09 maggio 2014

Ipotesi sul funzionamento dell'astrologia sulla base delle osservazioni informatiche & teorie della comunicazione per la consulenza astrologica


 (Le immagini sono state rimosse per evitare che sia violato il copyright). Per i riferimenti bibliografici utilizzati per la realizzazione di questo scritto scientifico, consultare l'apposita sezione sulla colonna di destra in basso. 
L’obiettivo che mi propongo è quello di stabilire quanto e come l’informatica abbia contribuito allo sviluppo o alla limitazione della conoscenza astrologica, se ha contribuito alla sua diffusione e in quale clima ciò sia avvenuto. Inoltre propongo, in maniera molto creativa, di applicare le moderne teorie della comunicazione al funzionamento della trasmissione di energia cosmica in relazione a quanto si propone lo studio astrologico. Inoltre le stesse teorie ci saranno utili per comprendere i limiti e i pregi del dialogo tra l’astrologo e il consultante e tra l’astrologo e il collega, nella comunicazione mediata dal computer (CMC).

Prima di cominciare è necessaria una premessa di fondamentale importanza: in questa sede non mi impegnerò a dare le dimostrazioni che esista per davvero un’influenza cosmica sull’uomo e per questo chiedo al lettore di dare per scontato che ciò esista a prescindere, e di fare uno sforzo di immaginazione.

Durante il percorso di studio mi ha colpito in particolar modo l’affermazione di Marshall Mc Luhan circa il fatto che considera i media come delle estensioni o delle amputazioni delle proprie facoltà fisiche e psichiche come potrebbe essere la ruota per le gambe, o il binocolo per l'occhio. Egli fa riferimento alla mitologia greca e in particolar modo a Narciso per spiegare ancora meglio la situazione. Narciso deriva da narcosis che significa torpore. Secondo il mito, egli si innamorò della sua immagine riflessa nell'acqua tanto da non riconoscere più la linea di confine tra lui e questo riflesso. Allo stesso modo l’essere umano è sensibile a ogni estensione di sé tanto che come nel mito, non è più capace di tracciare una distinzione tra i due. Tal concetto è di fondamentale importanza poiché funge da premessa per spiegare certi atteggiamenti di noi astrologi moderni che operiamo per mezzo del web. Mi riferisco in particolare al nostro spirito di competizione che ci allontana da un vero atteggiamento cooperativo con gli altri colleghi a meno che essi non facciano parte della nostra stessa scuola di pensiero.

La nostra tendenza alla competizione non si manifesta solo attraverso il confronto diretto con gli altri colleghi, ma pure nel proporre una serie di ricerche o articoli accattivanti e originali strutturati in maniera diversa a seconda dei gusti e della creatività individuali, al fine di catturare l’attenzione di altri utenti. Anche la realizzazione di video tutorial e video informativi può contribuire a risultare più “appetibili” al pubblico del web e per spiccare sul resto dei colleghi. Ovvio, a questo punto, il fatto che vi è una forte necessità di imparare a usare ogni sistema informatico che possa aiutare a fornire un’immagine di sé ogni volta sempre più adeguata ai tempi e alle aspettative dei cybernauti. Pertanto, il web diviene un modo per prolungare se stessi e non tanto per dare voce ai contenuti, poiché questi non sono altro che la manifestazione del proprio narcisismo (in certa misura, a seconda delle caratteristiche individuali). Anche noi astrologi mostriamo la nostra immagine, mostriamo la nostra autorità e autorevolezza attraverso questo medium che è la CMC(comunicazione mediata da computer), con tutti i risvolti positivi e negativi che ciò comporta, a seconda della risposta che otteniamo da parte dell’interlocutore. Il nostro lavoro, gli articoli, le pagine web su cui scriviamo, sono il biglietto da visita che descrive non solo il nostro status sociale, ma pure i valori a cui aderiamo. Secondo questa prospettiva, il web diviene il luogo tramite cui l’astrologo s’identifica con quanto pubblica al suo interno. E così, una critica al nostro lavoro diviene una critica a noi stessi, alla nostra intelligenza, addirittura alla nostra moralità, poiché il processo di identificazione con quello che abbiamo costruito su internet è avvenuto istintivamente sin dal primo momento che abbiamo inteso quali fossero le sue potenzialità come strumento di pubblicità e comunicazione; e per questo, come Narciso che morì annegato nel tentativo di afferrare la sua stessa immagine riflessa nello specchio d’acqua, anche l’astrologo (ma pure qualsiasi altro utente attratto da questo media che è il computer) può cadere, intorpidito, in questa illusione. Oggi, la CMC è una parte integrante della quotidianità di quasi ogni individuo; tutti catturati da questa “Matrix” che è il web e intenti a proiettare la propria vita lavorativa, sociale e privata attraverso le dita che si muovono sulla tastiera del computer. Non più la voce, ma le mani ora sono lo strumento della comunicazione e dei rapporti sociali. Non più le gambe il modo per spostarsi da un luogo all’altro, ma le dita per rimanere nello stesso posto eppure essere contemporaneamente dappertutto. Questi concetti che apparentemente potrebbero sembrare le frasi di un oracolo, o di un moderno bonzo, sono ben lontane dal fornirci una visione mistica della vita e rappresentano in verità, la realtà in cui ci muoviamo oggi.

E’ possibile che in qualche modo e in certa misura questa nuova realtà culturale ha influenzato le nostre percezioni? In che modo le capacità cognitive dell’astrologo sono state influenzate dall’uso del computer.

