso si tratta di speculazioni mentali. Per esempio possiamo citare la regola della dialettica astrologica, in cui a ogni casa troveremo il valore opposto alla dirimpettaia. 

Dal mio articolo precedente si evince che:

1) molti astrologi applicano i domicili e le esaltazioni dei segni anche alle case: se per esempio al Capricorno si associa Saturno e Marte, allora sarà associato anche alla X^ casa in analogia col decimo segno zodiacale, cioè il Capricorno. Ho spiegato che questo è sbagliato perché le Case, stando ai fatti, stando all'esperienza di qualsiasi astrologo attento, non paiono avere a che fare in tutto e per tutto con gli analoghi segni zodiacali. L'osservazione, dunque smentisce questa pratica.

2) molti astrologi partono dal presupposto teorico della dialettica zodiacale o di uno schema numerico, o correlazione analogica con alcuni principi psicologi o biologici, per seguire una direttiva utile per seguire la logica astrologica in maniera coerente. Tale coerenza spesso costringe l'astrologo a fare osservazioni limitate alle regole imposte dalla struttura logica della teorizzazione in uso. Ho spiegato, che secondo il mio punto di vista, questo limita le osservazioni perché le costringe a un'interpretazione limitata, appunto, a quel sistema di indagine.

Applicare degli schemi strutturati in maniera coerente, dunque, implica seguire una certa logica e fare certe osservazioni subordinate a essa. E' irrilevante che la stessa logica sia applicata solo ai segni o anche alle case: non fa differenza. Facciamo un esempio pratico per chiarire il punto: se io applico una logica qualsiasi ai segni zodiacali per comprendere meglio il loro significato, le loro caratteristiche, allora applico una regola arbitraria che dipende dal grado di coerenza della regola stessa. Spesso si tende a confondere la coerenza con l'efficacia.

Ma cosa succede se applichiamo un altro insieme di regole? Che possiamo applicarle se anche queste ci sembrano coerenti. Ma come detto prima, la coerenza non è sinonimo dell'esattezza di una regola. Mi viene in mente la storia del sasso lanciato dalla torre degli Asinelli a Bologna. Era coerente, secondo le regole imposte dall'astronomia del tempo, che la terra fosse ferma nel caso in cui il sasso fosse caduto perpendicolare alla torre, fino a quando venne fuori la differenza tra moto relativo e moto assoluto.

Attraverso una prospettiva più ampia, quel che appare coerente non lo è più. Allora, le teorizzazioni astrologiche sono solo diversi giochi di prospettiva, fatti che sono strettamente dipendenti dalle regole di osservazione. Questa cosa si rivela utile per poter formulare delle ipotesi e poi, tramite il metodo induttivo, verificare.

La questione è che non si può verificare in alcun modo la relazione esistente tra segni e pianeti, ma la si può solo ipotizzare. Tant'è che di ipotesi, cioè "teorie" astrologiche, ce ne sono tante, tutte alla stessa maniera coerenti e convincenti, se viste dal di fuori, cioè se non  ci si schiera a favore di una scuola o dell'altra (Ho messo la parola teorie tra virgolette, per fare una distinzione tra queste e le vere teorie: sono teorie le ipotsi dimostrate, e quindi il temrine viene spesso utilizzato in maniera impropria anche nella scienza accademica).

La questione è molto semplice: tramite un gioco di analogie possiamo costruire un sistema semplice o complesso di regole, che ci permette di ipotizzare come possano funzionare i segni. Il problema è che le analogie dipendono dalla capacità di ogni singolo soggetto, di saper trovare dei nessi.

A riprova di ciò, vi è un interessante esprimento che ho condotto un po' di tempo fa, in cui chiedevo ai miei colleghi quali fossero gli astri della persona invidiosa. Qualcuno ha detto Mercurio, qualcuno Saturno, qualcuno Venere, e ognuno perché è riuscito a trovare un analogia, a fare un ragionamento coerente, che vedesse le relazioni esistenti tra un pianeta e quel lato del carattere.

Se ognuno è stato capace di trovare indicazioni coerenti e convincenti, significa che il grado di verità di un fatto non dipende dalla coerenza delle premesse. Infatti, in logica, il valore di verità di un fatto, non necessariamente dipende dal valore di verità delle premsse. In parole povere, si può giungere a stabilire che un fatto sia vero, anche se le premesse sono errate. Insomma, come per dire che per fortuna si può usare un ragionamento completamente errato per arrivare a stabilire la verità dei fatti.

Questo significa che per esempio l'attribuzione di uno schema numerico ai segni zoidacali, potrebbe essere una premssa infondata, ma che per "combinazione" ci porta a una conclusione che corrisponde coi fatti. Cioè, si potrebbe arrivare alla stessa conclusione anche partendo da presupposti e premesse completamente diversi. Naturalmente, quel che conta, in ogni caso, è la conclusione e non necessariamente le premesse.

Molti astrologi invece sono attratti più dalle premesse che dalle conclusioni. Cioè, sono attratti più dalle teorizzazione e da una chiave di lettura ben specifica dei fatti, piuttosto che dai fatti stessi. Altrimenti non esisterebbero i diversi approcci, da quello psicologico, a quello matematico, a quello spirituale (ognuno ha delle ragioni valide per sostenere il porprio approccio e per smentire quello di un collega). 

Tempo fa, prima di accedere agli strumenti della logica formale, delle logiche classiche e non classiche, anche io sentivo la necessità di giustificare le osservazoni attraverso una teorizzazione, anche perché fa presa sui colleghi o sui neofiti che naturalmente vogliono comprendere il "perché" un determinato segno, pianeta,  casa, funziona in un dato modo.

Quel che fa presa su colleghi e sui neofiti, dunque, non sono i fatti in sè, ma la spiegazione di essi. Ed è naturale quindi, che anteponendo la propria logica all'osservazione empirica, ognuno attribuirà a ogni pianeta, e a ogni segno, delle valenze diverse.

Nell'articolo precedente mettevo in guardia il lettore circa il metodo da utilizzare per ridimensionarne l'efficacia in una prospettiva più ampia; cioè quella che un fatto appare in un modo a seconda degli "occhiali" che indossiamo, e che i fatti stanno lì, per essere osservati, ma senza pregiudizi, non necessariamente osservando delle regole.

I riferimenti bibliografici di questo mio artcolo potrete trovarli cliccando l'apposita sezione "la mia bibliografia" sul fondo a destra del mio blog.