Diciamolo chiaramente: questa storia è diventata una moda. Poi, da quando abbiamo compreso che l'osservatore modifica la realtà, molti hanno frainteso il senso della frase facendo galoppare la propria fantasia, come se bastasse credere intensamente a qualcosa per farla accadere, come se bastasse pensare positivo per cambiare la realtà attorno a noi. In parte è vero: se mi dispongo a vedere le cose con una filosofia diversa, sarà possibile vivere con maggiore serenità e forse saremo capaci di cogliere opportunità, che con il broncio non riuscivamo a vedere.
Però da lì a dire che l'uomo può modificare la realtà attorno a lui, semplicemente ringraziando l'universo, sorridendo alle sventure, credendo ciecamente nelle proprie risorse, be,. è quanto di più ingenuo possa esserci, e tra l'altro è quanto di più giusto per arricchire le tasche di chi ha scritto i libri sul pensiero positivo sfruttato la moda della fisica quantistica.
La fisica dei quanti non dice che se noi osserviamo qualcosa la modifichiamo; ma dice che se noi osserviamo un oggetto quantistico dobbiamo farlo con un fotone; e giacché il fotone appartiene al mondo quantistico, interagisce con la particella da osservare. A seconda della lunghezza d'onda con cui si manifesta il fotone, è possibile avere informazioni diverse della particella da osservare. Quindi non siamo noi che modifichiamo la realtà, ma è la particella stessa che interagendo con l'oggetto quantistico ne modifica la posizione e la velocità.
Chi non ha capito il senso di quel famoso esperimento che ha condotto Heisenberg a formulare il suo principio di indeterminazione, sicuramente finirà per credere che sia l'uomo stesso a cambiare la realtà. Diciamo che è stata una furberia di certi scrittori. In realtà, quando si dice che l'osservatore influenza l'osservato ci si riferisce a un concetto che è stato preso dalla psicologia ed è stato deformato da certi autori americani in cerca di un business redditizio. Basti pensare a quanti milioni di copie vendute del famoso "The secret", la bibbia di chi pratica il pensiero positivo. Tra l'altro, chi ha scritto certi libri non è nemmeno psicologo. Ma in America è così: conta molto la cultura "fast food" e l'importante è fare soldi. In questo modo chiunque diviene psicologo di sé stesso applicando semplici e banali regole, facili come bere un bicchier d'acqua: pensa positivo e tutto si risolve perché lo dice la scienza. Ovviamente la scienza non dice questo.
Ribadisco che il pensiero positivo è utile ma per chi è capace di attuarlo: non tutti sono portati a vedere il bicchiere mezzo pieno. Infatti per molti è meglio avere un tantino di diffidenza nei confronti del futuro, giusto per non rimanere delusi. E non è che questi non raggiungono il successo o non trovano la persona giusta da amare. Costringere al pensiero positivo è una violenza: c'è chi preferisce la propria zona di confort fatta di dubbi anche sulle proprie capacità. Il che non è male se spinge a migliorarsi ogni volta.
Io sono un'ottimista cronico, un inguaribile fiducioso nel futuro, credo nella gente, e credo fermamente nelle mie capacità. Ma questo non mi è mai servito. Talvolta mi ha procurato persino danni e oggi sono una persona ottimista sì, ma con maggiore consapevolezza che non bisogna essere così ingenui. E soprattutto sono consapevole del fatto che crederci non serve a nulla se non abbiamo un piano d'azione efficace per realizzare i nostri obiettivi.
Se pensate che basti pensare positivo per creare le condizioni del successo, beh, io sono la manifestazione vivente che ciò è falso, è una bufala. E allora qualcuno potrebbe dire: non ci credevi veramente allora. E invece no. Il crederci ciecamente mi ha dato la forza per non mollare mai. Ma le occasioni buone della mia vita non sono state generate dal pensiero positivo: sono state generate dal duro lavoro, dal sacrificio, dal ragionamento, dal fatto che ho voluto sempre applicare mille strategie diverse. Insomma, bisogna rimboccarsi le maniche. Chiedere all'universo e ricevere è un dono che si trova nelle mani di certe persone davvero molto fortunate.