De Kerkhove parla di "brainframes" per descrivere una struttura profonda del cervello che si organizza in base alla continua interazione con i media. Secondo questa teoria, l'uomo stesso è "ricreato" in base a ciò che ha inventato tecnologicamente. La teoria però può essere estesa non solo all’uso del computer ma a tutto quello che è invenzione umana come per esempio l’alfabeto. Sembra sorprendente come un artificio umano possa influenzare addirittura il suo comportamento e persino la percezione dello spazio e della successione temporale. L’invenzione dell'alfabeto per l’appunto, e la scrittura da destra a sinistra, ha determinato una struttura mentale analitica basata sulla linearità e analiticità. La scrittura sinistrorsa invece ha comportato l’emergere di un mentalità più sintetica. Questo dimostra come la percezione stessa dello spazio possa influire sull’interpretazione dei dati da cui siamo continuamente sollecitati. In tutta sincerità penso che una parte considerevole di questo processo di ordinamento sia da attribuire alla facoltà innata che l’individuo ha di legare la propria presenza sulla terra al movimento del Sole e delle stelle. Questa idea nasce dal fatto che anche noi, in certa misura, come tutti gli altri animali disponiamo di una bussola interna che ci consente di percepire lo spazio e il tempo in funzione di alcuni riferimenti (in questo caso il Sole). E’ da una predisposizione “biologica” di interpretare il moto apparente del Sole che l’uomo preistorico ha tratto i rudimenti per poter strutturare la scrittura secondo un preciso ordine e direzione. Se esistono anche tipi di scrittura da destra a sinistra (come quella araba) e dall’alto al basso (come quella cinese), dipende dal fatto che i movimenti del Sole e delle stelle (e l’uomo sapeva leggerli ancor prima che inventasse l’alfabeto) sono stati interpretati diversamente, forse a seconda dei riferimenti che per un dato popolo era più importante prendere in considerazione. Ma ciò non toglie che l’invenzione della scrittura (nata in Mesopotamia –vedi Assiro-Babilonesi- nel periodo e nello stesso luogo in cui nacque l’astrologia) abbia influito a reinterpretare ancora una volta lo spazio e il tempo e quindi il moto dei pianeti e quello apparente del Sole.

Con la scrittura, l’essere umano elabora dei simboli che traducono l’esperienza dei nostri sensi, grazie al fatto che (come afferma Diego Frigoli in “Intelligenza Analogica”, M&B Publishing) una delle facoltà innate del genere umano è proprio quella di collegare fatti e cose per mezzo di analogie. Dunque un simbolo può essere l’espressione di diverse cose ed è per questo che con simboli vocali è possibile evocare e recuperare in ogni istante il mondo intero. Essi, per dirla alla maniera di Mc Luhan sono estensioni narcotiche della memoria umana (memoria collettiva) in quanto ci permettono di collegarci al mondo circostante. Se l’invenzione della scrittura ha un peso così considerevole sulle funzioni cognitive della mente umana, è ovvio attendersi qualcosa di analogo dall’invenzione dei media.

De Kerkhove afferma che la civiltà è uno spaccato del sensore individuale e collettivo. Pertanto i media possono avere effetto “esplosivo” se permettono all’individuo di estendersi in termini spaziali. La stampa per esempio è uno dei media che più si confà a quanto detto sinora. In principio si ipotizzava che anche i media informatici potessero avere la stessa funzione, mentre ad un’analisi più accurata diviene evidente l’inverso, e cioè che le dimensioni spazio temporali vengono soppresse dalla possibilità di essere con chiunque e in qualunque luogo in un istante. Per questo possiamo inserire i media elettrici tra quelli di tipo “implosivo”.

Partendo dal presupposto che le nostre invenzioni ci obbligano a ricostruire le nostre facoltà cognitive, l'invenzione del computer (che rappresenta un po' il punto di congiunzione tra la componente televisiva e quella alfabetica) riguarda il fatto che ora siamo capaci di re-interpretare il tempo e lo spazio in maniera diversa e che ciò ci costringe a comportarci di conseguenza. In ambito astrologico ma soprattutto in ambito della fisica quantistica, l’informatica ha permesso di reinterpretare l’universo e quindi lo spazio e il tempo (come potrebbe dire il fisico Karl Pribram) come se fosse un enorme computer, con tanto di Hard Disk su cui è già scritto in memoria il nostro destino (o tutti i destini possibili) e che può essere letto usando “programmi” specifici. Premesso che i segnali elettrici del computer si traducono in trasmissione di informazione, è facile comprendere l’evoluzione delle teorie della fisica contemporanea circa cui l’energia emessa dalle particelle subatomiche, non deve essere intesa solo dal punto di vista meramente fisico, ma pure come passaggio di informazione da un corpo all’altro (a una forza fisica si aggiunge un significato simbolico soprattutto se parliamo di astrologia). Dal pensiero lineare, da una logica di tipo aristotelico, siamo passati, per mezzo della CMC, a una ramificata. Questo ha avuto un forte impatto anche dal punto di vista epistemologico in quanto le catene causali di eventi sono da intendersi ora, in termini più olistici, cioè considerando la multi-fattorialità di ogni fenomeno. Inoltre non bisogna dimenticare che lo stesso fenomeno è osservabile da più punti di vista (“La Causalità” F. Laudisa, Corbaccio editore). Ovvio che l’intera astrologia sulla base dell’influenza della CMC ha subito e può subire ancora una forte trasformazione. Infatti è grazie al sapere comune e condiviso che la materia ha potuto fare un considerevole balzo in avanti.

