03 marzo 2014

Adattamento e valori.


L'altro giorno ho parlato di J. Kagan e di come il suo pensiero abbia contribuito all'evoluzione della psicologia, grazie al presupposto che le vicende umane sono organizzate su basi genetiche oltre che sulle costanti esperienze. 
Un esempio pratico sulla relazione esistente tra natura e cultura possiamo individuarlo se consideriamo l'educazione ricevuta dai genitori. 
I bambini hanno un atteggiamento diverso fuori e dentro casa,  ma quello che adottano fuori sarà utilizzato quando saranno adulti. Questo significa che se la famiglia ha un ruolo fondamentale, in realtà l'individuo segue le sue naturali inclinazioni emancipative rappresentate dalla X^ Casa astrologica, dirimpettaia della IV^, proprio quella implicata nelle questioni legate al contesto famigliare. D'altra parte è anche vero tramite il processo di identificazione, i figli assumono di possedere certe qualità psicologiche che appartengono ai genitori, dal momento che ne rappresentano la discendenza. Allora è ovvio come la dialettica tra casa IV^ e X^ stia alla base della formazione dell'individuo. Pertanto la famiglia rimane un'importante causa di cambiamento in molti aspetti psicologici, soprattutto i valori e l'atteggiamento nei confronti dell'autorità, più di quanto possano fare i geni. Questo confronto continuo tra natura e cultura, tra componente genetica e società, ha spinto la psicologia verso due direzioni spesso contrastanti. 
Per esempio, interrogandosi sul fatto che l'uomo sia o no naturalmente egoista, G. Williams afferma che essere di aiuto ai consanguinei può essere utile all'egoismo genetico: un uccello che depone le uova in un altro nido, trae vantaggio genetico dall'istinto materno di un altro uccello che verrà a nutrire. 
Frans de Wall invece sostiene che la sopravvivenza della specie non dipende esclusivamente da un egoismo genetico ma pure dalla cooperazione e dalla gentilezza domandandosi se è corretto affermare che sia egoista un animale che si è evoluto per il suo bene. Allora, un conto è l'adattamento e un conto sono gli scopi individuali. Il destino di ogni soggetto, dunque è vincolato a queste due importantissime costanti: adattamento all'ambiente in funzione dei propri scopi. Il problema è che spesso il proprio scopo finisce per andare in contrasto con l'adattamento all'ambiente: il desiderio di guadagnare grosse cifre con un lavoro dignitoso, per esempio, spesso è ostacolato dal fatto che per non morire di fame è necessario adattarsi alle circostanze ambientali e sociali, cioè al contesto in cui si vive. Altre volte è il perseguire un obiettivo che impedisce l'adattamento: mi viene in mente il caso di molte donne (e anche uomini) che nel tentativo di perseguire il sogno del matrimonio, non si adattano alle condizioni imposte dal contesto. Naturalmente succede che ci sia chi è più predisposto all'adattamento e chi invece a perseguire uno scopo. In entrambi i casi vi è sempre un atteggiamento nevrotico che dovrebbe essere il campanello di allarme per avvisarci che occorre un equilibrio, cioè venire a patti tra lo spirito d'adattamento e i propri valori. Questa mancanza di equilibrio è l'anticamera dell'intolleranza e quindi delle nevrosi,dunque degli stati depressivi.