Uno dei maggiori teorici dell' "appraisal" è lo psicologo Richard Lazarus con il suo sistema esplicativo/cognitivo/motivazionale/relazionale.
Si tratta della valutazione, delle sollecitazioni dell'ambiente che non sono programmate geneticamente ma che implicano una elaborazione complessa, mediata da attività cognitive controllate dai centri corticali superiori. Le emozioni sono il risultato di tutto ciò.
Questa valutazione dipende da quello che Lazarus definisce "core relational themes" cioè strutture di significato nucleari che sono causa di specifiche emozioni primarie. Si tratta di un principio psico-biologico in cui si afferma che il tipo di valutazione dipende dalle personali disposizioni acquisite, ma che il risultato della valutazione e la risposta emozionale conseguente, è biologicamente determinata. Dunque non esistono risposte emotive tipiche a situazioni tipiche: l'emozione non ha carattere universale.
Berger e Likman parlano di "costruzionismo sociale delle emozioni" in cui si afferma che le emozioni, per l'appunto, sono risposte apprese che servono per regolare l'interazione sociale tra gli indvididui piuttosto che a salvaguardare la specie come sosteneva quella evoluzionista. Le emozioni dunque sarebbero modelli di esperienza acquisiti attraverso la vita socioculturale, cioè basati su sistemi di credenze, sulle norme sociali, sul linguaggio di una specifica cultura. Si tratta di un codice di comportamento che nasce dall'educazione insomma. Noi astrologi sappiamo che questo non è tutto anche se è molto. I costruzionisti vedono le emozioni come costruzioni legate a contesti sociali e quindi variabili come ogni altro fenomeno culturale. Diviene ovvio che non ha più senso osservare le emozioni a partire da un singolo individuo se esso non è altro che il riflesso e l'adeguamento a quello che gli sta attorno.
Da Cartesio che ci vedeva nell'uomo una legge meccanicista, si è giunti a Merleau Ponty che sostiene il concetto della percezione che assume un ruolo creativo e dinamico e aiuta l'uomo a prendere coscienza di se e del proprio corpo: corpo ed emozioni si influenzano a vicenda. Un altro grande studioso dei giorni nostri, Antonio Damasio, nel suo "L'errore di Cartesio" descrive come le emozioni stiano alla base di un buon funzionamento della mente e non l'offuscamento della ragione come abbiamo sostenuto nel capitolo precedente. Il corpo non è il semplice agito della mente, come farebbe un auto nelle mani del suo autista (in termini biologici). Se mente e corpo non possono essere separati alla maniera dualistica cartesiana, ma unificati alla "orientale maniera", allora per Damasio anche emozione e sentimento appartengono a un unico processo. L'idea di Damasio è molto vicina a quella astrologica del sottoscritto:
1)a un certo stimolo esterno avviene una risposta chimica e neurale
2)che si manifestano con risposte innate e inconsce
3) ma anche date dall'esperienza.
4) queste risposte si manifestano nel corpo
5) e influenzano il cervello
6)il cerchio si ripete.
Csordas di cui ho parlato nel capitolo precedente, elabora la teoria dell' "embodiment" per descrivere l'interazione continua tra corpo e mente, interazione del biologico e del culturale nell'esperienza vissuta.
Secondo Perkins le emozioni sono interpretazioni che si alimentano delle norme sociali e che poi sono espresse a livello corporeo in base alla storia personale dell'individuo. Insomma, cognizione ed emozione sono intimamente correlate, strettamente dipendenti l'una dall'altra e non come poteva immaginare Durkheim che invece tracciava una netta distinzione tra l'oggettivo mondo sociale e il personale mondo psichico.
Franz Boas lo intuì alla fine dell'800 che è impossibile determinare a priori quali parti della nostra vita mentale sono comuni all'intera umanità e quali invece sono dovute alla società e alla cultura.
Un altro aspetto molto importante da analizzare rispetto alla tematica delle emozioni è la funzione del linguaggio come mezzo utile per costruire la cultura, che a sua volta contribuisce a dare valore al linguaggio. Michel Foucalt, parlando del concetto di discorso, afferma che non è solo una pratica linguistica ma anche il mezzo mediante cui si manifestano le pratiche sociali intese anche come i ruoli gerarchici. Questo significa che il discorso diviene il mezzo per parlare dell'oggetto ma che dice molto anche su se stessi e dei soggetti che in esso parlano, dunque la cultura che ne sta alla base, da cui proviene e si è formato. Come per dire, che per mezzo mio parla la mia cultura.
La stessa cosa può essere stesa al discorso sulle emozioni che spesso non sono statiche ma dense di ambiguità e contraddizioni: allora il discorso sulle emozioni è un ponte tra una serie di messaggi anche contrastanti. Per questo motivo, questi discorsi vengono adattati da ogni singolo individuo allo scopo di rinegoziare costantemente il loro significato in relazione al proprio vissuto. Allora non parliamo più di rigidi schemi condizionanti.
Per questo motivo diviene molto difficile la consulenza astrologica dato che la percezione che si ha di un oggetto del discorso è destinata a una continua interpretazione soggettiva parzialmente condizionata dal proprio vissuto a da quello che rappresenta nella cultura in cui si è immersi. Lo stesso termine per taluni acquisisce una certa valenza, significato, poiché si colloca su un piano dell'esperienza che non è mai simile in tutto è per tutto a quella degli altri individui, ma pur sempre omologata alla cultura e alla società. Per questo l'archetipo non può che essere un contenitore vuoto da riempire e non già pieno.
Franz Boas lo intuì alla fine dell'800 che è impossibile determinare a priori quali parti della nostra vita mentale sono comuni all'intera umanità e quali invece sono dovute alla società e alla cultura.
La stessa cosa può essere stesa al discorso sulle emozioni che spesso non sono statiche ma dense di ambiguità e contraddizioni: allora il discorso sulle emozioni è un ponte tra una serie di messaggi anche contrastanti. Per questo motivo, questi discorsi vengono adattati da ogni singolo individuo allo scopo di rinegoziare costantemente il loro significato in relazione al proprio vissuto. Allora non parliamo più di rigidi schemi condizionanti.
Per questo motivo diviene molto difficile la consulenza astrologica dato che la percezione che si ha di un oggetto del discorso è destinata a una continua interpretazione soggettiva parzialmente condizionata dal proprio vissuto a da quello che rappresenta nella cultura in cui si è immersi. Lo stesso termine per taluni acquisisce una certa valenza, significato, poiché si colloca su un piano dell'esperienza che non è mai simile in tutto è per tutto a quella degli altri individui, ma pur sempre omologata alla cultura e alla società. Per questo l'archetipo non può che essere un contenitore vuoto da riempire e non già pieno.