Galimberti in merito alla teoria dei brainframe, si spinge ancora oltre usando il termine di Inter-brainframe per sintetizzare la molteplicità delle strutture mentali che si attivano nelle comunicazioni interattive in cui i nostri brainframe vengono messi alla prova nella CMC (parliamo di brainframe linguistici e visivi in particolar modo).

Pierre Levy invece parla di intelligenza collettiva non come brainframe, ma come un venire a patti con il prossimo al fine di ampliare reciprocamente le capacità cognitive. Quindi il suo approccio è socio-costruttivista in quanto l'individuo è disposto a rinegoziare costantemente l'ordine delle cose (comprese le gerarchie e i ruoli). Le potenzialità di ciascuno possono svilupparsi e ampliarsi reciprocamente. Anche questo approccio porta a interessanti spunti di riflessione per parlare del ruolo che l’informatica ha nei confronti dell’astrologo moderno. È indubbio che il web sia un contenitore straordinario di informazioni alla portata di un “klick” e che questo possa contribuire ad accrescere il contenuto informativo di ognuno. Ma questo fino a che punto è un bene? Se da un lato vi è disponibilità quasi illimitata di informazioni, d’altra parte non vi è una grande possibilità di comprendere e ricercare l’autorevolezza delle fonti per rendere più solida la propria conoscenza. Non si riconosce facilmente il valore di importanza e utilità delle nozioni apprese poiché per apprenderle è possibile accedere a circuiti alternativi in cui appunto tutto e messo in discussione e rinegoziato sulla base del personale punto di vista e dei presupposti da cui si parte per analizzare un dato fatto. Per questo, l’astrologo moderno che sceglie di essere autodidatta e utilizza il web, risulta essere un tuttologo nozionista privo di rigore e metodo.

Tutto sommato, il confronto è di fondamentale importanza per accrescere le proprie competenze e conoscenze e ha ragione Pierre Levy quando afferma che devono essere incentivati e sviluppati i legami sociali attraverso lo scambio di sapere, ma pure tutti i dispositivi che garantiscono la diversità piuttosto che una diffusione mediatica, che bisogna incentivare all’autonomia e che bisogna diffondere su larga scala (a beneficio della maggioranza), non solo i dati ma pure le conoscenze simboliche dell'essere umano.

In questi termini si mette in evidenza il contatto intellettuale tra due persone, cosa che avviene di rado in condizioni di presenza fisica. Infatti, se facciamo riflessione, il contenuto informativo delle conversazioni tra due utenti sconosciuti che si trovano online è di gran lunga superiore a quello di due persone sconosciute che si incontrano per strada. È indubbio a questo punto, che la riflessione autonoma grazie al confronto permette all’astrologo moderno di accrescere la propria intelligenza mettendo in discussione le proprie conoscenze, per esempio cercando argomentazioni più convincenti circa le obiezioni dei colleghi. Questo sarebbe impossibile in ambienti in cui si pone in evidenza lo status sociale dei soggetti. Infatti esso può senz’altro influire sull’andamento della conversazione. Se da un lato il confronto consente l’aumento della riflessione, dall’altro non è detto che sia tanto utile alla comprensione della “verità”, poiché essa dipende appunto, non tanto dal numero di informazioni che abbiamo a proposito di un argomento, ma piuttosto dalla qualità. E a malincuore devo dire che per quanto riguarda la mia categoria professionale è davvero bassa a causa del fatto che chiunque può proclamarsi astrologo senza la necessità di un attestato o di un percorso formativo assieme a un docente/tutor.

Sicuramente la CMC ha permesso all’astrologo di interfacciarsi con il consultante in maniera più comoda ma con tutti i rischi annessi alla trasmissione dell’informazione. Quali sono questi rischi? Prima di parlarne è necessario fare alcune premesse su come avvenga il processo di trasmissione dell’informazione tra una persona e l’altra. Questo inoltre, per quanto ora può apparire bizzarro, si rivelerà utile per definire una possibile teoria sul funzionamento dell’astrologia. Analizzando i diversi modelli della comunicazione elaborati dai diversi scienziati, andrò a implementare sempre di più le informazioni necessarie e trarre poi una conclusione. Claude E. Shannon è un matematico che si è occupato della trasmissione di informazione elaborando un modello tecnico. Parliamo di uno schema che ha la funzione di individuare la forma generale del processo comunicativo e i fattori che lo costituiscono.

