31 marzo 2017

Il cielo nel cuore


Gli antichi uomini che osservavano il cielo, avevano gli stessi problemi di chi oggi si appresta a usare il proprio telescopio: dovevano fare i conti con le intemperie, col vento che faceva lacrimare gli occhi e impediva le osservazioni anche in assenza di nuvole. Ieri, mentre "giocavo" col mio Omegon EQ1000, facevo proprio queste riflessioni. 

L'osservazione del cielo è qualcosa che ha a che fare con la ricerca dell'oggetto, con la messa a fuoco, con la scelta degli obiettivi giusti e non solo con la soddisfazione di aver visto da vicino un punto lontanissimo milioni di chilometri. 

Quella di sopra è una foto scattata posizionando il cellulare della mia Francesca (Samsung S7) sull'oculare del mio telescopio. Il risultato è grandioso anche se la luminosità dell'oggetto non consente la distinzione dei dettagli più piccoli. Posizionando l'occhio direttamente sull'oculare invece abbiamo immagini spettacolari; ma è necessario l'ausilio di un filtro lunare per poter ottenere immagini fotografiche più nitide soprattutto durante la fase di luna piena. 

In realtà il mio obiettivo era quello di osservare la congiunzione tra la Luna e Marte (poco più distante a destra della Luna); ma purtroppo, a causa del vento non ho potuto osservare il pianeta rosso in tutto il suo splendore. Molto diverso è stato l'avvistamento di Giove qualche giorno fa, con i 4 satelliti più grandi. Il problema è che non è stato possibile scattare una foto con il telefonino senza il supporto specifico che, purtroppo, non era in dotazione assieme agli altri componenti del telescopio. 

Questa sera, tempo permettendo, dovrei riuscire a osservare Mercurio subito dopo il tramonto. Ho avuto modo di osservare anche le Pleiadi ma aspetto la fine dell'estate per osservare le stelle della mia costellazione preferita: Perseo. 

Tanti anni fa passavo notti intere sulla spiaggia a osservare il cielo sino al sorgere del Sole, spesso in compagnia di una civetta che si appollaiava sulla sabbia a una decina di metri da me. Ero munito di un binocolo a infrarossi che mi consentiva di esplorare il cielo nella quasi più totale oscurità se non fosse per le luci del porto non molto distante. 
Nel luogo in cui sono nato, l'orizzonte occidentale è coperto dalle colline, mentre quello orientale è libero da ogni impedimento visto che è possibile osservare il sorgere del sole dal mare.
Proprio nella stessa direzione, già a metà dell'estate è possibile veder sorgere la costellazione di Perseo di cui ho introdotto qualcosa in alcuni miei interventi sul mitraismo. 

Perseo, oltre a essere considerato l'eroe da cui deriva il nome della Persia, sembra essere un riferimento astronomico legato alla precessione degli equinozi ma pure alla costellazione del Toro con cui è raffigurato spesso appunto nelle iconografie religiose del culto del dio Mithra che, tra l'altro, appare nello stesso periodo in cui nasce Gesù e, cosa ancora più singolare, condivide con esso molto della sua storia, come per esempio la nascita da una vergine. 

Non mi pare assurdo collegare questa idea all'omonima costellazione (che in antica Babilonia era denominata "il Solco", evidentemente in attinenza con i campi da arare) visto che Perseo stesso (o il dio Mithra) appare raffigurato colpire alla gola un Toro (il Toro sacro Anu) e dal sangue sgorgare una spiga di grano: Spica (la spiga) è la stella principale della costellazione della Vergine. 

Non lasciatevi trarre in inganno: in quello stesso periodo era già evidente la differenza tra zodiaco siderale e zodiaco tropico che invece veniva usato per gli studi astrologici in periodo ellenistico. Perciò a chi dice che l'astrologo dovrebbe aggiungere un tredicesimo segno zodiacale (Ofiuco) noi gli rispondiamo che si sbaglia perché da allora solo in oriente si continuò a usare la posizione dei pianeti nelle costellazioni. 

Oggi, invece, le effemeridi (le tavole che permettono di calcolare la posizione dei pianeti nello spazio) ci forniscono la posizione dei pianeti a prescindere dalla precessione degli equinozi. Perciò, il sistema di riferimento è stagionale: basti pensare che il tropico del Cancro e del Capricorno si chiamano così proprio perché a prescindere dallo sfondo di stelle, in precisi momenti dell'anno cominciano i rispettivi segni zodiacali. Il che corrisponde a momenti astronomici in cui il Sole punta in direzione di costellazioni che non sono né il Cancro e né il Capricorno. Se l'astrologo dovrebbe inserire un tredicesimo segno zodiacale allora l'accademia scientifica dovrebbe pure rinominare i due tropici in maniera differente dato che l'inclinazione dell'asse terrestre rispetto ai raggi del Sole (a seconda della sua posizione nei diversi momenti dell'anno) non è più la stessa di 2000 anni fa. 

Infatti l'inclinazione dei raggi solari rispetto al tropico del Capricorno e del Cancro non avviene più in corrispondenza delle omonime costellazioni. Non mi perderò come al solito in critiche verso un sistema che vuole manipolare l'opinione pubblica. Ma in fin dei conti, se l'intento è quello di sfatare il mito degli oroscopi, beh, non ci vuole un espediente del genere dato che persino i muri sanno che sono solo un intrattenimento divenuto un fenomeno di costume che nulla ha a che fare con la vera astrologia, quella appunto nata nel periodo ellenistico e sviluppata nei tempi moderni grazie al supporto del personal computer e divenuta un sapere più organizzato anche grazie all'ausilio delle regole scientifiche (mi riferisco solo a quelle scuole che ne fanno uso). 

Tornando a Perso, è la costellazione che mi piace di più perché esiste un punto in cui è possibile scorgere una cascata di stelle a partire da quella centrale, denominata Algenib (Alfa Persei). Assicuro che lo spettacolo è davvero incredibile e se non lascia me indifferente, figuriamoci come doveva entusiasmare gli antichi astronomi-astrologi che dedicavano l'intera loro vita proprio all'osservazione del cielo. 

Un altro scatto.