26 luglio 2015

L'astrologia al vaglio della scienza. 1^ parte.


Premessa. 

Qualche professore e studioso potrebbe sentirsi autorizzato a negare la validità dell'astrologia partendo da alcune considerazioni, dimostrazioni, indizi. Parliamo di valutazioni che ovviamente sono in disaccordo con le mie e con quelle di molti altri. Siccome sono uno studioso e un ricercatore dalle capacità intellettive e culturali non inferiori a quelle di costoro (anche io mi occupo di scienza) posso provare a giudicare l'astrologia criticamente (spero) offrendo quel punto di vista "interno" che manca a chi non la pratica. Non parlo a voce di tutti gli astrologi perché nessuno mi ha eletto a difensore della categoria; e non parlo nemmeno da pluri-titolato visto che le mie competenze e conoscenze non sono ancora totalmente consolidate. Parlo a nome mio con la speranza che chi legge potrà farsi un'idea più realistica della mia materia.  

Chi dovrebbe giudicarla? Chi è di parte o chi non lo è? Sarebbe un po' come chiedersi se una critica alla psicologia clinica può essere effettuata da addetti ai lavori o da persone, che pur interessandosi di scienza, non sono psicologi clinici. Certo, il rischio di tirare l'acqua al proprio mulino esiste, così come esiste il problema opposto denominato effetto Pigmalione (e ne ho parlato già in passato); esiste la possibilità di acriticità sia da parte di chi sostiene un'idea e sia da parte di chi la nega; e c'è pure il pericolo di dire fesserie enormi quando non si conosce appieno una materia. Ma se si seguono alcune regole è possibile ridurre il più possibile gli errori del soggettivismo.

Per l'amor del cielo, una critica può essere pure costruttiva quando mette in luce un problema che necessita di essere prima o poi affrontato e risolto. Il problema deve essere però reale e non supposto: se per esempio la critica è quella che i segni dello zodiaco devono essere 13 perché le costellazioni eclittiche sono 13, allora parliamo di una critica ignorante fatta da chi non conosce la differenza tra zodiaco tropico e zodiaco siderale; una osservazione sciocca che mette in luce un problema che in effetti non esiste. Quelli del CICAP, da anni commettono sempre questo errore gravissimo e non si correggono mai così dimostrando che non interessa davvero essere critici sulla questione, ma interessa solo cercare un qualsiasi pretesto per mettere in luce la non validità dell'astrologia. Non trovo alcuna serietà in atteggiamenti del genere.    

Il CICAP non può, a mio parere, giudicare criticamente l'astrologia perché non sa nulla di essa: si limita solo a confermare o meno alcune previsioni (spesso fatte da persone che con l'astrologia vera e propria non c'entrano nulla), oppure a esporre il proprio parere su alcune statistiche. Si tratta di osservazioni che si traducono in opinioni diverse da quelle di altri studiosi. L'importante è sempre ricordare che in astrologia esiste qualcuno che capisce di scienza così come ce n'è qualcuno nel CICAP. Da entrambi i lati esiste ovviamente anche chi di scienza e ricerca non ci capisce nulla (gli amatori del CICAP che giocano a fare gli scienziati e gli amatori dell'astrologia che sono a digiuno totale delle minime regole di indagine sono un chiaro esempio di ciò che voglio dire). Quindi, il primo mito da sfatare è quello che l'astrologo sia una specie di stregone ignorante che si limita a leggere le posizioni planetarie e a darne una interpretazione, un po' come facevano gli antenati oracoli. In effetti una grandissima fetta di astrologi fa esattamente questo, ma io non posso considerarli miei colleghi. L'astrologo moderno fa molto di più di questo. Capirete che ritengono presuntuoso che qualcuno possa eleggersi a giudice per vagliare l'astrologia in maniera scientifica: i titoli non sono una ragione sufficiente per dare un "bollino" di validità all'astrologia: i titolati ce li abbiamo pure noi astrologi e non vedo per quale motivo quelli del CICAP dovrebbero valere di più, o per quale motivo dovremmo dare la soddisfazione di un confronto: sarebbe come al solito voler dare loro il "potere" di giudicare. Ma dove sta scritto? 