Una fonte genera un messaggio che un apparato trasmittente trasforma in segnali trasmessi da un canale fisico che può essere disturbato da una fonte di rumore, prima di arrivare al destinatario. Questo schema si riferisce a qualsiasi tipo di informazione trasmessa con qualsiasi tipo di apparecchio, elettronico e non, e trova numerose applicazioni che vanno dalla psicologia alla statistica. Applicando questo modello all’astrologia abbiamo una fonte (il pianeta) che invia energia attraverso una trasmissione (che avviene per mezzo della sua rotazione, velocità, dimensione, struttura fisica e chimica) che può essere disturbata da un fonte di rumore (generata dall’interazione con gli altri corpi celesti, o amplificata) prima di arrivare sulla terra (basti pensare per esempio all’influenza magnetica della Luna nei confronti delle maree).  Altre fonti di rumore possono influire sulla ricezione del segnale, come per esempio le variabili ambientali, e biologiche legate all’individuo ricevente. Riassumendo con uno schema, abbiamo:
Prima che il segnale giunga al cervello per essere decodificato, subisce la modulazione generata dall’interferenza con il rumore di fondo.
Con LT ho indicato la linea del tempo sovrapposta a SC, ossia lo stimolo cosmico del pianeta. I fattori esterni FE interferiscono con il segnale che viene rimodulato e giunge al destinatario in un certo modo.
Mettiamo ora da parte questa mia elaborazione e torniamo a quella di Shannon. In che modo può rivelarsi utile per avere informazioni circa il dialogo tra astrologo e consultante, o tra astrologo e collega?
La lingua, secondo questo modello, non è solo un codice e le interferenze relative alla comunicazione non sono solo relative ai mezzi che noi utilizziamo per trasmetterle, ma sono anche di tipo psicologico, linguistico, cognitivo. Questo rafforza ulteriormente la mia tesi (data dall’osservazione empirica) circa cui non è possibile ottenere un feedback veritiero quando si effettuano analisi delle caratteristiche astrologiche di un soggetto qualsiasi se utilizziamo il web come tramite. Possiamo solo avere una descrizione dei tratti che emergono di più e che non necessariamente fanno parte delle reali caratteristiche del soggetto. Inoltre non è facile mettere alla prova le affermazioni dell’utente che generalmente sono condizionate da forti resistenze (consce o inconsce) o dall’immagine che egli ha di se stesso e che spesso non corrisponde a quello che è nella realtà, proprio perché le informazioni che riceviamo sono filtrate da fattori di tipo psicologico che possono indurre il consultante a mentire o a interpretare arbitrariamente le nostre affermazioni e domande. È invece pratica molto diffusa (e superficiale) quella di valutare le affermazioni scritte dal consultante (o dal collega) senza tenere conto dell’interpretazione dei termini, dalle condizioni psicologiche e del contesto in cui sono immersi i due interlocutori. 

Agli inizi deli anni 60 Jakobson introduce il concetto di canale nella linguistica: il canale è uno dei 6 elementi che definiscono l’atto comunicativo (emittente, destinatario, contesto, messaggio, canale, codice. Ognuno di questi fattori è associato a una diversa funzione linguistica ma quello che differenzia una messaggio dall’altro è una funzione sulle altre). Al canale è data la funzione di verifica del buon funzionamento della connessione tra i due interlocutori. Facendo invece riferimento agli studi di Hymes e Gumperz, lo scambio comunicativo si sviluppa in un contesto legato alla situazione, ai partecipanti, alla finalità, alle azioni, al tono, agli strumenti, alle norme, e al genere scelto per comunicare, tutti elementi che è importante prendere in considerazione se non si vogliono commettere grossolani errori di valutazione.

Secondo Galimberti e Riva, la comunicazione è un rapporto psicosociale contraddistinto da quattro elementi:
1) la comunicazione è una situazione che coinvolge due o più personalità, quindi allarga la nostra attenzione a registri di tipo non verbale, e paraverbali.
2) Il linguaggio è un mezzo di trasmissione culturale e non di mere informazioni. Si tratta del passaggio di valori e delle rappresentazioni sociali. Non parliamo più di codici, ma della comprensione dei significati.
3) Rappresenta l'incontro tra due campi di coscienza, ed essa si manifesta attraverso un insieme di canali e di codici.
4) Inoltre la comunicazione avviene in un preciso contesto psicologico oltre che fisico.
Stando a queste premesse, una consulenza astrologica di “botta e risposta” (sincrona o asincrona) per mezzo web in forma scritta, non può essere assolutamente presa in considerazione. È pratica diffusa tra molti astrologi moderni e privi delle conoscenze adeguate (cioè il 90%) porre un quesito al consultante o scrivere le proprie interpretazioni della sua “carta astrale” aspettando una sua risposta per avere un feedback sull’attendibilità del metodo utilizzato e sulla propria bravura.
Nei modelli interlocutori di Jaques la comunicazione è dialogica e interattiva ed è un processo di natura psicosociale. La comunicazione è determinata da "di chi è la parola" e "per chi è intesa". Possiamo definire la parola un ponte gettato tra se e l'altra persona, in cui parte della responsabilità della comunicazione dipende da entrambe le parti. Anche questo concetto ovviamente trova applicazione in materia di astrologia quando parliamo di trasmissione e ricezione dell’energia planetaria. Infatti lo stesso stimolo può essere interpretato diversamente a seconda delle caratteristiche individuali di ogni soggetto (caratteristiche biologiche). Così, la stessa e identica posizione, per Tizio può indicare qualcosa e per Caio, qualcosa di diverso (ma sempre in analogia ai significati “platonici” che ogni pianeta descrive attraverso l’emissione della sua energia sull’uomo) pure a seconda del contesto in cui è immerso.

