Chi non ha mai sentito parlare dell'astronauta di Palenque? Si tratta di un bassorilievo impresso sul coperchio di un sarcofago ritrovato appunto a Palenque. Vi è stato dato questo appellativo proprio perché sembra quasi che vi sia raffigurato un uomo seduto all'interno di una navicella spaziale. Chi ci ha visto questa somiglianza non sono stati gli archeologi.
L'unico ad affermarlo è stato Erik Von Daniken un direttore di Hotel senza alcuna competenza in archeologia. Questo lascia sottintendere che in effetti, il soggetto in questione non poteva trarre conclusioni affidabili, ma le sue idee ebbero successo grazie alla stesura di un libro. Non ebbe mai modo di analizzare direttamente il sarcofago e in più di una occasione mentì e si ritrovò in prigione per varie truffe e frodi. Nonostante tutto le sue idee fecero presa sull'immaginario collettivo, ma non, ovviamente, sugli studiosi di archeologia che a sua differenza poterono analizzarlo e trarre le loro considerazioni.
le sculture e i bassorilievi sono rappresentazioni simboliche del mondo poiché vi è sempre stato, nella mente degli individui, il bisogno di rappresentare la realtà per mezzo di allegorie. I bassorilievi, dunque, mostrano immagini che riguardano l 'inconscio collettivo, come le figure quadripartite. Pertanto le similitudini che noi vediamo tra "l'astronauta di Palenque" e un vero astronauta, sono operazioni di COMPLETAMENTO AMODALE (come quello che avviene circa l effetto ottico del triangolo di KANIZSA) cioè vogliamo vedere quel che il cervello ci suggerisce in base alle nostre conoscenze. Le immagini stilizzate e incomplete vengono reinterpetate e completate dal cervello. Rappresentazione di un astronave? Molto molto molto molto improbabile. Ma come va osservata questa figura? In senso verticale oppure orizzontale? Se la si osserva orizzontalmente immediatamente scorgiamo che il soggetto raffigurato non è seduto da nessuna parte e che invece si trova schiacciato contro una parete dietro di lui. Se invece vediamo la figura in senso verticale, notiamo che esso è disteso in effetti su di un pavimento.
Certo non è impossibile che possa trattarsi della raffigurazione di un astronave, naturalmente per chi pensa che in passato e anche oggi siamo visitati dagli alieni. Bisogna ragionare però in termini di convenienza e possibilismo: quel che è più probabile vale come prima ipotesi, tenendo conto che un'altra delle ipotesi è quella che il bassorilievo sia una raffigurazione di una tecnologia aliena. Altri dettagli però mi spingono a scartare quasi definitivamente questa ultima ipotesi: un disco volante ha pulsanti e leve come gli aerei e gli elicotteri? E i comandi si eseguono distesi o senza un sedile? Anche questo mi sembra poco plausibile.
Qualcuno ha sollevato la critica che siccome non abbiamo mai visto astronavi del genere non si può affermare che non esistono. Ma non si può affermare nemmeno che esistono. Dunque possiamo rimanere ancora una volta possibilisti senza scartare alcuna idea, ma cercando, comunque di rimanere con i piedi ben piantati per terra.
Facciamo un analisi razionale della figura? Tanto per iniziare, la correlazione della prima con la seconda figura (quella dell'astronauta), è una forzatura totale per diversi motivi: 1) gli scultori non potevano riprodurre qualcosa così simile alla posa dell'astronauta. Pertanto è il contrario, cioè è la posizione dell'astronauta che è identica (ma svolgendo azioni diverse) a quella dell uomo riprodotto in scultura. Come mai è identica? Per il semplice motivo che tra le mille fotografie di astronauti in astronave, hanno preso quella che più si avvicina a quella della posa dell 'uomo in scultura. Quindi abbiamo pose uguali per via di chi ha scelto la foto dell'astronauta. 2) L uomo in scultura non ha nessuna leva in mano e non opera su di una plancia sopra di lui come nell'altra figura.
