Presso gli antichi Assiri, circa 3000 anni fa, il pianeta che noi oggi chiamiamo Venere era denominato Inanna e aveva attributi maschili e femminili contemporaneamente. I popoli semiti, più tardi, introdussero un equivalente chiamato Attar che poi presso i babilonesi divenne, al femminile, Isthar. Col passare del tempo, lo stesso nome subì trasformazione presso i fenici divenendo Astarte, dea legata alla fertilità e alla guerra (così come lo era per i babilones),mentre in epoca ellenistica fu associata ad Afrodite perdendo alla fine gli attributi maschili legati alla guerra, per conservare, ancora oggi per l'astrologo occidentale, i significati di amore e abbondanza.
Ciò che sappiamo è che Venere è visibile in cielo solo dopo il tramonto o solo prima dell'alba. Al primo caso fu associato un valore femminile e al secondo una valenza maschile. Ecco perché il pianeta incarnava una divinità uomo e donna contemporaneamente.
L'iconografia antica mostra il pianeta Venere come una stella a otto punte: gli archeologi hanno cercato di spiegarsi il motivo e la risposta ovviamente possiamo apprenderla attraverso lo studio astronomico del ciclo sinodico di Venere che dura proprio 8 anni. Questo significa che se per esempio oggi Venere si trova congiunta al Sole nel 1° grado del Leone, la stessa congiunzione la ritroveremo, più o meno allo stesso grado, dopo otto anni. Inoltre, la congiunzione avviene quando Venere e Sole sono vicini, sovrapposti; e pertanto, l'illuminazione del Sole impedisce la visibilità di Venere. Quando abbiamo la congiunzione cosiddetta inferiore, abbiamo che Venere non è visibile proprio per 8 giorni. Questo numero doveva avere un preciso valore esoterico presso gli antichi babilonesi; ma oggi, lo studioso dell'astrologia moderna non prende più in considerazione la componente numerologica se non per questioni nozionistiche, che nella realtà non aggiungono alcun valore all'interpretazione. Ovviamente ciò non è vero per lo studioso di astrologia esoterica.
Oltre al numero 8, anche il numero 30 sembra essere legato a Ishtar perché in cuneiforme il numero e la parola sono scritti nello stesso modo. Perciò ci si interroga sul valore esoterico e simbolico che tale numero poteva rappresentare. Stando a una mia intuizione, se moltiplichiamo 8 per 30 otteniamo 240, valore incredibilmente vicino a quello di 243 che è il periodo di un altro particolare ciclo astronomico in cui sono coinvolti Sole, Terra e Venere.
Da ciò possiamo desumere che le conoscenze astrologiche dell'epoca dovevano prendere in considerazione molti cicli, ognuno con le sue peculiarità. Il grande astrologo contemporaneo André Barbault, per lo studio dell'astrologia mondiale, si occupa anche di questi particolari cicli e non solo quelli in cui abbiamo l'avvicinamento e l'allontanamento dei pianeti cosiddetti lenti (Giove, Saturno, Urano, Nettuno e Plutone) tra loro.
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Amare l'astrologia significa amare chi siamo e da dove veniamo. Significa amare la cultura, la storia, significa rendersi conto del patrimonio di conoscenza ereditato dagli antenati ed evoluto con la costante ricerca e sperimentazione. Dal video chi qui propongo possiamo notare la distruzione di alcuni reperti archeologici che rappresentano il nostro passato, il nostro rapporto con il cielo, con il macrocosmo contenuto nel microcosmo quale noi siamo. Se oggi volessimo guardare ancora a quei resti per cercare altre risposte sul nostro passato, non potremmo farlo più, perché quei resti ormai sono macerie distrutte dall'inciviltà dell'uomo.