La Cosa si fa ancora più complicata e interessante se estendiamo lo stesso concetto alle tecniche utilizzate per la previsione astrologica: se la comunicazione è costituita da un processo di espressione e uno di interpretazione, in un perenne gioco di riconoscimenti e aspettative allora anche in astrologia, quando si interpreta l’effetto di un dato pianeta sull’uomo, si procede a riconoscerlo in base alla proprie aspettative. Il problema è che il processo non è statico, ma è dinamico poiché queste aspettative possono venire meno se non si considerano tutte le variabili in gioco (per esempio quella genetica, ambientale, culturale). Come ho usato scrivere nel mio libro "L'amor che move il sole e l'altre stelle", ispirato dal testo di P. Watzlawick (“Pragmatica della comunicazione umana” Astrolabio), il processo di comunicazione, sta nella capacità di sapersi adattare ogni volta agli stimoli ricevuti, un po' come nel gioco del calcio dove due calciatori impostano il loro gioco in base ai movimenti del compagno/antagonista. Allo stesso modo, il processo di interpretazione di un dato stimolo astrologico sta nella capacità dell’astrologo di adattarsi, cioè di vedere la questione da un punto di vista diverso a seconda della necessità del caso.
Tornando alla comunicazione tra astrologo e consultante o tra astrologo e collega, dunque, dati questi presupposti, bisogna fare particolare attenzione all'intenzione e all'interpretazione, cosa che non è sempre possibile comprendere in un contesto virtuale come quello di internet.
Ulteriori indicazioni circa la comunicazione in ambito della consulenza astrologica mediata dal computer, possiamo averle analizzando alcuni modelli teorici dei processi di comunicazione.

I modelli psicosociali RCS di Sproull e Kiesler, per esempio, approfondiscono ulteriormente quanto detto più su.
Secondo questo modello, la CMC è priva dei codici comunicativi non verbali e questo ha ripercussioni su come l'interlocutore intende quel che viene comunicato. Senza la conoscenza di questi presupposti, è impossibile dare un qualche valore al feedback che otteniamo quando veniamo criticati o lodati da un interlocutore online. Non sono rari infatti episodi in cui l’interlocutore o l’astrologo stesso possa fraintendere quanto viene scritto.

Per quanto concerne il rapporto tra colleghi, sempre attenendoci a questo modello, la CMC non ci permette di dare importanza a segnali sociali come la competenza, la professionalità, il grado gerarchico a cui si appartiene, poiché l'assenza fisica implica un abbassamento delle convenzioni culturali e questo è pure da attribuire al fatto che non esistono abbastanza norme da rispettare. Di conseguenza il confronto tra colleghi è più libero e disinibito. Il filtro dato dal computer ci isola dalle regole sociali e ci fa sentire al sicuro da critiche, anche se poi le reazioni ad esse sono comunque evidenti. La CMC rende più facile esprimere disaccordo ed è proprio quel che accade quando si cerca un confronto online.

Secondo questo modello vi è l'annullamento dello status sociale e quindi tutti comunicano alla pari. Diciamo che l'approccio è più democratico per certi aspetti, ma io non lo condivido poiché non ha sempre senso sfidare l'autorevolezza di una persona competente mettendosi al suo pari. Mi rendo conto però, che persino io sono stato vittima di questo atteggiamento e per questo, a malincuore, devo ammettere che il proprio orgoglio narcisistico sarà messo ogni volta a dura prova dalla natura stessa dell’essere umano che usa la CMC non solo come mezzo per interfacciarsi con l’interlocutore, ma soprattutto come FILTRO tra sé e lui (infatti, ritengo sia contemporaneamente un mezzo per avvicinarsi ed allontanarsi dalla gente). Mi si permetta una divagazione: questo fatto di non rispettare i ruoli sociali naturalmente può ripercuotersi anche nella vita di tutti i giorni. Infatti se il web è lo specchio della vita reale, è anche vero l’inverso per le nuove generazioni di giovani. Ciò mi fa pensare che esiste un cambiamento di certi valori, che ognuno può ritenersi competente a prescindere dal proprio status. Secondo il mio parere porta al trionfo del soggettivo perché vengono annullati i ruoli e le gerarchie.

Sempre secondo questo modello, la mancanza di norme crea dunque dei problemi a livello relazionale con le relative difficoltà a gestire le conversazioni. Ne deriva ancora che è possibile adottare una serie di comportamenti maleducati se favoriti dall'anonimato. Ricordo un utente che fu inserito in un gruppo di astrologia, nonostante non fosse interessato ad essa come studioso. Gli interessava di più studiare la “stupidità umana” che lui notava in tutti quei soggetti che parlano di astrologia. Egli, dietro al filtro del web, si permetteva atteggiamenti denigratori sia nei confronti della materia astrologica e sia della cultura generale degli astrologi stessi. Bisogna ammettere però, che la ragione di tanta ostilità e maleducazione non risiede solo nel fatto che il web lo permetta (entro un certo punto), ma pure nel fatto che la mia materia sia già ridicolizzata dalla cattiva pubblicità. 

Un aspetto positivo della CMC, sta nel fatto che comunque, i membri appartenenti a uno status meno elevato interagiscono di più che se fossero in presenza fisica. La conversazione dunque, è distribuita in modo più democratico, cosa che non avviene in presenza, dove lo status sociale determina delle resistenze da parte di chi ha meno competenze. Tuttavia è uno strumento che crea livellamento sociale ma sviluppa fenomeni di de individualizzazione e distrazione lavorativa. A dire il vero, in alcuni gruppi di astrologia, gli argomenti toccati sono così complessi che l’utente appartenente al gruppo, e che ha un livello medio basso di conoscenza della materia, non interviene quasi mai. Quindi tutto dipende anche dalle tematiche proposte.