3) l'uomo in scultura si trova vicino a una struttura. Somiglia a un razzo, ma non lo è poiché non presenta nessuno degli elementi tipici di un razzo (plancia, dimensioni). 4) l'uomo è nudo e non indossa alcuna uniforme (se fosse stata rappresentata un astronave allora sarebbe stata rappresentata pure una uniforme per poterci entrare) 5) la struttura non racchiude l'uomo ma è aperta. 6) la mentalità dei precolombiani non era così sufficientemente fine da copiare dettagli in sezione, mentre tutto è ridotto ad elementi ornamentali e figure geometriche stilizzate.
Se è vero che il nativo elabora le sue opere in funzione della sua cultura, è anche vero che non possiamo sapere se quello è frutto di una elaborazione o la semplice rappresentazione di un totem o di un albero, per esempio, se non applichiamo degli studi seri che vanno oltre la semplice somiglianza di immagini. Come dicevo prima, bisogna considerare ciò che è plausibile non ciò che è possibile. Il ciò che è possibile serve solo ad espandere il campo di ricerca seguendo altre direzioni, ma affinché il possibile sia anche plausibile bisogna escludere che si tratti di un totem o di un albero o di qualsiasi altra cosa. Per escluderlo bisogna visionare con attenzione l'immagine e confrontarla con altre appartenenti alla stessa cultura.
E in effetti, stando ai seri studi degli archeologi, e secondo quanto scritto qui ( http://alexgiaco.blogspot.it/2012/01/tomba-pacal-astronauta-palenque-maya.html ) si tratta di Re Pacal, che è a metà strada tra la vita e la morte, in quanto sta cadendo dall'albero della vita verso il mondo dei morti. Sta per essere fagocitato dalle fauci di un serpente, e sotto (e non dietro) di lui c'è la raffigurazione del dio della terra e della morte. La terra che dà la vita e che la toglie è, quindi, una metafora per raffigurare l'ingresso di Pacal al mondo dei morti. In cima all'albero della vita c'è il serpente piumato che rappresenta Itzamnà, il dio creatore, e vicino una pianta di mais, ancora oggi alimento base della cucina centroamericana e Pacal è rafffigurato proprio con indosso il gonnellino tipico del dio maya del mais. Sul bordo della lastra funebre è narrata la storia personale di Pacal e del suo regno.
Dal punto di vista astrologico parliamo di Plutone, Re degli inferi. E' interessante come in qualsiasi cultura tutto ciò che è demoniaco, infernale, si trovi sotto di noi, nelle profondità della terra come nelle profondità della psiche: l'inconscio che ci fagocita e a cui non possiamo reagire se non per mezzo delle sue regole, nonostante l'influenza della mente cosciente. Ma se quest'ultima dovesse sparire, allora saremmo davvero fagocitati, ingoiati dal nostro stesso inconscio, mossi dalle sue potenze distruttrici e autodistruttrici. Le profondità è anche conoscenza, ma a patto di non smarrire la strada durante il percorso. In astrologia il segno dello Scorpione, chi ha una forte 8^ casa, Mercurio o Sole in aspetto a Plutone o quest'ultimo in posizione molto forte, è fortemente connesso a queste potenze interiori, al potere di trasformarsi e rigenerarsi dopo esser sprofondati, oppure di rimanere ancorati a queste forze che non lasciano possibilità di evoluzione.
L'astronauta di Palenque è un chiaro riferimento dialettico alla conquista delle vette se lo vediamo appunto come un astronauta, oppure allo sprofondare sotto terra, se lo concepiamo come è in realtà. La mente collettiva, questa volta ha scelto le vette del cielo anche il significato è diverso, e la cosa mi fa immaginare alla diversità culturale dell'uomo moderno che forse, nutre più fiducia nel futuro, e meno paura rispetto all'uomo precolombiano. Questo non può che dimostrare come con le stesse immagini possano essere descritti concetti assolutamente opposti a seconda della cultura che le analizza, se si lascia guidare dall'istinto anzicché dalla ragione.