12 luglio 2015

Il linguaggio nella formazione globale dell'uomo


Del linguaggio ne abbiamo parlato molte volte e siamo giunti alla conclusione che non solo è il mezzo tramite cui comunichiamo, ma è anche il mezzo tramite cui dialoghiamo con noi stessi e che ha la funzione di coordinare meglio i dati analizzati dai cinque sensi: solo dopo aver dato un nome a qualcosa sarà facile interiorizzarlo. 

Quando si parla di linguaggio parliamo di comunicazione verbale, di un linguaggio compreso, ma pure di un linguaggio interno così come accennato poco fa. Comunicare a se stessi significa anche comprendere meglio il mondo esterno o provare a dargli una lettura più profonda, non sempre analitica dei fatti che ci accadono, delle emozioni che stiamo vivendo e di tutti gli stati d'animo conseguenti anche a questioni di carattere epistemico. 

Diversi autori del mondo della scienza si sono chiesti se il linguaggio fosse una capacità innata oppure appresa. Noam Chomsky per esempio afferma che il linguaggio è innato e che persino le prime parole che si apprendono non sono un linguaggio semplificato dell'adulto ma un sistema di regole strutturate. Il processo di acquisizione avviene per mezzo del LAD, un dispositivo per l'acquisizione del linguaggio, che risiede nelle strutture stesse del cervello, che evidentemente è specializzato per asservire a questo compito. Tuttavia non deve essere sottovalutato il ruolo delle teorie cognitiviste in cui, come afferma Piajet, il bambino non impara a parlare se non prima di aver superato uno stadio senso-motorio e della rappresentazione mentale dell'oggetto. Qui si oppone a Chomsky per il fatto che secondo le correnti cognitiviste il linguaggio non è innato ma appreso attraverso la pratica. Non viene fornito, però, il ruolo dell'adulto e del contesto sociale che in effetti gioca un ruolo cruciale per l'apprendimento e lo sviluppo del linguaggio. 

Gli psicologi dello sviluppo affermano che il linguaggio si evolve in queste fasi:
PRE LINGUISTICA
EMERGENZA DELLE PRIME PAROLE
MORFO SINTATTICA
SVILUPPO PRAGMATICO
Analizziamole una alla volta. 

Il pianto, i primi vocalizzi, sono gli indicatori della fase pre-linguistica. Durante il primo anno di vita, il bambino non ha ancora acquisito tutte le competenze necessarie per coordinare l'uso della bocca e ancora non ha una rappresentazione mentale degli oggetti comunicati. Tuttavia esprime il proprio modo di voler comunicare per mezzo di gesti en vocalizzi come quelli della "lallazione" in cui prevale il ripetersi di vocalizzi come "DA DA DA" e "MA MA MA" o i gesti deittici (che servono a indicare un oggetto che entra nel campo percettivo del bambino e stimola la sua curiosità). Inoltre il bambino richiede l'attenzione della mamma per mezzo della triangolazione: guarda la mamma per ottenere la sua attenzione, guarda l'oggetto verso cui mostra interesse e guarda ancora la mamma per coinvolgerla. 

Durante il secondo anno di vita il bambino comincia a parlare, perlopiù usa pseudo-parole che il genitore poi cerca di interpretare. Siamo nella seconda fase.

Nella terza (dai 2 ai 10 anni) vi è lo sviluppo delle competenze sintattiche, della grammatica; ma solo in quella dello sviluppo pragmatico (10 anni circa) il linguaggio acquisisce tutte le valenze di una comunicazione atta a uno scambio: il bambino chiede spiegazioni, ormai ha sviluppato un vocabolario sufficiente per cominciare a riflettere anche sulle proprie emozioni; lo sviluppo fonologico è sufficiente da permettere una chiara esposizione delle frasi da comunicare. 

Questo sviluppo avviene in maniera più o meno simile in tutti i bambini che non presentano particolari problemi e i relativi disturbi del linguaggio dovrebbero essere valutati considerando che lo stesso sintomo può essere incluso in quadri clinici completamente diversi. 

Ciò che importa nell'ambito dello studio astrologico è che lo sviluppo delle emozioni così come quello dell'intelligenza è in qualche modo subordinato alle nostre esperienze e pertanto, la lettura di due grafici astrologici identici varia a seconda del livello di istruzione e di stimoli che i 2 soggetti hanno ottenuto durante il corso della loro vita a partire dalla nascita. Naturale che un Mercurio congiunto a Saturno ha un peso diverso nel tema di uno studioso e nel tema di un analfabeta. Pertanto potremmo dire che ogni aspetto astrologico ci informa delle qualità, delle modalità, ma non della quantità (dell'intelligenza, delle emozioni, degli stati d'animo). Ciò che fa la differenza, è il contesto. 

La foto sopra e il testo qui sotto sono di Francesca Musaio. Vietato l'uso del materiale presente su questo blog.

"Le donne sensibili, romantiche, devote, tenere, amorevoli, pazienti, medio-acculturate, quelle che dedicano canzoni e scrivono ancora lettere, quelle un po' timide e impacciate che non amano essere al centro dell' attenzione. Sono infantili? 
Nostalgia di terre lontane, nostalgia di amori perduti, nostalgia di vittoria.
Voglia di profumi nuovi, attrazione, esplosione di sensazioni... chimiche da creare".