Ma fino a che punto possiamo attribuire al web il fatto dell’annullamento dei ruoli sociali? Vengono per davvero annullati?
Il modello SIDE (Social identity de-individuation) di Spears e Lea si discosta dal modello precedente per una serie di motivi sintetizzati da Mantovani. Egli spiega che la RCS si basa su un doppio errore: per primo l’Interpretazione deterministica della tecnologia, e per secondo l’adozione di un inadeguato modello di comunicazione. Gli aspetti sociali vengono rappresentati come semplici pacchetti informativi perché la prospettiva deterministica interpreta il medium come la povertà dei segnali sociali. Da questi presupposti valutativi si è sviluppato attorno agli anni 90 il modello SIDE della psicologia sociale in cui si sostiene che la larghezza di banda di un mezzo di comunicazione non ha nulla a che vedere con la capacità di trasmettere indici sociali poiché essi sono comunque contenuti nelle intestazioni e nel contesto a cui si aderisce.
Ma secondo il mio parere non è sempre così a seconda del contesto. Infatti anche in spazi dove è esplicitato il ruolo, la funzione, lo status dell’astrologo, vi sono fenomeni di estrema libertà nel manifestare discordia che non possono essere attribuiti alla maleducazione di ogni individuo. In realtà, ciò che fa la differenza è che non sempre lo status dell’astrologo è indice di competenza o di autorevolezza, e ciò a causa delle diverse scuole di pensiero (che sono in contrasto e in contraddizione tra loro), della mancanza di una organizzazione mondiale che imponga delle direttive comuni (oltre ovviamente al già citato fatto della disinformazione generata da alcuni media) e infine dal fatto che la materia non è riconosciuta scientificamente da un’organizzazione competente. Inoltre, se per Tizio tale astrologo è un luminare, per Caio è un incompetente e per questo è molto più facile contraddirlo. Difatti quando parliamo di astrologia parliamo più di ermeneutica che di scienza in senso stretto, poiché ciò che conta non sono i risultati (in termini statistici per esempio) ma l’interpretazione di questi; e purtroppo, nella maggior parte dei casi non vengono insegnati o non sono stati mai acquisiti gli strumenti epistemologici adeguati. In sintesi, lo status non è percepito anche se esplicitato.

Se l'identità sociale si manifesta attraverso le diverse manifestazioni del sé (secondo il modello SIDE), per quanto riguarda la figura dell’astrologo, ciò non ha alcuna rilevanza. C’è solo nel caso in cui è il consultante a rivolgersi all’astrologo e generalmente, il primo, non ha la minima idea di chi scegliere tra quelli presenti sul web. Normalmente si affida alla “sorte”. Se vengono imposti certi standard ognuno può avere la possibilità di osservare il proprio ruolo in maniera più rigida, ma nel contesto astrologico è davvero difficile. La mancanza di norme non spinge l'individuo a manifestare la sua vera identità poiché la vera identità è il frutto delle norme e delle convenzioni culturali e sociali, cioè del contesto in cui il soggetto vive. Altri contesti, come quello virtuale, mostrano peculiarità del soggetto che spesso sono distorte ed esasperate dal ricevente o dalla mancanza stessa di normative. Secondo il modello di cui sopra, il web non è deterministico come invece descritto dall’RCS. Infatti molte volte ho parlato della facoltà di auto-imporsi un comportamento etico, io stesso che più volte sono stato accusato di non rispettare quel che propongo. Secondo il modello SIDE, dunque, il problema non risiede nel web ma nella capacità individuale di autodisciplinarsi, dimenticando, a mio avviso, le problematiche relative all'interpretazione dei comportamenti. In definitiva, sempre con il modello SIDE la dimensione sociale si manifesta con una tempistica diversa rispetto a quella faccia a faccia, ma sussiste comunque, cosa che il modello RCS escludeva e interpretava come "isolamento sociale". Tutto dipende dal contesto che risulta essere determinante e discriminante del comportamento sociale.

Il modello SIP di Walter propone ulteriori variazioni ai primi due modelli analizzati partendo dalla loro comparazione. Quello SIDE prima di tutto si distingue anche a livello sperimentale rispetto a quello RCS poiché mette in evidenza delle variabili non considerate da cui si traevano conclusioni viziate: una comunicazione al computer è più lenta di una comunicazione in presenza; ma questo non può essere la causa dell’asocialità, poiché la relazione avviene comunque, ma con i tempi che gli sono propri. Il Modello SIP però critica i risultati di laboratorio del modello SIDE in cui si sottoponevano ad esperimento gruppi di persone che comunicavano per mezzo del computer. La critica consiste nel fatto che gli esperimenti sopprimo la naturalezza della CMC e viene a mancare il fattore temporale oltre che motivazionale. Inoltre i risultati sperimentali non tenevano conto del fatto che le persone non comunicano nella realtà in modo esclusivo, ma inserendo altri media. Insomma, troppe discrepanze tra la vita di laboratorio e quella reale per dare validità ai risultati sperimentali. In realtà si sviluppano relazioni di intesa, e tutta una serie di strategie comunicative, per raggiungere gli stessi scopi che vengono raggiunti in presenza. Se si ipotizzava che la CMC potesse essere indice di isolamento sociale, adesso è l’esatto opposto: il web è un contenitore iper-socializzante perché permette alle persone di dedicare più tempo e attenzione agli aspetti sociali per la soddisfazione reciproca delle aspettative in quanto si ha più flessibilità. Inoltre il web consente maggiormente di identificarsi in categorie più stereotipate (interessante il parallelismo con il totemismo descritto in antropologia culturale). In questo modo, anche l’utente interessato di astrologia ha maggiori chances di socializzare con persone che condividono lo stesso interesse. La dimensione sociale non è predeterminata come deviante e asociale (come descrivevano i precedenti modelli) ma si presenta con tutta la complessità delle relazioni umane.