Se qualcuno ritiene più serie e attendibili le osservazioni di costoro, forse lo fa acriticamente, per una questione di gusti. Con questo articolo voglio dimostrare che è possibile osservare i fatti anche dalla prospettiva di altri studiosi di scienza, se solo ci si dimostra disponibili a voler capire come mai migliaia di persone continuano a credere nelle "sciocchezze" dell'astrologia. Attenzione a non cadere nel vizio di giudicare inaffidabile il parere di altri scienziati solo perché la loro vita sembra stramba o perché è ricca di idee bislacche: il grado di intelligenza e comprensione del mondo è indipendente dalle stranezze che taluno potrebbe manifestare: John Nash, premio Nobel, aveva grossi problemi psichici eppure nessuno può negare il suo genio nel campo della matematica.    

Fatta questa premessa cominciamo questa valutazione seria dell'astrologia per mezzo delle mie conoscenze scientifiche. 

L'astrologia al vaglio della scienza. 

Ogni ricercatore, quando si avvicina a un problema, è condizionato dalle sue conoscenze. Se nel mio impianto di regole per la lettura del mondo non ci sono quelle per comprendere l'astrologia, allora pretenderò da essa che mi dia risultati che in realtà non può dare. Questo è ingenuo e pregiudizievole perché ogni disciplina deve essere affrontata con il criterio giusto: possiamo pretendere mai da una Ferrari Testa Rossa che possa spiccare il volo? No. Chi ha detto mai che le Ferrari volano? E chi ha detto mai che dall'astrologia bisogna aspettarsi eventi che si ripetono perfettamente senza alcuna possibilità di variazione dalle attese? E in che misura la variazione dalle attese può indicare che in effetti le attese sono state deluse? Se si accetta che da A ne consegua necessariamente B, allora i detrattori dell'astrologia faranno sempre un grosso buco nell'acqua: applicheranno metodi di controllo che non vanno bene per valutare l'astrologia. E allora di quale vaglio scientifico parliamo? Parliamo di signori laureati che vogliono applicare il metodo sbagliato a una disciplina che richiede un approccio completamente diverso. 

Cerchiamo di fare il punto della situazione. Nella scienza ciò che conta è l'osservazione critica dei fatti. Vi deve essere per forza una disposizione ad accettare criticamente solo i fatti confermati dall'esperienza. Da quest'ultima alla fine si traggono le informazioni da confrontare con la ragione. Quando questi fatti sono prevedibili attraverso uno schema nomotetico, allora li abbiamo esplicati. Le regole devono essere coerenti, devono essere verificate; ma con Popper si è preferito falsificarle, cioè dimostrare che sono vere fino a prova contraria. Ma nelle scienze umane, non sempre è possibile una spiegazione causale; tuttalpiù ci si accontenta di individuare che almeno esiste una correlazione tra due fenomeni. La questione della falsificazione in qualche modo viene a cadere con le scienze umane e quindi ci si dispone di conseguenza. Perché non avviene lo stesso con l'astrologia? Io penso che il problema sia legato a un grosso fraintendimento: gli studiosi del CICAP e alcuni altri, partono dal presupposto errato che l'astrologia non sia una scienza umana come la psicologia, o la politologia o la sociologia. 

Nella stessa maniera, però, in cui facciamo convergere nella psicologia, altre materie che vanno dalla sociologia alle neuroscienze all'informatica, allo stesso modo anche l'astrologo moderno è attento alle informazioni provenienti dalle altre discipline, perché così come ogni altro sapere, è in continuo mutamento, in continua trasformazione a seconda delle teorie emergenti. 

La bibliografia completa è presente nella sezione apposita, colonna destra ultimo riquadro in basso. 

Il testo qui sotto è di Francesca Musaio. Vietato usare il materiale presente su questo blog.

"Lampi di vita che si trasformano in brividi che passeggiano allegramente nelle stradine antiche e deserte della colonna vertebrale. Poi incontrano il sangue, il custode del tempio. I brividi vogliono conoscere il cuore, il padrone del tempio; ma questi è stanco e vuole dormire. E le cellule? Impazziscono; sono le schiave del padrone. Vorrebbero conoscere quegli allegri brividi pagliacci perché sono stanchi di vedere il padrone così spento. Gli ormoni in tutto questo se la spassano, cantano, suonano, rockettano e se ne fottono."