La cultura, crea la convenzione; la convenzione è regola. Le regole cambiano in base alla cultura e così abbiamo un circolo vizioso in cui la determinazione della realtà dipende dagli strumenti convenzionalmente introdotti nella cultura. Tante volte accade che una regola venga definita da un'autorità e poi accettata da tutti gli altri per comodità. Ma esistono regole e misure sempre costanti e indipendenti dalla cultura umana? Se è l'uomo stesso a fare le regole, quale criterio ci spinge ad accettarle come valide?
Nel 1889 Max Plank, uno dei massimi fisici della storia, si interrogava su queste domande. Dapprincipio alcune delle menti più autorevoli del mondo scientifico cercavano di mantenere un certo dogma con la scusa che ogni sistema di misurazione soddisfaceva le loro esigenze: tutti i problemi importanti della fisica erano stati risolti. Alle volte però accade che risolvendo un problema si guarda il risultato da una prospettiva diversa o più ampia; allora possono sorgere nuove domande e il bisogno di pretendere nuove risposte. Facendo un esempio pratico, immaginiamo di voler soddisfare il bisogno di trovare casa. Nel momento in cui l'avremo comprata, sorgerà a quel punto il problema di arredarla. Nel momento in cui l'avremo arredata potrebbe sorgere il problema della vivibilità e quindi spingerci a rivalutare l'idea di partenza. Dunque "la soddisfazione del bisogno spalanca le porte a nuovi bisogni". Più andiamo in profondità nella ricerca e più scopriamo che gli strumenti a nostra disposizione sono poco adeguati o insufficienti per spingerci oltre.
Per anni Plank ha cercato di scovare delle costanti numeriche universali tali che sarebbero rimaste immutate nello spazio e nel tempo indipendentemente dal sistema di calcolo.
In astrologia noi abbiamo un chiarissimo esempio di costante universale. Esso riguarda il simbolo archetipico. L'archetipo è un'immagine mentale densa di significati simbolici. Dalle ricerche di Carl Gustav Jung, padre della psicanalisi del profondo e grande studioso di fenomeni detti paranormali, si è giunti alla conclusione che gli archetipi dell'inconscio collettivo e personale preesistono all'uomo e dunque sono costanti universali: essi non variano nello spazio tempo perchè sono indipendenti dall'analisi dell'uomo. Osservando popolazioni primitive e abitanti di città civilizzate in ogni parte del mondo, vide che tutti quanti, indipendentemente dalla cultura e dall'intelletto, erano accomunati da sogni o immagini pressocché identiche. Per l'uomo delle tribù più sperdute della terra, così come per l'uomo della metropoli, il simbolo della libertà per esempio può essere sempre rappresentato come un uccello. Come mai? Culture e intelligenze diverse ma un'unica immagine archetipica. Da qui la conclusione che l'archetipo, il "simbolo" esiste prima della nascita dell'uomo perchè è una costante dell'universo che ha senso di esistere soltanto grazie alla mente dell'uomo che ne è testimone. Abbiamo quindi capito che non si tratta di una creazione mentale soggettiva, nè di un elemento soggetto a evoluzione: a prescindere dalla religione, cultura, avanzamento della tecnologia, il simbolo archetipico è invariato. Quello che varia è il collegamento analogico tra l'archetipo e l'oggetto della cultura: in questo senso, si arricchisce di nuovi elementi legati alla stessa matrice di significato.
la seconda parte: http://alramiastrologo.blogspot.com/2011/06/costanti-universali-e-astrologia-2.html
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