Ricordo per esempio un mio cliente del sud Africa che era in giro per l'Italia a piedi nudi come un Gesù, vestito solo di quattro stracci e diretto verso il Tibet. Gli avevano appena rubato il passaporto. Come faceva senza soldi, senza documenti? Chiedeva all'universo e l'universo gli dava. Ma lui era naturalmente predisposto a queste fortune. Non aveva alcuna qualità in più o in meno rispetto alle mie. Sapeva solo cavarsela in situazioni estreme perché era ORGANIZZATO.
Insomma, aveva imparato come comportarsi: è una questione di intelligenza, strategia, coraggio, e anche un tantino di strafottenza. Non tutti sono fatti allo stesso modo e non tutti dobbiamo diventare marionette, tutti uguali col sorriso da abete sul viso, tutti a chiedere sostegno all'universo.
Credici, forse qualcosa otterrai, ma non potrai mai sapere se l'universo ti ha ascoltato o se invece hai solo saputo cogliere certe opportunità anche armato di una certa capacità organizzativa e opportunistica.
Tutto questo discorso, però, non va confuso con il potere di un'intero gruppo di persone connesse su di un pensiero tradotto in una specifica frequenza. Parliamo di argomenti di confine, che abbracciano più la metafisica che la scienza vera e propria, ovviamente. In via teorica è possibile che la risonanza tra persone connesse allo stesso stato d'animo possa condurre a certi risultati; ma conclusioni definitive ancora non ne possiamo fare, a essere onesti.
Noi sappiamo solo che tanti più elementi simili entrano in risonanza e tanto più sarà facile che il sistema agirà all'unisono. Ma parliamo di un sistema costituito da elementi quantistici e non di persone. Può accadere qualcosa di analogo anche all'essere umano? Forse. Esperimenti a tal riguardo, e che confermano definitivamente la questione, non ce ne sono. Perciò, non possiamo nemmeno sapere se sintonizzarsi a una certa frequenza "positiva" possa catturare le energie positive esistenti nel mondo.
Se usiamo il linguaggio della scienza sembra possibile; ma nella realtà abbiamo visto che non è così; e il mio caso è proprio esemplare a tal riguardo. Da dottore in scienze e tecniche psicologiche quale sono, non mi sognerei mai di invitare un mio potenziale cliente al "pensiero positivo". No. Lo feci anni fa ottenendo il risentimento di un caro amico che oggi non c'è più. Potessi tornare indietro gli fornirei gli strumenti pratici e strategici per vivere meglio, ma solo se in linea con il suo temperamento duro e scontroso. Non si può pretendere di cambiare le persone e non si può dire che la felicità si ottiene solo pensando positivo. Non si può illudere la gente e farla vivere di speranze che senza un piano d'azione non si realizzeranno mai.
Per non parlare poi di quei casi in cui il pensiero positivo, la grande forza di convinzione crea solo danni: Fabrizio Corona se avesse avuto un minimo di dubbi sulle sue capacità e sulla buona sorte, forse non avrebbe visto il carcere. C'è un tizio che vorrebbe realizzare un business e ci crede ciecamente. Io non sono nessuno per farlo desistere dalla sua cieca fiducia nelle sue risorse e nelle sue capacità; ma ci sono casi in cui seguire una strada porta all'autodistruzione; e forse questo è il caso di questa persona. Occorre insistere, perseverare e questo ci rende immuni da sbagli e fallimenti? No. Occorre anche capire quando un progetto non fa per noi anche se ci crediamo fermamente.
Anni fa avevo una fissa per il cinema e la TV. Era un mio pallino. Anche allora avevo questa cieca fiducia nelle mie risorse e capacità; ma non è andata come volevo. Ho cambiato strada e ho trovato quella che mi fa sentire veramente realizzato. E non è che se non ci pensi allora le cose si realizzano, vanno per il verso giusto. No, anche questa è la solita frase stupida, la solita chiacchiera per chi non ragiona, per chi crede nelle sciocchezze, per chi è così talmente ingenuo da fidarsi di certi detti popolari. La verità è che servono strategie, azioni, regole, ma se c'è anche un pizzico di fiducia certo non guasta!
Giuseppe Galeota, dottore in scienze e tecniche psicologiche.