Il modello NP (Network paradigm) come spiega Mantovani, è una nuova concezione della comunicazione in cui non ci si sofferma ad analizzare l'interazione tra due individui, poiché le relazioni non sono biunivoche e isolate, ma bisogna prendere in considerazione le interazioni di tutti i partecipanti al gruppo o alla comunità virtuale. Confermo che in effetti la comunicazione dipende pure dalle modalità consentite nel gruppo, poiché certe volte ci si adegua a uno standard. Secondo questo modello l’intensità dei legami, tra partecipanti, il flusso etc. etc. può essere stabilito attraverso un grafico cartesiano. I pregi di questo modello emergono dallo sforzo di offrire un approccio sistemico, appunto partendo dal presupposto che la CMC non è un processo individuale. Il modello riesce a catturare il comportamento delle conversazioni tenendo presento delle modificazioni complessive. Il limite ricorda l’approccio RCS poiché mette in secondo piano le normative simboliche e sociali e Il determinismo di fondo che presuppone una relazione causale e unidirezionale. Proviamo ad applicare questo principio al funzionamento dell’astrologia perché possiamo giungere a interessanti considerazioni: posto che il pianeta agisce sull’uomo, è anche vero che l’effetto su di esso è determinato dall’interazione che l’uomo ha con tutti gli altri uomini poiché essi mettono in evidenza tutta una serie di variabili che possono (in qualche misura) condizionare la manifestazione di quelle energie. Pertanto, oltre a prendere in considerazione il fatto che queste energie si manifestano anche in base alle caratteristiche genetiche di ogni individuo, è bene considerare il fatto che un’ulteriore modulazione di queste, può avvenire per mezzo dell’interazione con gli altri individui. Per comprende quanto voglio dire è necessario partire dal presupposto che “risuoniamo” di una certa frequenza d’onda come fossimo dei trasmettitori radio (approfondisco il mio concetto in un mio libro di prossima pubblicazione) poiché è proprio la natura della sostanza di cui siamo fatti (gli atomi) che in linea di principio ci porterebbe a funzionare in un dato modo. Se ognuno reagisce come fosse un insieme di frequenze d’onda, allora ognuno può interagire con l’altro, portando le proprie frequenze ad interferire con quelle degli altri. Cosa accade se nell'interazione vi è una moltitudine di soggetti? Che tutte le frequenze d’onda entreranno “in fase” cioè si adatteranno l’una all’altra. Questo serve a spiegare come mai, gli individui possono essere coinvolti in fenomeni di tipo collettivo nonostante siano condizionati da precisi stimoli astrologici (per esempio mi viene in mente la deportazione degli ebrei nei campi di concentramento).

Nel modello ATS (adaptative structuration theory) partendo dal presupposto che sono le persone a produrre le tecnologie e non viceversa, si afferma che l'uomo ha la capacità adattativa di creare artefatti cognitivi. Questo significa che le tecnologie sono adattate a come l'uomo le adatta per farle funzionare come protesi o come semplici strumenti (l’esempio di Narciso torna quanto mai importante in questo discorso). Gli usi che poi saranno fatti di queste tecnologie, emergono sulla base di interazioni complesse. La capacità adattativa della specie umana include questi artefatti che da soli non sarebbero ne adattati ne prodotti. L’obiettivo di questo modello è quello di comprendere come le persone utilizzano le medesime tecnologie in modo diverso. Mi viene da pensare al fatto che il moderno astrologo oggi si avvale del personal computer per:
1)    aumentare le sue possibilità di relazionarsi con altri astrologi al fine di migliorare la propria conoscenza;
2)    velocizzare il suo lavoro di analisi per mezzo di software che consentono calcoli ed elaborazioni grafiche rapidissime;
3)    accrescere il numero dei consultanti;
Questo adattamento è necessario per essere competitivi, considerando il fatto che oggi, è importante essere sempre al passo con i tempi. Per questo, ci adattiamo alla tecnologia, ma adattiamo pure la tecnologia in funzione delle nostre necessità: per esempio l’astrologo moderno ha necessità di poter effettuare calcoli che prima non potevano essere fatti perché oltre a non possedere i mezzi, non si teneva conto di alcuni fattori. Oggi per esempio, grazie all’uso della tecnologia informatica possiamo 1) fare analisi statistiche; 2) sintetizzare un numero illimitato di grafici di soggetti attraverso un grafico cartesiano che permette di individuare i picchi dei periodi critici; 3) calcolare in tempo zero centinaia di grafici e metterli a confronto; 4) elaborare punteggi quantitativi sul rapporto di coppia e un infinità di altre cose.

Anche questo modello non è esente da critiche. Secondo Contractor e Seibold i limiti di questa teoria sono legati al fatto che indicano solo in maniera approssimativa le condizioni in cui si creano determinate condizioni legate alla CMC e possono dare indicazioni solo a posteriori cioè quando le tecnologie hanno già influito.
Per questo Mantovani elabora il modello TAS (teoria dell'azione situata) in cui l'azione del soggetto non è altro che un atto adattativo al contesto in cui si trova (e agli stimoli che riceve aggiungo). Dunque ogni azione nella CMC dipende dalle circostanze materiali e sociali. Adattiamo i nostri piani alle situazioni, anche se esse fossero pianificate (da un atteggiamento tipico aggiungo io). Il concetto di contesto sociale dunque non è statico, ma dinamico, non è solo fisico ma pure concettuale, e agiamo secondo modelli dati dalla nostra cultura che a sua volta è in continua trasformazione a causa delle scelte dei soggetti. Cambia la società e cambiano le nostre azioni a causa dei significati che diamo ogni volta alle cose. E il significato o il valore delle cose è rinegoziato in base alla cultura che è in continuo mutamento. Come influisce tutto ciò in ambito astrologico? Sicuramente tutto ciò può portare alla nascita di nuovi paradigmi e quindi alla valutazione di nuovi approcci. L’esigenza dell’uomo moderno è quella di costruire dei rapporti e sopravvivere date le condizioni critiche in cui ci troviamo. Per questo l’astrologo di oggi si è adattato a queste esigenze lavorando su precisi campi. Uno dei paradigmi astrologici è quello che è appunto la conoscenza l’unico mezzo per poter affrontare i problemi e occorre conoscere sé stessi. Ai tempi di Babilonia l’antica arte dei “Urania” svolgeva una funzione militare (in quanto era necessario difendersi) e una legata alla difesa della maternità. Per questo, i calcoli, i modi di analisi erano limitati a quelle esigenze. Oggi la situazione è più complessa e la tecnologia per l’appunto, offre un valido sostegno per il nuovo paradigma, che in funzione di quanto detto, può essere sovvertito da uno nuovo.  

Secondo la struttura di Mantovani, i contesti sociali non sono dati ma vengono costruiti. La pluralità di prospettive differenti nasce dal fatto che il contesto è costruito in modo sempre diverso per azione della cultura. La società secondo Mantovani è continuamente alterata dall'intervento pratico dell'uomo. Allora come analizzare il contesto in modo adeguato? Egli usa un modello a tre livelli dove il primo livello è la costruzione del contesto, il secondo è l'interpretazione della situazione, e il terzo livello ha a che fare con l'interazione. Secondo questa struttura abbiamo che:
1)    i contesti vengono costruiti e non sono mai predeterminati a causa del fatto che l'uomo li altera costantemente;
2)    la struttura della società è condizionata dai principi culturali a cui si appartiene e che di volta in volta scegliamo di utilizzare, sia in quanto esseri individuali e sia in quanto esseri facenti parte di una cultura che ci fa sentire parte del gruppo;
3)    l'azione non è mai isolata dalle circostanze e per questo l'individuo genera scopi adatti a ogni situazione,
esattamente come la funzione dell’astrologia, oggi è quella legata al paradigma della conoscenza di sé.

Nel modello PT (position theory) R. Harré, si spinge ancora oltre, e sostituisce (nell’analisi dei processi comunicativi) il tradizionale concetto di "ruolo" con il concetto di posizionamento in cui l'uomo colloca se stesso e gli altri. Questo serve a capire come l'essere umano spiega il proprio comportamento quotidiano e quello degli altri. Si tratta della sostituzione della categoria stabile e definita del ruolo, con quella del processo dinamico del “posizionamento” che è frutto dell’attività comunicativa. I ruoli non sono mai stabili perché ogni scambio comunicativo, subentrano emozioni e situazioni che portano allo scambio di ruoli. La PT identifica come base delle attività sociali due processi: il primo è quello di posizionamento che è il frutto dell’attività discorsiva. È un processo di adattamento creativo a posizionare se stessi e gli altri in base a ogni situazione data. In ambito del confronto tra due o più astrologi, vi è quasi sempre la tendenza a mantenere un ruolo ma è possibile che le posizioni possano invertirsi o cambiare del tutto a seconda del contesto e degli stati d’animo. Il secondo processo riguarda la ricostruzione retorica con cui i soggetti danno forma al contesto sociale. Questo processo viene descritto come la costruzione discorsiva di storie relative a istituzioni e a eventi macro sociali in modo da renderli intelleggibili sotto forma di icona sociale. Anche in questo modello si contempla  il fatto che il contesto non è dato ma costruito socialmente in modo sempre diverso per effetto delle modificazioni che il processo comunicativo produce ma la principale differenza con il modello precedente è legata al ruolo che la PT attribuisce al discorso proprio perché include la maggior parte dei fenomeni mentali.

Riassumendo: i moderni modelli della comunicazione si basano su tre diversi paradigmi:
·        uno cognitivo dato dal rapporto tra le diverse menti;
·        uno legato all'aspetto dialogico, un processo lineare da emittente a ricevente;
·        uno legato all'identità degli interlocutori per giungere alla conclusione che l'utente non è parte passiva della tecnologia ma è plasmatore dello spazio virtuale.
In conclusione, abbiamo visto che la CMC pone l’astrologo moderno nelle condizioni di reinterpretare i rapporti in funzione di una “geografia sociale” che si trasforma velocemente e ci trasforma altrettanto velocemente. Cambiano le necessità e di conseguenza l’astrologo si adegua ai nuovi valori, alle nuove esigenze ma pure alle modalità per poterle soddisfare, sia in funzione del rapporto con il consultante e sia in funzione di una epistemologia che possa accrescere la conoscenza della materia. I modelli della comunicazione analizzati durante il corso di questa dissertazione, sono stati utili anche a mettere in evidenza delle variabili che senz’altro possono contribuire a tracciare nuovi percorsi di ricerca e di analisi per quanto concerne il funzionamento dell’astrologia. In particolar modo, abbiamo visto che è determinante prendere in considerazione le problematiche relative all’emissione dell’informazione, le problematiche relative al passaggio dell’informazione in quanto disturbate da “rumore di fondo”, e gli altri disturbi generati dalle condizioni interne ed esterne del destinatario. Il risultato è che è possibile tracciare un parallelismo tra informatica e astrologia, tra processi comunicativi e il funzionamento della stessa.